Il retroscena
di Francesco Verderami29 set 2022
«La Germania sbaglia. La soluzione resta il tetto al prezzo del gas». Draghi conosce bene i tedeschi per averli frequentati. Da marzo insisteva perché l’Unione applicasse il price cap e — nonostante gli sforzi — con il passare del tempo ha intuito che sarebbe stato arduo raggiungere l’obiettivo. La prova l’ha avuta ieri, con lo «scudo» da 200 miliardi deciso da Berlino per proteggere famiglie e imprese dal rincaro delle bollette, e che giudica un «triplice grave errore»: mina la solidarietà europea, distorce il mercato e farà esplodere il debito tedesco senza risolvere il problema. Fin d’ora gli è chiaro che al vertice di Praga — l’ultimo al quale parteciperà da premier — si aprirà un conflitto. «Anche perché — spiega un rappresentante dell’esecutivo — i capi di Stato e di governo non sono d’accordo su nulla».
«Palesi violazioni»
Già la riunione odierna dei ministri dell’Energia sarà incandescente, se è vero che ieri il rappresentante italiano Cingolani è rimasto esterrefatto dalla decisione di Scholz. E con alcuni colleghi ha parlato di «palesi violazioni» da parte della Germania ma anche della Commissione, dato che la presidente (tedesca) von der Leyen si è permessa di ignorare la lettera con cui 15 Paesi chiedevano venisse presentata una proposta formale sul tetto al prezzo del gas. Una scelta vissuta come un atto di bullismo, perpetrato con la collaborazione degli olandesi e deciso dopo aver fatto di tutto per frenare sul price cap. Ecco a cosa alludeva ieri mattina un funzionario di Bruxelles, quando aveva ammesso che «diversi Paesi membri stanno diventando sempre più nervosi». La tensione è così alta che fonti diplomatiche definiscono la mossa dei tedeschi «unilaterale e anti solidale». E quelli che si configurano come aiuti di Stato — sui quali la Ue è chiamata a vigilare — potrebbero produrre delle conseguenze: perché, venendo meno la solidarietà europea, l’Italia potrebbe decidere a sua volta di non condividere la riserve di gas stoccate e chiudere il rubinetto. Mettendo in difficoltà Berlino.
Nuovi interventi
Ma in questa fase è Roma a essere sotto pressione, proprio nel momento della transizione tra il governo Draghi e il futuro governo Meloni. Il colloquio tra il premier e il suo successore in pectore è stato preceduto da contatti tra i rispettivi sherpa. Ai dirigenti di FdI è stato ribadito che palazzo Chigi non intende agire con nuovi interventi dopo l’ultimo decreto Aiuti. E che dunque non procederà con uno scostamento di bilancio. Toccherà farlo al nuovo governo, se lo riterrà opportuno. Anche perché la possibilità che in Europa si possa approvare un Fondo per l’Energia va oltre l’orizzonte temporale dell’emergenza.Le parti hanno convenuto sul rischio incombente — oltre che per le famiglie — per le imprese italiane, che dovrebbero affrontare un mercato drogato, impossibilitate a competere con le aziende tedesche, dovendo pagare l’energia a costi nettamente superiori. «In questo modo salta il nostro sistema produttivo», ha commentato allarmato uno dei consiglieri di Meloni. Un timore che si ritrova nell’appello di Draghi all’Europa perché si evitino «pericolose e ingiustificate distorsioni nel mercato interno».
«Non antieuropeisti»
In questo senso la sintonia tra il premier e la leader di FdI è parsa evidente dal comunicato successivo di Meloni, che ieri mattina si era schermita: «Non mi pare il caso di commentare», la decisione di Berlino. Così dicendo aveva evocato uno dei temi sviluppati in campagna elettorale, quando sottolineava come Germania e Francia difendessero a Bruxelles i loro interessi nazionali: «E noi non possiamo essere tacciati di anti-europeismo se lo proponiamo anche per l’Italia». Ma l’incarico che sta per rivestire l’ha indotta in serata a evitare polemiche. C’è una chiara simmetria tra la dichiarazione di Draghi («in Europa non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali») e il comunicato di Meloni: «Neppure gli Stati membri che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario possono offrire soluzioni efficaci a lungo termine in assenza di una strategia comune». L’appello del premier in pectore all’unità di tutte le forze politiche è il tentativo di attutire una conflittualità che già emerge nella sua stessa maggioranza, dato che Salvini chiede «subito un maxi intervento» per le bollette. La transizione di governo si avvicina e Cingolani ha esortato Meloni ad accelerare con il rigassificatore di Piombino, bloccato da veti politici e impedimenti burocratici, aggirati da altri in Europa: Germania e Olanda, guarda caso.
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, 2022-09-30 05:42:00, La lettera di 15 Paesi a favore del price cap e l’irritazione verso von der Leyen. L’Italia potrebbe non condividere le riserve di gas. I contatti tra il premier e Meloni, Francesco Verderami