Registro elettronico: lobbligo mancato che fa gioco ad alcuni istituti paritari

Registro elettronico: “A decorrere dall’anno scolastico 2012-2013 le istituzioni scolastiche e i docenti adottano registri on line e inviano le comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico”. Dieci anni fa lo prevedeva il decreto-legge 95/2012 che aveva anche disposto: “Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca predispone entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto un Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie”. Entro 60 giorni, quindi, l’allora Miur avrebbe dovuto predisporre un apposto Piano di dematerializzazione, ma dopo dieci anni il ministero non ha emanato nessuna disposizione in merito, anche se gli uffici preposti avevano elaborato norme e applicazioni puntuali che i vertici del Palazzo della Minerva non hanno mai, inspiegabilmente, licenziato.

Conseguentemente, a causa della mancata emanazione del Piano, l’obbligo del registro elettronico è rimasto a metà strada, nonostante la sua compilazione costituisca un atto pubblico, come ha sancito più volte la V Sezione Penale della Cassazione.

In mancanza di delibera del Collegio dei docenti e nel perdurare della non emanazione del Piano da parte del Ministero, i docenti possono non procedere all’impiego del registro elettronico.

Ma se il collegio dei docenti, dopo avere eventualmente accertato la sussistenza di infrastrutture e strumenti tali da mettere i docenti in condizione di operare in classe, delibera l’impiego del registro elettronico, i docenti non possono esimersi dall’usarlo.

Di questa situazione sospesa si avvalgono, in particolare, alcuni istituti paritari di scuola secondaria di II grado che, dopo aver fatto il pieno di privatisti, diventati studenti interni nelle classi quinte che vanno alla maturità, possono non impiegare il registro elettronico che li costringerebbe a dimostrare la presenza effettiva per tre quarti delle ore annuali di lezione di quei candidati, quale requisito di accesso all’esame.

Anche per questa ragione, il ministro Valditara, che in questi giorni ha rilanciato il ritorno al normale esame di maturità, potrebbe, quanto prima, far togliere dall’oblio il Piano di dematerializzazione e consentire la generalizzazione dell’obbligo di impiego del registro elettronico.

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