Resistenza: opporsi ad una forza, con la maiuscola è bandiera della libertà

Resistenza una parola semplice dal significato chiaro, che ci consente di descrivere ogni opposizione ad una forza. Per questo trova infinite applicazioni pratiche, dalla tecnologia all’ingegneria, e ha saputo conquistarsi uno spazio anche in ambito sportivo. Ma se la trovate con la lettera maiuscola, Resistenza indica tutti i movimenti che si sono opposti ai fascisti e ai nazisti durante la seconda guerra mondiale. I protagonisti della Resistenza hanno combattuto per riconquistare la libert, spesso pagando con la vita, perch noi potessimo viverla.

Un’origine meccanica. La parola resistenza deriva dal latino resistĕntĭa(m), ed composta da un prefisso re (indietro) e sistere, che significa fermare, fermarsi. Un verbo gi deciso nel suo significato, fondato su una antica radice che indica lo stare. Ulteriormente rafforzato da quel prefisso che rende ancora pi forte l’azione di contrasto, di opposizione, capace di respingere la forza cui si oppone per quanto potente possa apparire.

Non questione di un attimo. Con una costruzione di questo tipo pi facile capire come la parola resistenza abbia acquisito un significato che non si esaurisce nella reazione di un momento. piuttosto una capacit di perseverare, un rifiuto che non si ferma ad un semplice no ma pu sopportare nel tempo il prezzo dell’opposizione, pu insistere e reggere fino a quando la minaccia non sconfitta. Un preambolo che serve a comprendere come resistenza abbia acquistato una serie di significati anche in campo figurato che cercano di descrivere proprio questa capacit che dura nel tempo.

Dalla struttura alla fatica. cos che resistenza diventa una delle propriet di un materiale capace di reggere alle sollecitazioni pi diverse, di non rompersi una volta colpito, di non strapparsi o deformarsi se aggredito. Questa capacit si ritrova quando dobbiamo descrivere quella che i vocabolari chiamano robustezza fisica o psicologica rispetto alle malattie e alle avversit (De Mauro). la resistenza alle fatiche o alle avverse condizioni climatiche che pu diventare proverbiale: una resistenza fuori del comune. Quella descritta da Pier Paolo Pasolini in un verso di Trasumanar e organizzar: Bisogna essere molto forti per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe e una resistenza fuori del comune.

Una dote e una disciplina. La resistenza di un atleta, la sua capacit di affrontare uno sforzo regolare e prolungato, una dote che stata messa in evidenza in molti ambiti sportivi in particolare in relazione a quelle gare dalla lunga durata destinate a chiedere un impegno straordinario ai partecipanti. Pensiamo alla maratona o alle gare atletiche di fondo come quelle dei marciatori che obbligano ad uno sforzo regolare, misurato e prolungato. Altri atleti, come i calciatori, sono chiamati invece a un impegno costante per la durata della gara ma devono essere capaci di momenti di particolare intensit. Nel sollevamento pesi la resistenza la ripetizione continuata dello stesso esercizio mentre nei concorsi ippici si chiama resistenza una prova che dura pi giornate.

Quando nasce la Resistenza. Spesso si accostano l’antifascismo alla rivolta armata contro l’esercito tedesco e i nazi fascisti che occupavano l’Italia durante la Seconda guerra mondiale. E se da un punto di vista politico questo accostamento comprensibile perch unisce gli avversari della dittatura e chi si opponeva alla libera espressione del pensiero, l’origine dei due termini molto diversa. L’antifascismo nasce come opposizione al regime instaurato con la violenza da Mussolini e dalle sue camicie nere fin dagli anni Venti. una opposizione che presto diventa clandestina vista la spietata repressione fatta di omicidi politici, arresti e processi farsa contro chiunque non accettava la dittatura. Dopo l’8 settembre 1943 e il disfacimento del regime fascista, mentre Mussolini crea lo stato fantoccio di Sal, l’Italia occupata dalle truppe naziste: la guerriglia scatenata dagli antifascisti che spesso precede e accompagna l’avanzata delle forze alleate nella liberazione della penisola si chiamer Resistenza e diventer un modello per definire la lotta di tutti i popoli che si oppongono all’oppressione.

Ma lo scopriranno dopo. Migliaia di partigiani parteciperanno a quei 20 mesi di lotta, compresi moltissimi soldati del Regio esercito che non esitarono a combattere contro i tedeschi. Ma nessuno di loro sapeva di partecipare ad una pagina storica che avrebbe restituito dignit all’Italia dopo l’infamia fascista e nessuno la chiamava Resistenza. Quel nome compare negli anni Cinquanta nelle lezioni dello storico Federico Chabod e come ricorda Patria indipendente, la rivista dell’Associazione nazionale partigiani italiani, soprattutto nella prima Storia della Resistenza di Roberto Battaglia pubblicata da Einaudi nel ’53.

Un contributo decisivo. Le azioni militari compiute dai partigiani durante la resistenza sono state un supporto decisivo per l’esito del conflitto. Non sono loro ad averlo rivendicato: sono i comandanti delle truppe alleate che l’hanno ripetutamente riconosciuto. Sono i verbali dei comandanti militari tedeschi ad ammetterlo durante i pochi processi che hanno subito. Basta leggere le dichiarazioni di Albert Kesselring, comandate delle forze d’occupazione tedesche in Italia, responsabile di una sanguinosa scia di orrendi crimini. Fra il 1943 e il 1945 decine di migliaia di civili, tra loro bambini, donne, vecchi, vennero uccisi nel corso di 2.273 stragi compiute dai nazisti e dai fascisti, in una geografia dell’orrore che non risparmia un angolo d’Italia. In questo lugubre elenco vi sono nomi conosciuti, come Stazzema, Marzabotto, Fivizzano, Fossoli, Cefalonia, accanto a un elenco impressionante di localit grandi e piccole che si fa fatica a trovare anche sulla carta geografica.

Impuniti. Dopo la fine della guerra Kesselring fu processato a Norimberga per crimini contro l’umanit, e condannato a morte nel 1947. Tale condanna fu per commutata in carcere a vita. Dopo soli cinque anni, invece, pot uscire, per asseriti motivi di salute. Tra i responsabili della strage delle Fosse Ardeatine (335 trucidati) il comandante delle SS a Roma Herbert Kappler, che era stato arrestato dagli inglesi, nel 1947 fu processato e condannato all’ergastolo da un tribunale militare italiano. Rinchiuso nel carcere di Gaeta, nel 1976 fu trasferito all’ospedale militare del Celio per motivi di salute. Da qui per evase, con l’aiuto della moglie, il 15 agosto 1977, provocando un enorme scandalo e le dimissioni dell’allora ministro della Difesa Vito Lattanzio. Erich Priebke, aiutante di Kappler, fu arrestato in Argentina ed estradato in Italia solo nel 1995. Fu processato per l’eccidio nel 1996, ma il tribunale militare giudic il reato estinto, suscitando le proteste dei familiari delle vittime e sdegno nell’opinione pubblica. Condannato all’ergastolo dalla Corte d’appello (1998), lo scontava agli arresti domiciliari. morto nell’ottobre 2013, aveva da poco compiuto cento anni. Una macchia vergognosa sul dopoguerra.

La Resistenza e il 25 aprile che non un giorno qualsiasi. La festa nazionale ricorda la Liberazione dall’occupazione nazifascista e non la fine della guerra (in Italia avvenne il 3 maggio). In quel 25 aprile il Comitato di liberazione nazionale dell’alta Italia proclam l’insurrezione di tutti i partigiani. Cio il giorno in cui abbiamo riconquistato la dignit che il fascismo aveva infangato con la dittatura, le leggi razziste (altro che razziali), l’abolizione delle libert civili, l’alleanza con i nazisti. In quel Comitato c’erano esponenti politici molto diversi, cattolici, socialisti, comunisti, liberali. Convinti che l’interesse e la dignit del paese dovessero essere prevalenti rispetto a ogni egoismo politico. lo spirito della Costituzione, ancora oggi una delle pi moderne e avanzate del mondo. Perch onorare il 25 aprile lo spieg con semplicit Vittorio Foa, uno dei padri della nostra Repubblica, nel corso di un dibattito televisivo, rivolgendosi ad un parlamentare della destra: Se avesse vinto lei io sarei ancora in prigione. Avendo vinto io, lei senatore della repubblica e parla qui con me.

18 aprile 2023 (modifica il 18 aprile 2023 | 21:38)

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