Regionalizzazione scuola, Calderoli incontra De Luca: “Entro un anno avremo intesa con tutte le Regioni”

“Credo che le intese potranno avvenire nel giro di un anno”. Al termine dell’incontro con il presidente della Regione Campania, Roberto Calderoli traccia un cronoprogramma sui prossimi passi relativi all’autonomia differenziata.

“I primi sei mesi vengono utilizzati per la definizione dei Lep – ragiona – e i successivi per il calcolo della spesa storica, i costi standard e i fabbisogni standard, così da poter quantificare da un punto di vista economico quanto costano questi Lep”.

Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie ricorda di essere sempre stato accusato di voler “accelerare troppo” e, su questo, risponde al ‘governatore’ campano Vincenzo De Luca, che aveva ipotizzato la chiusura dell’iter in sei mesi.

“Vorrei dare entro 2-3 mesi le risposte a De Luca – sottolinea – ma in maniera pragmatica credo che le intese potranno avvenire nel giro di un anno”.

Il ministro chiarisce, inoltre, che in parallelo ci sarà “l’esame di quella legge che tutti mi hanno chiesto e che deve regolamentare il passaggio parlamentare di ciascuna intesa”. 

“L’ufficio parlamentare del bilancio – prosegue – sarà quello che sarà chiamato, a fianco della Ragioneria dello Stato, a mettere la bollinatura rispetto al discorso delle risorse, dei costi e la compartecipazione sostitutiva della competenza che dallo Stato passa alla Regione”.

Calderoli anticipa infine che all’incontro tenuto oggi in Campania, ne seguiranno altri con i presidente delle Regioni, “per cercare di capire e trovare le materie che sono più condivise da parte di tutte le Regioni, affinché io possa partire cronologicamente da queste materie”.

“Attendo da parte della Conferenza delle Regioni di ricevere i punti – conclude – come quelli ricevuti oggi dalla Campania e mi impegno fin da ora a rispettare qualunque condizione che mi venga posta da parte delle Regioni”.

Le parole di De Luca

“Il ministro Calderoli ha assunto decisioni di grandissimo rilievo. La Campania è impegnata da anni in una battaglia per collocare il tema dell’autonomia differenziata su un piano rispettoso dell’unità nazionale e dei valori di solidarietà nel nostro Paese. È stato credo merito nostro aver fatto con rigore quella battaglia, è merito del ministro Calderoli aver assunto una decisione di grandissimo rilievo, con coraggio politico e con onestà intellettuale, nel momento in cui ha deciso di lavorare per la definizione dei Lep, fissando però una data precisa”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca al termine di un incontro con il ministro degli Affari regionali e delle Autonomie Roberto Calderoli.

“Il tema principale che avevamo sollevato – ha ricordato De Luca – era quello della definizione dei Lep come atto pregiudiziale a una discussione di merito sull’autonomia differenziata. Calderoli ha deciso che questo lavoro è ragionevole farlo prima, ma a patto che venga fatto entro 6 mesi. Non posso non riconoscere che questo atto del ministro è un atto di coraggio che ci consente di lavorare in clima di ragionevolezza e serietà sui temi dell’autonomia”.

Il dossier della Camera

Lo scorso settembre un dossier della Camera aveva ripreso la questione facendo il punto della situazione.

L’articolo 116, terzo comma della Costituzione – si legge sul documento della Camera – prevede la possibilità di attribuire forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario (c.d. “regionalismo differenziato” o “regionalismo asimmetrico”, in quanto consente ad alcune Regioni di dotarsi di poteri diversi dalle altre), ferme restando le particolari forme di cui godono le Regioni a statuto speciale (art. 116, primo comma).

L’ambito delle materie nelle quali possono essere riconosciute tali forme ulteriori di autonomia concernono: tutte le materie che l’articolo 117, terzo comma, attribuisce alla competenza legislativa concorrente;

un ulteriore limitato numero di materie riservate dallo stesso articolo 117 (secondo comma) alla competenza legislativa esclusiva dello Stato: organizzazione della giustizia di pace; norme generali sull’istruzione; tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.

Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna: gli accordi preliminari

Bisogna però partire dall’inizio e tornare al 2017, quando il tema dell’autonomia regionalizzata ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, è sorto a seguito delle iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Dopo aver sottoscritto tre accordi preliminari con il Governo a febbraio 2018, su richiesta delle tre regioni, il negoziato è proseguito ampliando il quadro delle materie da trasferire rispetto a quello originariamente previsto. Nel frattempo altre regioni hanno intrapreso il percorso per la richiesta di condizioni particolari di autonomia, che hanno dovuto però interrompere le iniziative a causa del covid.

BOZZA [PDF]

Quattro settori coinvolti

Sono quattro le materie coinvolte: la scuola, la sanità, l’ambiente e le politiche del lavoro, materie sulle quali verrà aperta la trattativa. Alle Regioni virtuose sarà consentito di ottenere un aumento delle somme destinate alle prestazione. Si ipotizza di prevedere un monitoraggio ogni tre anni. Non verrà erogato un solo euro in più: tanto lo Stato spende, tanto lo Stato darà.

La bozza del disegno di legge “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione” risulta completa, in questa nuova formulazione, con alcune modifiche rispetto alla bozza elaborata dal ministro Maria Stella Gelmini nell’aprile 2022.

All’articolo 3 si parla anche di scuola. I livelli essenziali di prestazione sono applicati, infatti, anche in questo settore. Ad esempio, entro il 2027, ogni Comune dovrà mettere a disposizione il 33% dei posti negli asili nido per i bambini di fascia 0-3 anni e fissare i numeri di alunni e docenti per ogni scuola e classe.

Si legge: “Nelle materie di cui all’articolo 117, norme generali sull’istruzione, tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, della Costituzione e nelle materie della tutela e sicurezza sul lavoro, dell’istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale, e della tutela della salute, (…) il trasferimento delle competenze legislative o delle funzioni amministrative e delle risorse corrispondenti ha luogo a seguito della definizione dei relativi livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”

Con la proposta di regionalizzazione, dunque, si rischia un vero e proprio processo separatista per la scuola: programmi diversi a livello regionale, sistemi di reclutamento territoriale e meccanismo di finanziamento differenziati. Migliaia di docenti transiterebbero, secondo quanto segnala il quotidiano, nei ruoli della Regione con effetti sulla contrattazione nazionale e possibili differenziazioni salariali territoriali.

La proposta di legge, si specifica, non significa che una Regione potrà modificare il programma didattico o svolgere attività di insegnamento, che rimane riservata allo Stato. Ciò su cui l’autonomia potrà incidere è l’organizzazione. L’obiettivo a cui mirano le Regioni è iniziare un anno scolastico con i docenti assegnati alle classi fin dal primo giorno. Non è in discussione l’autonomia delle scuole nel fissare i programmi, né i concorsi per le assunzioni. I livelli essenziali di prestazione saranno fissati entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge.

Prima del trasferimento di competenze lo Stato dovrà approvare i livelli essenziali delle prestazioni, entro un anno secondo la bozza. Decorso questo termine, “si provvede con atto avente forza di legge”.  Con l’anno scolastico 2024/25, la scuola potrà essere assegnata alle Regioni che lo chiederanno. Solo Lombardia e Veneto dovrebbero chiederlo: 5 miliardi in Lombardia, oltre 2,5 miliardi in Veneto. Tagli, in vista, invece per le altre regioni, Sicilia e Sardegna comprese.

Sindacati pronti alla mobilitazione

I sindacati non ci stanno e sono pronti alla mobilitazione. Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda si dicono contrari al disegno di autonomia differenziata: “Tale progetto, invece di consolidare il carattere unitario e nazionale, ad esempio del sistema pubblico di istruzione, rafforzando la capacità di risposta dello Stato di cui si è avvertita l’estrema necessità durante la recente pandemia, ripropone un’ulteriore frammentazione degli interventi indebolendo l’unità del Paese, col rischio di aumentare le disuguaglianze senza garantire la tutela dei diritti per tutti i cittadini e ampliando i divari territoriali”.

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