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di Aldo Grasso
La scomparsa del radiocronista rinnova il ricordo della leggendaria Tutto il calcio minuto per minuto
morto Rino Icardi, una delle storiche voci di “Tutto il calcio minuto per minuto” e di tante trasmissioni radiofoniche della Rai, sportive ma non solo. Si spento a Roma, dove viveva da molti anni. Era nato ad Alessandria il 18 maggio 1937, amava le corse dei cavalli. Icardi era l’ultimo superstite del nucleo dei primi radiocronisti della storica trasmissione, che lui stesso aveva contribuito a lanciare insieme a Roberto Bortoluzzi, Enrico Ameri, Sandro Ciotti e Alfredo Provenzali.Dal 10 gennaio 1960, la domenica pomeriggio, Tutto il calcio minuto per minuto stato il pi straordinario punto d’incontro virtuale per intere generazioni di calciofili. E non solo. Proprio in quegli anni, Franco Fortini scrisse una canzone per Laura Betti (entrata poi nel repertorio di Enzo Jannacci) che a un certo punto diceva: Nella nebbia gelata, sull’erbetta; un occhio alla lambretta, l’orecchi a quei rintocchi che suonano dal borgo la novena; e una radio lontana d alle nostre due vite i risultati delle ultime partite….
Quelle voci erano tutto, erano la magia della radio. A coordinare la trasmissione, nata sull’entusiasmo delle Olimpiadi di Roma, c’era un distino signore, Roberto Bortoluzzi. Il suo stile e la sua professionalit scandivano la cerimonia attraverso collegamenti con i principali campi di gioco (inizialmente la copertura era limitata ai quattro campi principali). Era una specie di radiodramma dal vivo che serviva gli squisiti veleni dell’attesa e della speranza. Nel 1968 la formula fu ampliata per raccontare lo svolgimento di tutte le partite, a partire dal primo minuto (Bortoluzzi sar poi sostituito da Massimo De Luca, quindi da Alfredo Provenzali).
Quelle domeniche pomeriggio con l’orecchio incollato al transistor, quei trasalimenti per un’interruzione (scusa Ameri, scusa Ameri), quella gente accalcata attorno alla radio di un bar sono schegge di una cerimonia tanto emozionante quanto lontana: una colonna sonora collettiva, il mito dell’Italia finalmente unita. Tutto il calcio metteva in scena un’idea di racconto sociale (la diretta coi campi di calcio scandita dall’interruzione dei gol), negli anni in cui la radio era ancora il medium egemone.
Col tempo, la drammaturgia della trasmissione cambiata. Un tempo, per conoscere se la squadra del proprio cuore aveva segnato o meno, bisognava percorrere tutta la litania dei collegamenti: l’attesa era misteriosa, gravida di suspence. Era un calcio raccontato in diretta ma con un pizzico di differita che ne esaltava l’apprensione, la morbosa inquietudine. Poi le interruzioni che annunciano il sospirato o disperante goal sono state innescate a tambur battente, provocando sostanziali variazioni di stile.
7 marzo 2023 (modifica il 7 marzo 2023 | 15:56)
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