Rcs Academy, gli inviati del Corriere della Sera a confronto: «Il giornalismo e il conflitto in Ucraina»

di Maria Elena Viggiano

Il dialogo tra Francesco Battistini, Fabrizio Dragosei, Marco Imarisio e Paolo Valentino, coordinati da Mario Garofalo, caporedattore centrale vicario del Corriere. Il 17 giugno al via la nuova edizione del master «Scrivere e fare giornalismo oggi: il metodo Corriere»

«L’atmosfera è cambiata in poche ore, improvvisamente è arrivato l’odore della guerra», ha raccontato Francesco Battistini, inviato a Kiev, durante l’Open Lesson «Il Corriere e il conflitto in Ucraina» organizzata da RCS Academy per gli Alumni del master Scrivere e fare giornalismo oggi: il metodo Corriere. Una speciale lezione di approfondimento sui drammatici fatti dello scontro Ucraina-Russia moderata da Mario Garofalo (caporedattore centrale vicario del Corriere della Sera e direttore scientifico del Master) con i giornalisti del Corriere: oltre a Battistini erano ospiti Fabrizio Dragosei, analista ed ex corrispondente da Mosca, Marco Imarisio, inviato nella capitale russa e Paolo Valentino, corrispondente da Berlino. In questi giorni è fondamentale la testimonianza dei giornalisti presenti nei luoghi del conflitto, che provano a osservare e raccontare le diverse sfaccettature di una situazione drammatica che nel giro di poche ore ha stravolto la stabilità di molti Paesi.

Battistini ricorda i primi momenti: «Abbiamo aspettato tutta la notte in piedi in attesa dell’attacco, fino alle tre e mezza, ma non era successo nulla. Non sono stato svegliato dagli scoppi ma dall’allarme, ho cercato di mantenere il sangue freddo e ho incominciato a riprendere quello che stava succedendo». Uscito dall’albergo con il telefonino in mano, ha iniziato a raccontare cosa accadeva intorno, portando gli utenti direttamente lì, in tempo reale, a poche ore dall’inizio della guerra. E già subito è stato evidente che la città era completamente divisa in due tra chi si era preparato e chi era stato colto di sorpresa.

Ma come si è arrivati a questo punto? E soprattutto cosa si nasconde nella mente di Putin? Per Paolo Valentino, corrispondente da Berlino, è necessario «andare indietro per capire quale fosse la visione putiniana della Russia nel mondo e del rapporto di quello che lui chiama lo spazio ex sovietico. Lo stesso Putin ha dato indicazioni di voler riunificare il mondo russo, ricongiungendo le popolazioni che parlano russo e che sono state separate da quella che lui considera la più grande tragedia geopolitica del XX secolo cioè la fine dell’Unione sovietica». Il problema è che non è chiaro cosa rappresenta per Putin la vittoria, soprattutto in uno scenario diverso da quello che si aspettava. Se l’idea iniziale era di insediare a Kiev un governo fantoccio senza la necessità di dover occupare l’intero Paese, la resistenza ucraina ha cambiato la prospettiva. Sottolinea Valentino che «Putin pensa di avere una missione, si è auto-investito di questa missione, la riunificazione del mondo russo e pensa quasi in termini metafisici. Questo fa sì che negoziare è molto più complesso».

Anche la risposta compatta dell’Unione europea ha sicuramente destabilizzato la Russia ma «esiste una profonda differenza tra le aspettative dell’Occidente sulla società russa e sulle conseguenze delle sanzioni e gli effetti reali – sottolinea Marco Imarisio, inviato a Mosca -, Noi vorremmo che vi fosse un rapporto causa-effetto immediato invece, per misurare una sofferenza della società russa, ci vorranno ancora una decina di giorni». Nel frattempo la Russia ha assistito al blocco di qualsiasi forma di comunicazione e ad una rapida svalutazione del rublo. Racconta Imarisio: «Siamo andati a cercare le code ai bancomat ma non c’erano, invece le ho trovate nelle farmacie, una ressa nelle farmacie. Gli anziani hanno già sperimentato l’isolamento che si appresta a vivere la Russia, sanno come funziona che i beni di prima necessità destinati a scomparire sono farmaci e medicine. Subito si è creata un’atmosfera davvero cupa».

La singolarità di questo conflitto è che ha luogo sui territori e, nello stesso tempo, corre veloce su internet. La sua complessità è proprio nel raccontarlo. Per Fabrizio Dragosei, analista ed ex corrispondente da Mosca, «chi vuole le informazioni alla fine le trova ma con grandi difficoltà. Sono soprattutto i giovani, persone abili digitalmente, mentre la gran parte della popolazione si affida ai mezzi di comunicazione classici, alla televisione». Questo ha creato una vera e propria spaccatura all’interno del Paese e, sebbene siamo nell’era digitale, la disinformazione sta facendo breccia.

«Le autorità russe sostengono che i civili non vengono fatti uscire dalle città dai

miliziani di estrema destra, neo nazisti e ultra nazionalisti ucraini che li usano come scudo umano», dice Dragosei. Il problema è capire fino a che punto il popolo russo continuerà ad accettare questa narrazione. Per ora i segnali non sono confortanti «8-10 milioni di russi hanno parenti in Ucraina, questi parenti che si trovano in Ucraina sotto le bombe russe parlano con i loro parenti in Russia, con zii, genitori, raccontano quello che sta accadendo e la risposta è no, non è vero. Piuttosto stai attenta a quei nazisti che girano per l’Ucraina».

In avvio il 17 giugno la nuova edizione del master Scrivere e fare giornalismo oggi: il metodo Corriere. Un percorso part time per imparare il giornalismo dal racconto di chi lo scrive ogni giorno. Per approfondimenti: www.rcsacademy.it

15 marzo 2022 (modifica il 15 marzo 2022 | 20:43)

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, 2022-03-15 19:49:00, Il dialogo tra Francesco Battistini, Fabrizio Dragosei, Marco Imarisio e Paolo Valentino, coordinati da Mario Garofalo, caporedattore centrale vicario del Corriere. Il 17 giugno al via la nuova edizione del master «Scrivere e fare giornalismo oggi: il metodo Corriere», Maria Elena Viggiano

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