di Maria Teresa Veneziani
Il ventre scoperto, le trasparenze, le tutine glitterate. Ogni suo look era un invito alla libert in tutte le sue forme. Ha scoperto l’ombelico negli Anni 70 senza mai essere volgare
Era sexy e innocente e con il suo erotismo allegro ha infranto i tab del conformismo borghese. Raffaella Carr (1943-2021) ha segnato l’et dell’oro della televisione e inventato uno stile che le pi grandi pop star internazionali hanno copiato e che continua a brillare. Amata trasversalmente da uomini, donne e bambini, considerata a tutti gli effetti icona del mondo Lgbtq+, con i suoi tormentoni dai testi espliciti e l’ombelico scoperto – la maggiore trasgressione sessuale nella Rai pudica degli Anni 70 – ha segnato la colonna sonora del cambiamento. Raffaella Carr un fenomeno culturale oltrech di costume, come evidenzia la mostra Raffaella Carr: A far la moda comincia tu. Da luned 6 a domenica 12 febbraio, il Forte Santa Tecla di Sanremo, in concomitanza del 73 Festival della Canzone Italiana, si tinge dei colori della Raffa nazionale (ingesso libero, dalle 10 alle 18). L’esposizione inzia al Casin con i look che hanno segnato il passaggio dal bianco e nero al colore, come il corpetto e i pantaloni a zampa a vita bassa a scoprire vita e busto (tornato punto di attrazione della nuova moda) indossato a Canzonissima nel 1970, le tutine glitterate.
La mostra organizzata dalla Direzione Intrattenimento Prime Time della Rai, in collaborazione con Direzione Comunicazione, Rai Pubblicit, Rai Teche e il Comune di Sanremo, stata resa possibile grazie alla passione che si creata attorno al mito di Raffaella, come sottolinea Marvi De Angelis che, nel ruolo di Art director, ha selezionato i look pi rappresentantivi di oltre mezzo secolo di carriera, supportata dal costumista Stefano Rianda. L’omaggio del Servizio Pubblico alla sua diva si snoda attraverso 35 abiti, alcuni in dotazione delle Sartorie Rai, altri provenienti da collezionisti privati che li hanno meticolosamente restaurati. Raffaella ha rivoluzionato l’intrattaemento in Italia anche grazie all’uso sapiente della moda. Ha scoperto l’ombelico prima di tutte, senza mai essere volgare, racconta De Angelis, consulente d’immagine di tante star del cinema e della televisione alla quale va il merito di aver portato il glamour da red carpet a Sanremo.
Raffaella Carr l’unica in assoluto che influenza la moda e non viceversa. Star e stilisti hanno preso ispirazione dai suoi look, continua De Angelis. Bucava lo schermo Raffaella con le sigle dei suoi programmi e i vestiti realizzati dai costumisti storici che hanno fatto sognare milioni di spettatori, da Luca Sabatelli a Corrado Colabucci, Enrico Rufini, Gabriele Mayer, Graziella Pera e Stefano Rianda.
E’ stata la prima a sfoggiare abiti in voile trasparente incrostati di cristalli Swarovski e infatti il brand sponsor della mostra insieme con The Mall, aggiunge Rianda che ha trascorso 36 anni accanto alla Raffa nazionale. Ero assistente costumista con Colabucci, la seguivo dal disegno del bozzetto fino alla realizzazione dell’abito. Le ero vicino come diva e come amica. C’erano due Raffaelle, nel privato era una molto severa con s stessa, seguiva una dieta sportiva, era attenta alla forma.
Era convinta che gli abiti indossati nei suoi spettacoli dovessero arrivare a tutti, coniugando glamour e pop. Un’innovazione che si tradotta anche nei tessuti, leggeri ed elastici, adatti al ballo e all’indimenticabile mossa del suo caschetto biondo.
Non solo moda: il racconto della Carr, donna generosa e instancabile – fu la prima capoprogetto della tv – a Sanremo accompagnato da immagini provenienti dalle Teche Rai, dalla sua prima apparizione da bambina, nel 1952, nel film di Mario Bonnard Tormento del passato, alle immagini iconiche di Buonasera Raffaella, nel 1985, in diretta da New York, a quelle di Raffaella in giro per le Capitali europee con il programma itinerante Millemilioni, fino ad arrivare ai mitici Canzonissima, Milleluci e Carramba che fortuna.
La mostra frutto di una paziente ricerca resa possibile anche grazie al fenomeno del collezionismo nato attorno alla diva dal caschetto biondo. Come Vincenzo Mola e Giovanni Gioia che hanno acquistato 350 abiti – dal 1976 al 2012 – della collezione Carr del costumista Gabriele MayerGP11.
Le decadi a confronto permettono di vedere come i decori e i ricami degli Anni 70 sono pi semplici rispetto a quelli dei ricchi Ottanta-Novanta, sottolinea Rianda. Il collage stilistico un percorso che dalla tv in bianco e nero passa ai colori preferiti di Raffaella: il bianco, l’oro, il rosso, il bluette, le paillette, il total nero, giocato con incrostazioni preziose o veli vedo non vedo, e anche il giallo declinati tra giacche, costumi da gran sera o tutine glitterate. Un unico diktat: Bandito il viola. Lo aveva proibito a tutti da quando si era presentata a un capo comico importante con un completo di camoscio viola e non era stata presa.
4 febbraio 2023 (modifica il 4 febbraio 2023 | 14:38)
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