Roberto Parodi: «Chi va da Salt Bae vuole solo ostentare. Lui? Lo porterei a mangiare la vera carne»

Se l’è già presa con la pizza al Pata Negra di Briatore che ha definito «l’apoteosi dalla burinata» e ora Roberto Parodi — tra le tante — ne ha da dire su Salt Bae. L’ingegnere, scrittore, conduttore, motociclista, nonché fratello della giornalista Cristina e della conduttrice Benedetta Parodi, sul suo profilo Instagram ha appena pubblicato un video che non smette di macinare visualizzazioni: un video con cui stronca il mondo dorato dell’influencer e macellaio turco diventato famoso (e ricchissimo) per la mossetta con cui condisce la carne, e soprattutto la notizia dell’arrivo del suo costosissimo ristorante a Milano, il Nustr-Et (il prossimo anno).

Il video

«Burini di tutta Italia lucidate il suv comprato a rate, preparate il vostro abitino skinny e le vostre scarpe in faggio stringate da mettere senza calze, la morosa con le unghie smaltate dai «China» sotto casa, perché finalmente arriva anche da noi ’sto picio di Salt Bae con le sue manine e le sue ridicole bistecche da 1.700 euro che vi faranno sentire parte di quel mondo luccicante ed esclusivo. Anche se per voi durerà soltanto l’attimo di un selfie, sia chiaro. Come Cenerentola», attacca Parodi nel suo video. Lo ha titolato «La Cafonata del giorno», ed è una critica dopo l’altra al «mito dell’ostentazione pacchiana» che Salt Bae rappresenta: alla gente che va nei suoi ristoranti che «la ricchezza vera manco sa dove sta», ai «wannabe che da Salt Bae fotografano anche il cesso e vivono una vita di rimbalzo», che non conoscono il significato di «understatement» e che soprattutto, sempre secondo Parodi, non si rendono conto di essere presi in giro. «Il motivo vero che mi fa arrabbiare è che oggi i ragazzi sono alimentati da questa fuffa. Pensano che il successo sia riuscire ad andare a mangiare da questa brutta copia di Johnny Depp che vende delle cotolette a mille euro», dice ancora il conduttore nel video. E poi conclude:«Distinguetevi con la cultura, non con le cafonate».

L’intervista

Abbiamo raggiunto Roberto Parodi al telefono per commentare con lui il video che si appresta a raggiungere le 80mila visualizzazioni, parlare del perché ce l’abbia tanto con Salt Bae e con chi va da Salt Bae, e siamo finiti anche a chiacchierare di cultura, di giovani, di ristoranti che costano molto meno di Nustr-Et ma, come insegnano i «casciavit» di Milano, restano i migliori.
Parodi, perché ora ce l’ha con Salt Bae?
«Non ce l’ho con Salt Bae dal quale — specifico subito — non sono andato né mai andrò a mangiare. Ce l’ho con quello che Salt Bae rappresenta: il richiamo della ricchezza, quell’attimo di ricchezza esclusiva ostentata con un post sui social per dire a tutti di essere stati nel suo locale. Questa visibilità effimera, che non corrisponde ad alcun valore, sta diventando sempre più importante nel mondo della comunicazione “facile”, anche in televisione».
Cosa pensa, invece, di chi va da Salt Bae perché ama la sua cucina e può permettersela?
«Non sono contro chi può permettersi 3 mila euro per una cena. Se una persona guadagna bene, si compra un Rolex e va in Papuasia, spendendo 5 mila euro per una cosa o 50 mila per un’altra, ha senso perché acquista oggetti di pregio con alto valore. Però andare a mangiare la pizza con il Pata Negra, che è un abbinamento riprovevole con il solo scopo di mettere una cosa figa sulla pizza. Ma diciamocelo, è da burini, e se la mangi per mostrarla e la paghi sessanta euro — magari senza nemmeno sapere cos’è il Pata Negra — sei scemo tu. La bistecca da 1.700 euro di Salt Bae è la stessa cosa. È un personaggio sgradevole, sgradevole come per me è Briatore. Trovo che abbiano il dono dell’anti-empatia».
Si spieghi meglio. Che cosa la infastidisce?
«Uno vede questo qui che si sbrodola con il sale, che fa la bocca storta, e poi apre steak house in tutto il mondo con un costo medio altissimo: ma che senso ha? Io sono il re delle steak house, le adoro, le conosco benissimo. So io dove mangiarle».
Dica.
«Dal Padellone, in Bovisa: un posto popolare, nella Milano dei “casciavit” (in dialetto milanese «i cacciaviti», cioè gli operai che lavoravano nelle fabbriche, ndr). Ripeto perché lo scriva bene: Il Pa-del- lo-ne. Non c’è confronto con Salt Bae».
Mi è chiaro: a lei non piace, ma Salt Bae è un idolo per tanti. Perché?
«È un modello che funziona un po’ per lo stesso motivo per cui negli anni ’80, mentre non avevano soldi nemmeno per un affitto, in molti a Milano si compravano l’Alfetta a rate. C’è sempre una categoria di persone che proietta il proprio sogno in personaggi come questo: quelle che ancora oggi comprano a rate i vestiti di Armani, che portano la “morosa” nei ristoranti alla moda anche per farle fare il selfie in bagno. Sono «borghesi piccoli piccoli», come nel celebre film con Albero Sordi. Città come Milano ne sono piene».
Per questo Salt Bae aprirà a Milano?
«Aprirà a Milano, poi Firenze, poi Bologna: nelle città con un reddito più alto dove uno spende mille euro anche solo per far sapere che ha speso mille euro».
Nel suo video lei dice che la vera ricchezza non sta da Salt Bae. Dove sta?
«Dove non la vediamo. La gente davvero ricca non va da Salt Bae, perché da Salt Bae si va per solo per fare qualcosa di instagrammabile. Ma se ci va sono contento per Salt Bae. Ci tengo a sottolineare che io non critico lui, ma i burini che vanno da lui».
Cos’è allora la vera ricchezza per lei?
«La vera ricchezza non sono i soldi, ma la cultura, qualcosa per cui distinguersi».
Cominciando dai giovani, che sono i suoi primi fan, come si fa a educare alla cultura milioni di persone che si ispirano a modelli come Salt Bae?
«Bisogna usare le armi dei giovani. Io sono diventato un creatore di contenuti e insisto sul web parlando il loro linguaggio. Faccio fatica perché ho sessant’anni e mia figlia 16. Cerco di comunicare concetti che combattano questo rigurgito di esteriorità, di far notare quanto sia importante la crescita personale, cercando alternative indipendenti. Non puoi consigliare a degli adolescenti Senilità di Italo Svevo, ma Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi sì. Non puoi obbligarli a vedere La corazzata Potëmkin, ma se gli suggerisci di vedere Il buio oltre la siepe ti ringrazieranno. Quando Fiammetta, mia figlia, lo ha guardato, mi ha detto: “Cavolo papà che bel film”». Il web offre anche modelli istruttivi come questo»
Esempi?
«Io adoro gli @unfluencer.s: 7 ragazzi esperti di arte, letteratura, scienza. Con i loro video portano cultura fruibile, divertente, facile. Fanno cose da pochi secondi efficacissime. Poi se uno è maranza è un maranza (in dialetto milanese un villano, un cafone, una persona che non vuole capire, ndr)».
Conoscendo le sue sorelle, lei è sempre il più diretto…
«Sì, Benedetta è sempre compita, Cristina istituzionale. Io non sono né compito né istituzionale».
Questo rende la sua comunicazione più efficace?
«Certo. Un esempio? Il mio video sulla Tesla ha fatto il botto. Io sono un ingegnere, ho dato una visione sul futuro delle macchine elettriche e ho spiegato con dei dati che in futuro al massimo le elettriche saranno macchinine di città. Ho preso il mio “naftone” della domenica per fare il paragone e dimostrare che costa uguale. Una volta il naftone per dire che l’idea del milionario Elon Musk non è così praticabile, un’altra Salt Bae con la sua bistecca, ma il messaggio è lo stesso: do un messaggio di riconsiderazione. Invito chi mi segue a non ammirare queste persone: bisogna capire bene chi si vuole diventare e trovare altri modi per distinguersi»
Ma se Salt Bae, dopo questo video, la invitasse a mangiare la sua bistecca?
«Che vada a quel paese. Anzi, vada al Padellone. Meglio ancora: lo invito al Padellone e gli faccio fare pure brutta figura».

(©) RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-10-11 13:27:00, Il conduttore, scrittore, ingegnere, e ora anche influencer, ha pubblicato un video su Instagram in cui si scaglia contro il mondo di «burini» e «wannabe» rappresentato dal macellaio turco che a Milano sta per aprire uno dei suoi costosi ristoranti, Fabiana Salsi

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