Renzi, dai quiz vinti in tv al crac del referendum. L’ex rottamatore insegue il rilancio

di Roberto Gressi

Matteo Renzi, 47 anni, nato a Firenze, è stato presidente del Consiglio (febbraio 2014-dicembre 2016). Eletto nel centrosinistra, è stato presidente della Provincia di Firenze (2004-2009) e sindaco della città (2009-2014). Segretario Pd (2013- 2017), ha fondato Italia Viva ed è senatore

Ah, la paterna mano non darà lo scudo di una candidatura sicura ai tanti che dal Pd lo seguirono sulla nave corsara di Italia viva, né è bastata a proteggere gli amici della prima ora, come Luca Lotti, che lo guardarono salpare. Perché è così che funziona, all’arrembaggio delle elezioni si va in massa ma ognuno è solo, e il momento è arrivato. E Renzi va avanti, pur accusando Enrico Letta di essere rancoroso.

Matteo è nato a Firenze l’11 gennaio 1975, Capricorno. È alto un metro e ottanta per più o meno ottanta chili. Segni particolari: rottamatore. Comincia a 17 anni, sul giornalino scolastico da lui fondato, Il divino mensile . È lì che firma il suo attacco da boy-scout ferito dal tracollo Dc alle elezioni: è ora di mandare a casa Forlani, Gava, Prandini e con loro tutti quelli che si oppongono al rinnovamento, vibra, spedendo in soffitta lo stile felpato della balena bianca. Certo, perde le elezioni scolastiche contro la lista di tal Leonardo Bieber, ma poi è una avanzata che manco Annibale. Così, come un barbaro alle porte, lo vede la parte Pd di discendenza Pci. Bersani per un po’ lo ferma ma poi è travolto, dalla tolda della Leopolda Matteo mette D’Alema nel mirino, e non lo ascolta nemmeno quando il lider Maximo quasi lo implora: ti candidiamo premier, ma lascia stare il partito.

Macché, il partito se lo prende, e dopo poco sfratta anche Enrico Letta da Palazzo Chigi. E giù record, è il più giovane di qua e di là, inanella incarichi e successi. Gli ottanta euro gli valgono il 40 per cento alle Europee. Per le sue relazioni internazionali gli ci vuole un super aereo, cinguetta e poi strappa con Silvio Berlusconi, puntando su Mattarella per la sua prima volta al Quirinale. Illude D’Alema, che mai glielo perdonerà, facendogli balenare la possibilità di diventare Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, preferendogli poi Federica Mogherini. Senza dimenticare che, quasi fanciullo, era già stato presidente della Provincia e sindaco di Firenze. Inarrestabile, dal Manzanarre al Reno, e anche autoritario, finché non si uniscono contro di lui tutte le tribù politiche e lo annientano nella Little Big Horn del referendum, preludio del Pd ai minimi termini. Tenta un velleitario rilancio con le elezioni anticipate, ma gli dicono che adesso basta così, tocca a Paolo Gentiloni.

Il motto di Epicuro, vivi nascosto, non gli appartiene. Matteo non è un boyscout, ma il più brillante dei boyscout, meglio di Qui, Quo e Qua giovani Marmotte. Ha appena 19 anni quando partecipa alla Ruota della fortuna, e come da copione ne diventa il campione. Quando deve scegliere una lettera dice A, come Agnese, Mike Bongiorno non perde l’occasione e lui rivela che si tratta della donna che diventerà sua moglie. Lo stesso Mike nazionale gli grida «Buuu, un campione come lei…», quando inciampa su una risposta e perde. Lui torna a casa con 48 milioni e quattrocento mila lire in gettoni d’oro. È profondamente cattolico ma con il denaro ha un rapporto calvinista: il segno della grazia divina è la ricchezza, il benessere generato dal lavoro. Sia che derivi dai suoi incarichi, dai libri che scrive, dai programmi tv che realizza, la casa che compra, dalle conferenze che fa attirandosi polemiche per un agiografico Rinascimento arabo sorvolando sui diritti umani.

Attira simpatie e ironie quando si presenta da Maria De Filippi con il giubbetto di Fonzie. Pensa che sia meglio perdere un amico che una battuta: «Non si trova un cappotto, Franceschini ha già un alibi». Oppure: «Yum, mi compro i popcorn per assistere al duello tra Fioroni e D’Alema su socialisti e popolari in Europa». Quelli che fanno la scissione li bolla come i «bambini che quando perdono se ne vanno portandosi via il pallone», salvo poi portarsene via lui parecchie decine, di palloni, quando fonda Italia viva all’indomani della nascita del governo Cinque stelle-Pd, di cui era stato demiurgo. Tutela come una chioccia-tigre la sua famiglia contro l’invasione della privacy, il rapporto di affetto con il padre Tiziano ha qualche conflittualità, con Matteo che gli chiede di ricordarsi che lui fa il premier e con l’anziano genitore che gli dice che non intende andare in pensione perché lui sta a Palazzo Chigi.

Ma poi eccola la seconda vita politica di Matteo il senatore, alla guida di una goletta corsara che non disdegna la tattica della Quinta colonna, pur senza paragone alcuno con il suo inventore, quel generale Mola che disse che le sue truppe all’interno di Madrid assediata si aggiungevano alle quattro colonne militari del generalissimo Franco. Le truppe di Renzi, in un’evoluzione del concetto si intrufolano negli schieramenti e non sai mai fino a quando ti aiuteranno e quando invece morderanno la mano, naturalmente sempre in nome di un bene superiore. Quando il Pd a guida Zingaretti si dispone tra mille titubanze a varare la maggioranza con i Cinque stelle, a condizione che il premier non fosse lo stesso che aveva governato con Salvini, è il realismo di Matteo a premere perché se questa roba deve nascere, la levatrice deve essere ancora Giuseppe Conte. Che poi affonderà, fino all’epilogo ormai scontato: la nascita del governo di larghe intese. E ancora, la Lega, che gli è grata quando dice che la prima mossa per scegliere il nuovo presidente della Repubblica spetta a Salvini, attirandosi sospetti di intelligenza con il nemico, salvo poi guardarlo annaspare fino alla conferma di Sergio Mattarella.

Infine la caduta di Mario Draghi, con il repentino tuffo nelle elezioni anticipate. Un brivido corre tra gli emicicli della politica: in tanta disgrazia almeno una cosa positiva c’è, stavolta Matteo ce lo leviamo dalle scatole, vogliamo vedere come fa ad arrivare al tre per cento, che sta pure antipatico a tutti. Ma poi, in zona Cesarini, arriva l’accordo con Carlo Calenda. E, come Indro Montanelli scriveva di Amintore Fanfani: Rieccolo!

18 agosto 2022 (modifica il 18 agosto 2022 | 07:13)

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, 2022-08-18 05:20:00, Matteo Renzi, 47 anni, nato a Firenze, è stato presidente del Consiglio (febbraio 2014-dicembre 2016). Eletto nel centrosinistra, è stato presidente della Provincia di Firenze (2004-2009) e sindaco della città (2009-2014). Segretario Pd (2013- 2017), ha fondato Italia Viva ed è senatore, Roberto Gressi

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