Ridurre l’esposizione al radon (presente anche nel suolo) abbassa il rischio di tumore al polmone del 40%

di Cristina Marrone

Incolore, insapore e inodore, questo gas naturale è presente nel suolo e in quasi tutti gli edifici. Diventa cancerogeno quando inalato in alte concentrazioni, tipicamente negli ambienti chiusi. Si può misurare ed anche eliminare con la ventilazione

Un nuovo studio multidisciplinare pubblicato su Scientific Reports ha scoperto che le persone che agiscono in modo rapido per conoscere, testare e ridurre l’esposizione al gas radon radioattivo all’interno delle loro case potrebbero ridurre il rischio di tumore al polmone fino al 40% rispetto a coloro che non adottano precauzioni. Il lavoro, condotto da un team multidisciplinare formato da psicologi, biologi e oncologi canadesi, ha evidenziato che un’azione rapida è fondamentale per ridurre i rischi e che le mosse messe in atto per limitare l’esposizione a vita alle radiazioni cancerogene sono molto più importanti di quanto si credesse in precedenza. In Italia il 10% dei nuovi casi di tumore al polmone è attribuibile al radon, che rappresenta la seconda causa di questo tumore.

Il radon è derivato dal decadimento dell’uranio, è un gas inodore, insapore, incolore che si trova in piccole quantità nel suolo e nelle rocce. Non è percepibile con i sensi, non provoca effetti evidenti, che sono anche lontani nel tempo, il tipo di rischio (tumore al polmone) è tipicamente mutifattoriale e si può sempre attribuire a qualcosa d’altro: tutte caratteristiche che concorrono a minimizzare il problema, che invece esiste. Il gas è riconosciuto dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione come agente per cui vi è sufficiente evidenza di cancerogenicità sulla base di studi epidemiologici sull’uomo. Quando il radon dal suolo fuoriesce all’aperto si disperde in aria rimanendo quindi a concentrazioni molto basse (pochi Becquerel al metro cubo, Bq/m3, l’unità di misura della radioattività). Quando invece penetra in un edificio, si concentra e può raggiungere anche valori di centinaia di Bq/m3.

Perché è cancerogeno

Come detto, ridurre l’esposizione al gas radon nelle abitazioni fa scendere di molto il rischio di andare incontro al tumore ai polmoni. Quando respiriamo, inaliamo anche il radon e altri radioisotopi generati dal radon presente nell’aria interna degli edifici. In genere le cellule sono in grado di riparare i danni provocati dal gas ma non è sempre così: è possibile che questi danni non vengano aggiustati in modo adeguato e possono così evolvere in un tumore ai polmoni.

In Canada uno dei tassi di tumore al polmone fra i più alti al mondo

I ricercatori hanno scoperto che alcuni canadesi assorbono ogni anno alti livelli di radiazioni nei polmoni solo respirando l’aria di casa. «Per capire di che cosa parliamo si tratta di dosi di radiazioni note per aver causato tumori dopo l’incidente di Chernobyl. Questo potrebbe spiegare perché, anche se il consumo di tabacco canadese è tra i più bassi al mondo i nostri tassi di diagnosi e di decesso per cancro al polmone sono tra i più alti al mondo» afferma il dottor Aaron Goodarzi, ricercatore che guida lo studio denominato Evict Radon, la ricerca nazionale portata avanti da anni sul gas cancerogeno nelle case canadesi e sulle strategie possibili per mitigare il rischio.Il gas radon radioattivo, rileva lo studio, è la principale causa di tumore ai polmoni nei non fumatori: in Canada un caso su cinque e nelle situazioni più estreme, un caso su tre, sarebbe causato dal radon. Anche i fumatori sono in pericolo, poiché l’esposizione al radon moltiplica i rischi di cancro ai polmoni causati dal tabacco: il rischio di tumore polmonare, a parità di concentrazione di radon, è molto più alto (ben 20 volte) per i fumatori rispetto ai non fumatori, in quanto c’è un effetto moltiplicativo tra fumo di sigaretta e radon

Il pericolo del radon troppo sottovalutato

Le persone, spesso inconsapevolmente, assorbono per anni alte dosi di pericolose radiazioni di «particelle alfa» nei loro polmoni a causa dell’esposizione al gas cancerogeno nelle loro case, molto prima della diagnosi di tumore ai polmoni. Lo studio ha stabilito che l’esposizione per tutta la vita al radon radioattivo è influenzata in modo significativo dal comportamento dei singoli e da fattori socioeconomici . Quello che hanno rilevato i ricercatori è che tre canadesi su cinque continuano a vivere in abitazioni con un alto livello di radon nonostante ne siano coscienti e siano consapevoli dei rischi per la salute a cui vanno incontro. La metà di coloro che sanno di essere esposti a livelli pericolosi del gas cancerogeno ignorano che però che rappresenti un problema o ritardano comunque un intervento risolutivo, mentre altri non possono permettersi di risolverlo per motivi economici.

Non è mai troppo tardi per intervenire

La ricerca indica anche che intervenire rapidamente è fondamentale per evitare i rischi per la salute derivanti dall’esposizione al radon, ma che comunque non è mai troppo tardi per agire. Ad esempio, coloro che hanno vissuto per molti anni in case con alti livelli di radon sono comunque riusciti, mitigando l’esposizione, a ridurre il rischio futuro di tumore al polmone, riducendo il rischio a lungo termine in modo paragonabile a quello di coloro che hanno sempre vissuto in una casa con bassi, o del tutto assenti, livelli di radon.

Dove si trova in Italia

Ma dove si trova il radon in Italia? È presente, sia pur in diverse quantità, in tutti gli edifici. Le regioni dove sono più numerosi valori elevati di concentrazione sono Lazio, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Campania e nelle zone vulcaniche, ma in quasi tutte le regioni ci sono zone più o meno estese, in relazione alle caratteristiche dei suoli e degli edifici. Ci sono situazioni in cui, in genere, le concentrazioni sono più elevate, come in caso di locali al piano terra o di locali poco ventilati. I luoghi più pericolosi sono in genere le abitazioni perché sono gli ambienti in cui si trascorre di solito più tempo.

Come si fa a misurare il radon in casa

Misurare la concentrazione di radon è abbastanza semplice e non ha costi eccessivi (circa 25 euro per ogni rilevazione). Per farlo vengono utilizzate piccole scatoline con un frammento di plastica sul quale le radiazioni emesse dal radon lasciano tracce che poi vengono analizzate in laboratorio Dato che la concentrazione di radon varia nel corso della giornata e delle stagioni, la normativa richiede che queste scatoline ( “dosimetri radon”) siano esposte per un anno, negli ambienti dove si permane più a lungo, così da ottenere un valore medio rappresentativo. La direttiva europea 2013/59/Euratom sulle norme di sicurezza di base contro l’esposizione alle radiazioni ionizzanti, non ancora recepita dall’Italia, prevede che gli Stati Membri stabiliscano un livello di riferimento (non superiore a 300 Bq/m3, sia per le abitazioni che per i luoghi di lavoro) sopra il quale si deve senz’altro intervenire per ridurre la concentrazione media.

Che cosa fare per eliminare il radon

Se il valore riscontrato è di alcune centinaia di Becquerel al metro cubo ci si può attrezzare per ridurne i livelli. Nei casi più impattanti sono possibili interventi strutturali per ridurre l’ingresso di radon nell’edificio aspirandolo dal suolo sottostante e disperdendolo all’aria aperta. In alternativa ci si può affidare a sistemi di ventilazione meccanica controllata che oltre a ridurre la concentrazione di radon puliscono l’aria da agenti patogeni, fumo e polveri sottili. «Anche nel caso del radon, come per Sars-CoV-2, è fondamentale la ventilazione – spiega Giorgio Buonanno, professore ordinario di Fisica tecnica ambientale all’Università degli Studi di Cassino e alla Queensland University of Technology di Brisbane (Australia)- anche se con il radon non si conosce la sorgente e neppure le quantità di emissioni che possono variare nel corso del tempo. Possiamo ragionevolmente credere che un ricambio d’aria all’ora sia sufficiente per mettere l’ambiente in sicurezza anche se la somma tra polveri sottili e radon aumenta ancora di più il rischio di tumore al polmone, come abbiamo dimostrato in un lavoro del 2016». Un aspetto curioso è che negli ambienti scolastici dove è presente il radon, a differenza che per Sars-CoV-2, la massima concentrazione del gas radioattivo è misurabile la domenica, quando gli edifici sono chiusi. «Questo perché – spiega ancora Buonanno – nel fine settimana non si aprono finestre e porte e gli ambienti restano di fatto sigillati in assenza di studenti e insegnanti. Il radon, gas che proviene dal sottosuolo, in assenza di areazione e ventilazione, aumenta la sua concentrazione e i livelli risultano dunque più elevati. Con Sars-CoV-2 invece l’emissione è rappresentata proprio dagli studenti e quindi, al contrario, i picchi sono presenti durante l’orario scolastico. In tutti i casi è la ventilazione meccanica controllata che può rendere l’aria pulita e più sana».

24 ottobre 2022 (modifica il 24 ottobre 2022 | 13:54)

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