di Antonio Macaluso
La pandemia da Covid-19, con il suo vigliacco ma ormai scoperto moto ondulatorio, dovrebbe averci insegnato che la parola fine è ancora lontana da poter pronunciare
Era solito ripetere, un nostro antenato – il drammaturgo Publilio Siro – che corre meno pericoli colui che, anche se è al sicuro, sta in guardia. Da abitante di un mondo già allora pieno di insidie – parliamo di epoca ante Cristo – aveva capito che la prudenza può salvarti la vita. Un’evidenza che – un paio di millenni e molti esempi dopo – a parecchi abitanti dell’Urbe ancora sfugge. La pandemia da Covid-19, con il suo vigliacco ma ormai scoperto moto ondulatorio, dovrebbe averci insegnato che la parola fine è ancora lontana da poter pronunciare.
I dati rilevati in questi ultimi giorni, che incoronano il Lazio e Roma al poco lusinghiero primo posto della classifica di diffusione del virus, sono l’ennesima dimostrazione che i vaccini – da soli e comunque non assunti da tutta la popolazione – non possono essere il solo scudo per difendersi. La verità è che dopo due anni di clausura e semi clausura, interrotti solo da qualche sprazzo estivo di libertà in stile ante pandemia, la voglia di riprenderci la nostra vita prevale spesso sulle regole della prudenza.
Ma questo è il classico caso nel quale vince – si salva dal contagio – chi è più paziente, più forte, più stratega in questa lunga guerra col virus maledetto. Meglio di altri il disincantato romano – forte della sua storia ultra millenaria – dovrebbe sapere che abbassare la guardia è sinonimo di pericolo: ieri i rudi barbari invasori, oggi il raffinato virus trasformista.
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16 marzo 2022 (modifica il 16 marzo 2022 | 07:15)
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, 2022-03-16 17:08:00, ,
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