Rotazione degli incarichi per i presidi, Giannelli (ANP): Nella scuola basso rischio di corruzione [VIDEO]

Durante il talk di Orizzonte Scuola dedicato ai dirigenti scolastici, è intervenuto Antonello Giannelli, presidente di ANP. Tra gli argomenti trattati c’è quello legato alla rotazione degli incarichi anche per la dirigenza scolastica, cioè la possibilità per i dirigenti scolastici di ottenere fino a tre incarichi triennali sulla stessa sede, al termine dei quali non potrà più richiesta la conferma nella sede della sede e sarà obbligato a presentare domanda di mutamento. La direttiva prevede che l’anno scolastico 2023/24 sarà per tutti i dirigenti scolastici l’anno di decorrenza dei tre incarichi, considerando come promo incarico quello in essere.

“Sin da subito è ovvio che i dirigenti scolastici, essendo funzionari pubblici, debbano rispettare le leggi come tutti gli altri. Non ci siamo mai tirati indietro dal confronto sull’argomento. Ovviamente, abbiamo chiesto di considerare le peculiarità della scuola e il fatto che finora la rotazione dei dirigenti è stata applicata solo in poche regioni, o almeno solo in teoria, perché nella pratica non è stata mai attuata”, spiega Giannelli.

“Fondamentalmente, questo è dovuto al fatto che le scuole sono state considerate, e continuano ad essere considerate, dalle autorità nazionali come strutture a basso rischio produttivo. Questo perché, come è noto, il volume di affari e l’attività economica delle scuole sono sempre state molto limitate. Tuttavia, negli ultimi tempi, queste cifre sono aumentate. Oggi abbiamo molte scuole che gestiscono diverse centinaia di migliaia di euro, il che ha aumentato le loro possibilità economiche. Tuttavia, ciò non toglie che dal punto di vista del rischio produttivo, le scuole siano oggettivamente strutture a rischio molto basso”, aggiunge.

“Detto ciò, siamo riusciti a convincere il Ministero, che a sua volta ha convinto la Corte dei Conti, che la rotazione dei dirigenti scolastici non può avvenire con la stessa frequenza di altre amministrazioni. Nelle normali amministrazioni, ad esempio, la dirigenza amministrativa ruota ogni sei anni, mentre la dirigenza scolastica può ruotare ogni nove anni. Questo è sicuramente qualcosa che tiene conto della natura specifica delle scuole, che devono instaurare rapporti di fiducia e collaborazione a lungo termine con il territorio e le famiglie”, specifica.

“Inoltre, c’era un’altra questione fondamentale riguardante il calcolo dei nove anni. Ovviamente, da un certo punto di vista, si diceva che se un dirigente scolastico aveva già trascorso molti anni nella sua scuola, superando i nove anni, doveva ruotare, Ma in questa affermazione si dimenticava un principio fondamentale del nostro ordinamento: le leggi e le regole valgono per il futuro, non per il passato. È vero che la legge anticorruzione è in vigore dal 2012, ma è anche vero che non è mai stata applicata nelle istituzioni scolastiche, come ho detto prima. Quindi ci è sembrato corretto cominciare a conteggiare il numero di anni dal 1° settembre dell’anno corrente, tenendo eventualmente conto degli incarichi in corso alla data del 23 settembre. Questo significa che ci sono persone che potranno rimanere altri nove anni, altre otto, altre sette. Ribadisco ancora una volta che la rotazione è un obbligo per un ufficio scolastico”, sottolinea.

“Certo, se un dirigente chiede di cambiare scuola e c’è un posto libero, può farlo senza problemi. Il direttore dell’ufficio scolastico può occuparsi di questo e non c’è nulla che lo impedisca. Quindi, non dobbiamo confondere la rotazione come misura anti-corruzione con un normale strumento per cambiare incarichi, che serve anche a migliorare l’esperienza personale. È ovvio che molti colleghi vogliano essere assegnati a una scuola di una fascia più alta, con una retribuzione migliore, o semplicemente a una scuola più prestigiosa o comoda dal loro punto di vista. Questi due aspetti possono tranquillamente coesistere. Quindi, penso che sia stato fatto un buon lavoro e riteniamo che alla fine la posizione assunta dall’amministrazione sia equilibrata, come indicato nella direttiva che è stata pubblicata”, conclude il presidente dell’Associazione nazionale presidi.

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