Randolfo Pacciardi, l’eroe da film che fece piangere Ernest Hemingway

di Claudio Magris

Claudio Magris e l’ex leader repubblicano che fu vicepresidente del Consiglio con De Gasperi: Lo ricordo a casa nostra, in visita a mio padre

Un comizio in piazza Unit del Quadripartito — Democrazia Cristiana, Partito Repubblicano, Partito Socialista Democratico e Partito Liberale. Le prime elezioni politiche italiane dopo la guerra, nel 1948, a Trieste, che non fa — non fa pi e non ancora — parte dello Stato italiano ma del Territorio Libero governato dagli americani e dagli inglesi, la cosiddetta zona A ai confini orientali, mentre la zona B controllata dagli Jugoslavi, dalla nuova Jugoslavia del maresciallo Tito. Erano passati pochi decenni da quando Trieste era stata una citt dell’impero absburgico, poi dell’Italia fascista persecutrice dei suoi nuovi cittadini sloveni e croati dell’Istria, del Carso e delle isole adriatiche. Ancora pi vicini nel tempo erano l’Adriatisches Ksterland dell’occupazione nazista, con la Risiera ed altri orrori, le foibe e i quaranta feroci giorni dell’occupazione jugoslava che aveva infierito con particolare violenza anche su italiani antifascisti e, in quanto tali, ostacoli alle mire di includere Trieste nella Jugoslavia.

In quella sera, fra i quattro oratori in piazza Unit che tuonano per il ritorno a pieno titolo di Trieste all’Italia, c’, con una voce particolarmente possente, Randolfo Pacciardi, vice-presidente del Consiglio guidato da De Gasperi e poco dopo ministro della difesa. Il piccolo partito repubblicano, mazziniano e risorgimentale, il pi aperto all’esigenza e al diritto di ogni popolo di affermare la propria nazionalit e la propria identit e di rispettare quella degli altri. Anche di correre in sua difesa, come i garibaldini in aiuto dei greci. Ad esempio, uno dei primi a cercare di elaborare progetti di autonomia per le popolazioni slave, slovene e croate, viventi in Italia e ostacolate nelle loro possibilit di sviluppo, gi prima del fascismo, un repubblicano, Gabriele Foschiatti, che morir in un lager dopo essere divenuto amico, nella prigionia, di un protagonista della cultura e della Resistenza slovena, Boris Pahor, morto recentemente a tardissima et, il quale spesso mi aveva ricordato che avremmo dovuto prendere una iniziativa per onorare Foschiatti. Alle ultime elezioni italiane semilibere del 1924 il candidato repubblicano, Cipriano Facchinetti, volontario della Prima guerra mondiale, ad affrontare il candidato del partito fascista, alla vigilia del suo trionfo.

Quella sera, a Trieste, le urla contro la manifestazione provengono da giovani del Movimento Sociale Italiano — ricordo gli oggetti che lanciavano contro gli oratori e ricordo Pacciardi, che afferra al volo una sedia scagliata sul palco, e rievoca il suo passato di volontario nella Prima guerra mondiale, cui era riuscito a partecipare servendosi dei documenti di un compagno di scuola, perch era troppo giovane per essere accettato. Aveva potuto andare al fronte nel 1917 quale bersagliere ed era stato decorato con tre medaglie — ricordo il suo vocione di quella sera, sulla strada per Trieste, in mezzo al fuoco, c’ero anch’io!.

Dopo la guerra, la lotta antifascista. Scontri con gli squadristi, arresti, fughe dal carcere o dalla propria casa attraverso i tetti, attivit politiche sempre pi complesse, fondazione e organizzazione di vari gruppi e movimenti impegnati nella resistenza alla crescente violenza squadrista, contatti sempre pi intensi con grandi figure del patriottismo democratico quali la vedova di Cesare Battisti, che lo aiuta a rifugiarsi in Svizzera.

La democrazia e la libert, quando sono minacciate o calpestate con violenza, hanno talora bisogno che chi le difende abbia anche le qualit di un avventuriero, il coraggio, l’azzardo, la vitalit che non si deprime nelle sconfitte e nei propri errori, un piacere di vivere che si nutre anche di fallimenti e di cantonate e che non si lascia avvilire da alcun disinganno. Persone incapaci di sentirsi perdenti o perduti che vivono in una sanguigna pienezza. Pacciardi lavora per la Concentrazione d’azione antifascista, difficile perch formata da forze anche molto diverse fra loro e talvolta pure contrastanti; collabora a progetti destinati a fallire per il loro carattere complottista e confuso, come il disegno di un attentato esplosivo contro Mussolini, fallito anche perch i due incaricati di portarlo a termine si perdono durante il tentativo di attraversare il confine italo-svizzero.

Il grande momento del colonnello Pacciardi la Legione antifascista Italiana che va a combattere in Spagna contro i franchisti e ottiene, sotto la sua guida, la famosa vittoria di Guadalajara, dopo la quale ai giovani fascisti italiani venuti a combattere per Franco e fatti prigionieri — e che ora si attendono di essere fucilati — il Colonnello dice di volerli rispedire in Italia alle loro mamme ma non prima di aver dato loro un calcio in culo.

Forse stata l’esperienza della guerra in Spagna ad inasprire la sua disistima nei confronti non solo dei comunisti ma della sinistra in generale. Cos Pacciardi, che a suo tempo aveva avuto il coraggio di indicare in Italo Balbo il mandante dell’omicidio di don Minzoni, sar sempre pi attratto da concezioni autoritarie anche se mai totalitarie. La crescente importanza, nel Partito Repubblicano, della corrente di origine azionista guidata da La Malfa e un clima ideologico talora anche enfaticamente di sinistra, metter Pacciardi al margine, finch egli decider di fondare un suo movimento politico. Scosso anche da alcune insinuazioni di speculazioni a Fiumicino, non senza dolore lascia il suo Partito Repubblicano e fonda l’Unione Democratica per la Nuova Repubblica, unione per la verit confusa e contraddittoria, confusione e contraddizione che emergeranno gi nel titolo del giornale da lui fondato, Folla, contrapposto al popolo di Mazzini e del socialismo.

Ho conosciuto Pacciardi. Era venuto a casa nostra, a Trieste, a trovare mio padre Duilio, militante da sempre nel Partito Repubblicano, su posizioni di centro-sinistra e quanto mai lontane da quelle dell’irriverente leader, ma ammiratore del suo coraggio e del suo patriottismo, sebbene progressivamente tendenti a posizioni quasi ortogonali rispetto alle idee e ai sentimenti mazziniani. Mi fece l’impressione di un uomo cordiale e impetuoso, che avrebbe fatto piacere avere accanto nei momenti di pericolo e che avrebbe potuto mettere in imbarazzo anche i propri amici e seguaci nelle scelte politiche in un’Italia sempre pi complessa e ideologicamente tortuosa. Non molto tempo dopo Pacciardi sarebbe approdato a quelle posizioni ben lontane dal PRI, partito numericamente piccolo ma decisamente impegnato per il Centro-sinistra.

Era accattivante, con una sua istintiva prepotenza peraltro affettuosa; un uomo che, quando era riparato in Svizzera per sfuggire alle autorit fasciste che gli davano la caccia, aveva continuato il suo impegno politico senza trascurare una bella cena di Capodanno come si deve.

Politicamente colto, Pacciardi era un uomo non riluttante al combattimento, specie nei momenti cruciali. Uno di quegli avventurieri pronti a giocare il tutto per tutto senza preoccuparsi troppo di una linea politica coerente nei tempi lunghi. Assomiglia a figure ancor pi contraddittorie quali ad esempio Edgardo Sogno, che inizia combattendo in Spagna a fianco dei franchisti e, tornato in Italia, anni dopo diventa un eroe della Resistenza contro fascisti e tedeschi, subisce torture e organizza un temerario tentativo di liberare Parri, a lui politicamente opposto ma in quel momento, anche per lui, a capo della difesa della libert. Molti anni dopo Sogno sar accusato di contatti con progetti di golpe bianco mirante ad una svolta presidenzialista e ad una politica autoritaria. Cos il nome di Pacciardi, il nome di un coraggioso gi vicino a Giustizia e Libert, sar talvolta avvicinato a nomi come quello del generale Di Lorenzo.

C’ in Pacciardi una vera cultura — era interessante ascoltarlo, non solo nelle piazze, ma ancora di pi da vicino, come quella volta a casa mia — talora sopraffatta da una mentalit allo stesso tempo autoritaria e barricadiera. Sempre pi fervido sostenitore di un deciso liberismo, Pacciardi diventa quindi sempre pi fautore dell’egemonia degli Stati Uniti. Forse anche per questo non riusc, come avrebbe desiderato, ad incontrare De Gaulle, il pi grande e preveggente leader europeo (e forse non solo europeo) del dopoguerra, un genio dell’avventura ma ovviamente su un piano intellettuale e politico di ben altra, incomparabile dimensione. E De Gaulle non amava troppo gli Stati Uniti…

Nella sua misura, Pacciardi non riluttava certo dinanzi all’avventura. Era realmente un avventuriero, col tratto del signore e insieme, in un certo modo, dell’uomo di popolo. In Spagna, durante la guerra, a casa del poeta comunista Alberti — autore di una famosa poesia su un grande e discusso comunista quale Vittorio Vidali alias Carlos Contreras (grande fu allora la nostra vita, Carlos, all’ombra felice delle spade), dicono quei versi — Pacciardi incontra Hemingway con la sua bellissima amante Martha Gellhorn, che in una sua lettera del 1950 ricorder quell’incontro e il dolore di aver visto Pacciardi dopo la sconfitta dei repubblicani, solo, senza soldi n documenti (senza un futuro, dice lei) mentre cerca di tornare in Francia, e racconta pure di aver visto Hemingway piangere vedendolo in quella condizione, pur avendolo odiato come rivale in amore. Pacciardi diventa un personaggio da Casablanca, il grande film con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, il personaggio di un possibile film e soprattutto, cosa non strana nella storia della sua vita, d’una storia d’amore. Non poco.

18 dicembre 2022 (modifica il 18 dicembre 2022 | 21:46)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-18 21:07:00, Claudio Magris e l’ex leader repubblicano che fu vicepresidente del Consiglio con De Gasperi: «Lo ricordo a casa nostra, in visita a mio padre» , Claudio Magris

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version