Roma, morì per una curva pericolosa: a processo tre dirigenti comunali

di Giulio De Santis

L’incidente nel 2015 in viale Gandin (Ottavia). Sotto accusa i dirigenti del Municipio XIV competenti sulla sicurezza stradale. Secondo la Procura i rischi erano noti da quattro anni

L’assenza di prevenzione mirata alla garanzia della sicurezza stradale è la causa della morte di Matteo Piemontese, 40 anni, sposato, deceduto precipitando da un cavalcavia con la macchina per la mancanza di una barriera protettiva in viale Gandin all’altezza del Gra (grande raccordo anulare). A sostenere l’accusa, è la procura che ha ottenuto il rinvio a giudizio di tre dirigenti del Municipio XIV. Il reato contestato: omicidio colposo. Il fatto risale all’8 agosto del 2015. Una tragedia evitabile se in quattro anni i tre dirigenti avessero preso le iniziative per rimuovere un pericolo conosciuto fin dal 2011. A finire sul banco degli imputati, tre dipendenti del comune che hanno occupato la poltrona di dirigente dell’Uot del Muncipio XIV tra il 5 maggio del 2011 e il giorno dell’incidente mortale.

Il primo ad aver ricoperto l’incarico, fino al 26 ottobre del 2014, è stato Antonio Adamo. A sostituirlo, Cesare Tabacchiera, rimasto fino al 23 giugno del 2015. Infine l’ultimo a ricoprire questo ruolo fino al giorno dell’incidente è stato Giancarlo Babusci, oggi alla guida della direzione comunale competente alla gestione delle ville, dei parchi storici, e dei musei scientifici. Secondo la procura, in cinquantuno mesi i tre imputato avrebbero dovuto collocare su viale Antonio Gandin un sistema di illuminazione pubblico oppure dei segnali di pericolo. Sarebbe stato doveroso anche l’installazione di una barriera protettiva. Tre iniziative che, se adottate, avrebbero impedito la tragedia avvenuta nell’estate di sette anni fa, secondo l’accusa.

La cronaca di quanto accaduto la sera dell’8 agosto del 2015 spiega perché le omissioni sarebbero la causa del dramma. Piemontese sta percorrendo con la sua auto, una Hyunday, viale Antonio Gandin. La strada è un lungo rettilineo, e l’ultima parte, prima dell’ingresso sul Gra, è anche in pendenza. A complicare la situazione, la presenza di una curva a gomito poco prima dell’entrata nel Gra. Piemontese non imbocca la curva con la dovuta attenzione. Sfonda la barriera metallica e precipita nel vuoto. Ma non per colpa di una sua disattenzione, secondo l’accusa. Quando raggiunge l’ultimo tratto, non vede la curva perché non ci sono lampioni. Avrebbe potuto immaginarne la presenza, se fosse stato piantato qualche cartello di pericolo. Invece nulla.

Infine, ad attutire gli errori di un guidatore disattento, sarebbe bastata un contenitivo di protezione. Una volta urtato, avrebbe frenato la macchina, ormai fuori controllo. Piemontese, secondo l’accusa, invece non ha potuto fare affidamento sulla presenza di neanche uno dei tre accorgimenti. Che avrebbero dovuto essere fatti montare dagli imputati, dato che la pericolosità della strada sarebbe stata un’emergenza nota presso il Municipio XIV. In un primo momento sono stati indagati anche due dirigenti dell’Anas. Per cui poi è stata decisa l’archiviazione.

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20 settembre 2022 (modifica il 20 settembre 2022 | 07:15)

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