Rischio nucleare in Italia, dal cibo allo iodio: il piano di intervento in caso di emergenza

di Fiorenza Sarzanini

Il governo ha approvato il provvedimento con tre scenari qualora dovesse verificarsi un attacco o un incidente in una centrale. Pillole di iodio per le classi di età 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento

2) Il secondo scenario considera un incidente ad un impianto in Europa posto oltre 200 km dai confini nazionali tale da comportare l’attuazione di misure protettive indirette della popolazione, e di altre misure quali la gestione di cittadini italiani che si trovano nel Paese incidentato o che rientrano da esso, e la gestione delle importazioni di derrate alimentari e altri prodotti contaminati.

3) Il terzo scenario considera un incidente ad un impianto posto in qualsiasi altra parte del mondo tale da comportare l’attuazione di misure di risposta quali la gestione di cittadini italiani che si trovano nel Paese incidentato o che rientrano da esso, e di misure per la gestione delle importazioni di derrate alimentari e altri prodotti contaminati.

«La seconda fase è successiva al passaggio della nube radioattiva, ed è caratterizzata dalla deposizione al suolo delle sostanze radioattive e dal loro trasferimento alle matrici ambientali e alimentari. Le principali vie di esposizione sono l’irradiazione diretta dal materiale depositato al suolo, l’inalazione da ri-sospensione e l’ingestione di alimenti contaminati.

«Per ridurre l’esposizione a contaminanti radioattivi e gli effetti che da essa possono derivare, nella prima fase dell’emergenza possono essere disposte le seguenti misure di tutela della salute pubblica:
• indicazione di riparo al chiuso: indicazione alla popolazione di restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, di norma poche ore, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni.

« Sulla base delle valutazioni effettuate, un ipotetico incidente, anche severo, in una centrale europea meno prossima al territorio nazionale non necessiterebbe di misure protettive dirette.
Resta, invece, necessario, in relazione alle deposizioni al suolo, prevedere la predisposizione del controllo radiometrico per la caratterizzazione radiologica ambientale e per il monitoraggio delle matrici ambientali e alimentari per estese parti del territorio nazionale, sulla cui base individuare poi i provvedimenti a protezione della salute pubblica e dell’ambiente da attuarsi analogamente a quanto indicato per il caso di incidente ad un impianto a meno di 200 km.
Sia che l’incidente riguardi un impianto prossimo ai confini nazionali che a distanze maggiori, i provvedimenti di protezione individuati, per la cui attuazione la pianificazione potrà prevedere le relative predisposizioni, dovrebbero comunque essere attuati tenendo conto della reale situazione ed essere valutati necessari in base alle informazioni acquisite dalle autorità del paese in cui si è verificato l’evento, ai dati previsionali sull’evoluzione nel tempo e nello spazio dell’eventuale rilascio radioattivo, nonché, se disponibili, sulla base dei riscontri radiometrici che consentano di caratterizzare in maniera adeguata l’entità e l’estensione della contaminazione».

9 marzo 2022 (modifica il 9 marzo 2022 | 15:53)

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