Report vs politica: fra scazzi e messaggi privati, sbiadiscono le differenze fra buoni e cattivi – mowmag.com

I partiti hanno utilizzato per anni la trasmissione di Ranucci a proprio piacimento per gli scontri in Parlamento. Ma adesso, il conduttore è accusato da un fuoco incrociato che, forse per la prima volta, mette i servizi del programma di Rai 3 spalle al muro

Un’altra polemica per Report. O meglio, stavolta Report c’entra un po’ meno: al centro c’è il suo direttore e vicedirettore di Rai 3, Sigfrido Ranucci. E anzi, a dirla tutta, la vera polemica non nasce nemmeno dalla politica, o da un’azienda di un altro settore come accade spesso nel contesto dei servizi del programma di Rai 3. A infamare la trasmissione c’è il buon Pietro Sansonetti e il suo Il Riformista, che ieri ha pubblicato un articolo in cui spiegava di avere dei documenti che rivelano il modus operandi di Ranucci per certi servizi. Secondo la testata napoletana, il giornalista e dirigente Rai avrebbe assoldato dei freelance di dubbia provenienza per screditare un certo politico del Nord Italia, garantendo il pagamento della prestazione con la causale di un altro servizio sulla Calabria. Servizi poi non andati in onda. All’accusa hanno risposto oggi sia Ranucci che Report sui social, con il vicedirettore di Rai 3 che ha scritto su Twitter: Bufala del Riformista che presenta come scoop un audio già passato in giudicato. L’audio era stato presentato dal sindaco Tosi ai magistrati. Tosi è stato condannato per diffamazione nei miei confronti a circa 2 anni. La stessa denuncia la prenderà Torchiaro e il suo direttore. Contropiede.

Ma questa è l’ultima carica del battaglione polemico contro Report. Solo due giorni fa, il deputato di Forza Italia Andrea Ruggieri aveva rivelato di aver ricevuto minacce da parte di Ranucci per una vicenda del novembre scorso: il senatore di Italia Viva Davide Faraone aveva svelato in un’interrogazione all’ad di Vigilanza la presenza di una lettera anonima in cui si accusava lo stesso Ranucci di aver compiuto molestie sessuali, con richiesta a Fuortes (ai tempi direttore della Rai) di aprire un’inchiesta contro la trasmissione. Ruggieri disse di aver cestinato la lettera – per infondatezza – limitandosi a chiedere alla Rai di fare chiarezza sui fatti; Ranucci negò tutto contrattaccando che i politici volevano trovare una strada per sostituirlo. Tutta questa storia, dalla lettera senza mittente ai messaggi minatori, riguarda il mese di novembre. Ma ieri, in Commissione di Vigilanza a Roma, Ruggieri ha rievocato il fatto citando, per la prima volta pubblicamente, la storia di alcuni messaggi minatori ricevuti contro di lui e diffamanti nei confronti di Berlusconi, presidente di Forza Italia.

November rain totale per Ranucci e Report. Se vi ricordate, infatti, novembre era stato anche il mese delle polemiche novax contro la trasmissione di Rai 3 per un servizio che aveva fatto arrabbiare Italia Viva, Pd e Forza Italia. Era il solito servizio rognoso di Report: tante testimonianze, viaggi in tutto il mondo, musichette tricky e quella dannata conclusione che pare sempre un finale di un film, con la verità finalmente svelata ma con il mondo che, impossibilitato a reagire, continua ad andare avanti. Era un servizio un po’ lobbistico sul business delle grandi casa farmaceutiche riguardo la terza dose, che in un periodo di discussione sul booster in Italia aveva fatto innervosire molti, e accrescere il dubbio in altri.

Cosa succede, fra minacce, contropiedi e Riformisti, signor Ranucci? A Report dal 2017 come erede del totem Milena Gabanelli, dal 2020 è anche vicepresidente di Rai 3 dietro al numero uno Franco Di Mare. Un bel balzo che, forse, fra quei sorrisetti a fine servizio e un’inchiesta di troppo su qualche caso partitico, ha alzato la polvere. Una polvere che lui accusa i politici di sniffare (secondo Il Riformista), ma che adesso l’opinione pubblica si domanda se non ne abbia lui sotto al tappeto. D’altronde la sua è una sfida aperta con i politici, presi di mira in senso ecumenico (come disse durante un’ospitata a Dimartedì). Ma proprio è proprio per questo che la trasmissione si è ritrovata in un fuoco incrociato, da destra e da sinistra – e sul piano teorico è anche giusto, visto che questo servizio pubblico parla di inchieste e storie scomode, definito il-fiore-all’occhiello-del-giornalismo-d’inchiesta.

Il caso del servizio sull’arricchimento delle case farmaceutiche tramite la comunicazione confusa della terza dose era stato un assist involontario del servizio pubblico per certi parlamentari di destra, scatenando, ovviamente, le critiche della sinsitra – c’era anche Forza Italia. Renzi in particolare è sempre stato molto aggressivo nei confronti di Report, in particolare quando la trasmissione mandò in onda l’inchiesta sulla fondazione Open – per cui in questi giorni è stato chiesto il rinvio a giudizio del politico – e l’altrettanto discusso servizio sulla sua presenza negli Emirati Arabi durante la caduta del Governo Conte. Insomma i partiti utilizzano Report come un’arma ed è anche per questo che, a un occhio imparziale, la trasmissione sembra essere la parte buona, quella indifesa contro i potenti

Ma adesso che le accuse contro Ranucci sono gravi, subire anche l’offensiva di un media – in una sorta di patto non firmato fra competitor del settore sullo spread della verità e la sua difesa – mette la trasmissione in un’insolita situazione di accerchiamento totale. E per il suo conduttore perdere forse un po’ di credibilità. Negli anni  altre testate hanno spesso mostrato segni di irriverenza verso la trasmissione di Ranucci e il suo conduttore, ma questo è un attacco frontale, per quanto smentito dalla parte offesa. Una storia – un thriller, se così lo si voglia chiamare – che dimostra come i giochi di potere siano fendenti tali e quali a quelli che si vedevano su House of Cards. In cui almeno si distinguevano (almeno per simpatia di sceneggiatura) gli pseudo-buoni e gli pseudo-cattivi. Nel dramma di Cinecittà di Ranucci contro tutti, al momento, i confini sono molto più indefiniti.

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