Rientrare a lavoro dopo le ferie: come prevenire il burnout (fisico ed emotivo)

lavoro

di Barbara Millucci 04 set 2022

Le vacanze sono sacre. Chi durante l’estate non si è fermato per qualche giorno, staccando la spina al rientro rischia il cosiddetto burnout, un sovraccarico mentale difficile da gestire che porta al crollo psicofisico se non fermato in tempo. La sindrome da burnout scatta quando una situazione professionale viene percepita come logorante dal punto di vista psicofisico. L’individuo, non avendo alcuna strategia comportamentale o cognitiva adeguata a fronteggiare questa sensazione di esaurimento fisico ed emotivo, finisce con il crollare. Proprio quando con l’arrivo dell’autunno dovrebbe dare il meglio di sé.

Il fronte psicologico

Secondo una ricerca dell’osservatorio HR innovation Practice del Politecnico di Milano, soltanto il 9% dei lavoratori italiani dichiara di «stare bene» dal punto di vista fisico, sociale ed emotivo sul luogo di lavoro al rientro dalle ferie. In particolare, il fronte più critico è quello psicologico, per il quale l’impatto più forte è dato dalla cosiddetta «work intensification», ossia la sensazione, dopo la pausa estiva, di esser sempre di fretta e in corsa contro il tempo. Non mancano, poi, gli episodi di ansia e/o stress legati, ad esempio, al carico di lavoro o alle relazioni conflittuali con capi e colleghi. Ben quattro persone su dieci dichiarano almeno un’assenza dal lavoro nell’ultimo anno per malessere emotivo.

Benessere e salute mentale

Costruire un ambiente di lavoro improntato al benessere e alla salute mentale al rientro dalle ferie è fondamentale per promuovere il benessere del personale e percorsi di formazione sulla salute mentale nell’ambiente di lavoro è tra le priorità dei leader HR che vogliono trattenere le persone migliori e contribuire al successo dell’azienda. Sottoporre con regolarità questionari ai dipendenti rimane il modo migliore per capire esattamente cosa succeda nelle loro menti. Ma in base alle ricerche più recenti, vi sono altri metodi da seguire se si vuole costruire un ambiente di lavoro più sano. Gli esperti di coachhub, specializzata nel coaching digitale, ne suggeriscono 3 messe a punto dall’American Psychological Association. Eccole:

1. Lasciare libertà ai propri collaboratori di decidere dove, quando e come lavorare

I motivi per cui non piacciono forme di lavoro flessibile possono variare da azienda ad azienda, ma sostanzialmente possiamo ricondurle a due aspetti: paura e controllo. Se non possono vederti, allora danno per scontato che tu non stia facendo quello che dovresti fare. Secondo quanto si legge “occorre, invece, trovare un modo per fidarsi dei propri dipendenti e allo stesso tempo conquistare la loro fiducia”. In particolare in un periodo di relax, dopo vacanze e ferie.

2. Sviluppare programmi e policy a supporto della salute mentale

Molto di ciò che determina il successo dipende da quanto i dipendenti sono “ingaggiati”. Quando i dipendenti sono demotivati perché di ritorno da vacanze da sogno al mare, l’engagement nelle attività quotidiane subisce un drastico calo. E questo ha un costo enorme per le aziende in termini di soldoni. Anche se instaurare programmi e policy di supporto alla salute mentale dei dipendenti richiede un budget, il costo è trascurabile rispetto alla ridotta produttività, alla mancanza di innovazione, al disinteresse, all’assenteismo e ad altri problemi che derivano dal mancato coinvolgimento delle persone. Programmi che promuovono il benessere sul lavoro e un ambiente di lavoro che si prenda cura delle persone possono fare molto per garantire ai lavoratori una soddisfacente vita professionale.

3. Diversità non implica necessariamente inclusione

Molte aziende parlano di diversità, ma poche ottengono dei risultati concreti. Come sottolinea il coach Kaveh Mir, «diversità non implica necessariamente inclusione. Talvolta, abbiamo diversità, ma non inclusione. Diversità significa avere tutti attorno al tavolo; inclusione significa che tutti sentono di poter parlare liberamente».

I vantaggi del digital coaching per il benessere e la salute mentale

Il digital coaching è un asset potente per le organizzazioni che intendono promuovere il benessere dei propri collaboratori dal rientro dalla ferie. Come dimostra un report commissionato da CoachHub e realizzato da Forrester Consulting, vi sono diversi grandi vantaggi che il coaching porta al benessere dei dipendenti, primi fra tutti: un morale più alto dopo un periodo di distacco e una maggiore apertura rispetto ai processi di business e alle politiche di cambiamento. Più in generale, il report indica come il coaching on demand migliori le performance dei singoli e delle organizzazioni. In base allo studio, le imprese che hanno utilizzato per tre anni la piattaforma di coaching one-on-one basata su AI sviluppata da CoachHub hanno registrato un ROI del 260%, un valore attuale netto di 3,3 milioni di dollari, incrementi di produttività fino a 115,9 milioni di dollari, un miglioramento del 3-5% nella capacità di trattenere i talenti e il risparmio di 1 ora di tempo delle HR per ogni dipendente.

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, 2022-09-04 13:10:00, Secondo gli esperti di CoacHub, le aziende devono sviluppare programmi e policy per la salute mentale dei dipendenti. Ecco i loro 3 consigli, Barbara Millucci

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