Recalcati: I genitori più che osservare in modo poliziesco i loro figli dovrebbero preoccuparsi di testimoniare lamore in famiglia

Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha riacceso il dibattito sulla violenza di genere e il patriarcato. Massimo Recalcati, psicoanalista e saggista, esamina, in un’intervista al quotidiano Avvenire, il contesto doloroso ma necessario, intrecciando psicoanalisi, sociologia e pedagogia.

Recalcati sottolinea l’importanza di considerare la cultura patriarcale nel femminicidio di Giulia. Questa cultura, dominante fino agli anni ’60, posizionava le donne in una minorità ontologica, cognitiva e morale, legittimando la violenza maschile. Tuttavia, riconosce che i tempi sono cambiati e la posizione della donna si è evoluta.

Nonostante i cambiamenti, rimangono tracce del maschilismo patriarcale. Recalcati distingue due aspetti: l’odio sessuofobico e il legame problematico con la figura materna. Quest’ultimo, particolarmente rilevante nel caso di Giulia, evidenzia come i legami primari tendano a prolungarsi in modo malsano nella vita adulta.

Il femminicidio è descritto come un “mostro a due teste”: narcisismo e depressione. La violenza maschilista rivela una fragilità emotiva profonda e una incapacità di gestire il rifiuto, spesso sfociando in azioni estreme.

Recalcati sottolinea l’importanza di distinguere tra la figura patriarcale e il principio paterno. Mentre il primo incarna un potere oppressivo, il secondo introduce una legge che limita la violenza, richiamando l’essere umano alla sua imperfezione intrinseca.

Sul tema dell’amore, Recalcati afferma che esso è intrinsecamente eterosessuale, ma non limitato alla differenza anatomica. È un amore per l’altro, per la sua differenza.

nfine, l’educatore suggerisce che il modo migliore per prevenire la violenza di genere è attraverso l’educazione familiare. Un ambiente in cui regna l’amore, il rispetto per il femminile e l’assenza di violenza è fondamentale per formare uomini che rispettino le donne.