di Giangiacomo Schiavi
Occhi puntati sul piccolo esercito che pratica il bene senza finzione e da anni rimane il vero collante di una societ smarrita. Come diceva Ermanno Olmi: Quel che si fa conta molto di pi di quel che si dice
A essere sinceri c’ poco da stare allegri, con la guerra ancora nei titoli di testa, l’orrore insensato dei massacri, la ferocia iraniana, l’Europa delle mazzette, la crisi energetica e la disuguaglianza che cresce con la povert e le code a Pane quotidiano. E poi c’ la transizione, lunga, infinita, ecologica e digitale, il clima impazzito, il lavoro che c’ e non c’, la dispersione scolastica, l’ascensore sociale inceppato che lascia briciole ai pi giovani e sensi di colpa a pi vecchi. Se ci mettiamo il Covid potremmo anche chiudere bottega, mani in alto e stop, rassegnati all’infantile regressione in cui la paura vince su tutto e non vale la pena darsi da fare per cambiare le cose, perch le cose non possono andare diversamente. Invece no: anche nel mondo che ci appare sbagliato nei tanti egoismi e negli utilitarismi, a noi piace chi va controvento e ignora quelli che dicono “non c’ niente da fare”, distinguendo tra quello che dis-umano e quel che resta di umano.
C’, per fortuna, un piccolo esercito che pratica il bene senza finzione e da anni rimane il vero collante di una societ smarrita: volontari, preti, educatori, maestre, insegnanti, imprenditori, giovani, pensionati, professionisti di ogni tipo capaci di restituire agli altri, ai pi sfortunati, qualcosa di quello che nella vita hanno ricevuto. Ogni tanto opportuno uscire dalla confort zone che diventa pericolosa indifferenza e alzare lo sguardo intorno a noi: c’ sempre qualcosa da fare “e quel che si fa conta molto di pi di quel che si dice”, sintetizzava Ermanno Olmi ( foto) nel film Centochiodi, spiegando che conta “non quante cose facciamo ma con quanto amore facciamo le cose”. Amore una parola da riesumare insieme con gentilezza, responsabilit e rispetto in questo inizio d’anno difficile, che mette alla prova la capacit di resistere e reagire, riconoscendo come ha scritto Calvino “chi e che cosa in mezzo all’inferno non inferno”, e dargli spazio. Allo sdegno per la Pace che non arriva, per l’Ambiente calpestato, per i Diritti violati delle donne e dei giovani, c’ sempre qualcuno che, meno male, invita a contrapporre il coraggio, la volont di vivere e la speranza di cambiare in meglio le cose, “stringendo i pugni, nonostante il tempo, nonostante la morte”, recita una bellissima poesia di Ungaretti scritta dalla trincea del Carso. E’ da questa parte che bisogna stare, dalla parte della persona umana, per far nascere con la fiducia nel nuovo anno una costellazione nuova: potrebbe essere la costellazione della solidariet.
12 gennaio 2023 (modifica il 12 gennaio 2023 | 00:03)
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