Ricorsi al Tar, la preside Ferrario: Fanno male ai loro figli, così non li abituano alle difficoltà

Negli ultimi anni, l’aumento dei ricorsi al Tar contro le bocciature in ambito scolastico ha acceso un dibattito infuocato tra genitori, insegnanti e istituzioni.

Ma, vale davvero la pena rivolgersi al tribunale? Amanda Ferrario, preside dell’Istituto Tosi di Busto Arsizio, esprime un punto di vista schietto su questa pratica nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Ricordando la sua esperienza passata come preside a Milano, Ferrario racconta di un caso in cui la scuola aveva bocciato uno studente con diverse insufficienze, inclusa una in educazione fisica. I genitori, minacciando azioni legali, fecero ricorso al Tar. “Il tribunale diede ragione alla scuola, spiegando che non ci sono materie ‘secondarie’. È un monito per i genitori che considerano certe materie meno importanti”, sottolinea la preside.

Nonostante il calore della polemica, i dati mostrano che solo uno su dieci dei ricorsi al Tar ha successo. Le cause legali non sono economiche, costando spesso diversi migliaia di euro. “Molti genitori ci pensano bene prima di procedere”, afferma Ferrario.

Ma il costo economico è solo un aspetto della questione. Ferrario avverte che i genitori che fanno ricorso al Tar rischiano di danneggiare i propri figli a lungo termine. “Non li abituano agli ostacoli e alle difficoltà“, osserva. “Inoltre, indica una certa sfiducia nel sistema scolastico, cosa che è un peccato. Di solito, questi genitori hanno ignorato i segnali che ci sono stati durante l’anno scolastico”.

Ta tentazione di cercare vie legali per aggirare le bocciature è forte. Tuttavia, come avverte la preside Ferrario, questa potrebbe non essere la scelta migliore per il benessere a lungo termine degli studenti e potrebbe minare la fiducia nel sistema scolastico. È forse tempo di riconsiderare l’approccio alla questione e di lavorare insieme per creare un ambiente educativo più equilibrato e costruttivo.