Un’indagine della Guardia di Finanza ha fatto emergere una situazione agghiacciante: una Dsga, direttrice dei servizi generali e amministrativi, dell’Istituto comprensivo di Villa Estense, in provincia di Padova, ha dirottato sul suo conto personale 83.640,43 euro, soldi che la scuola avrebbe invece dovuto versare a vari fornitori. Lo riporta Il Mattino di Padova.
La donna ha agito così ben 76 volte. Il suo modus operandi era semplice: al posto di inserire il codice iban delle aziende a cui la scuola doveva dei soldi, inseriva il suo. Il meccanismo era questo: mentre i mandati di pagamento e le relative distinte, firmate anche dal dirigente scolastico, riportavano i nominativi e le coordinate bancarie dei legittimi creditori – fornitori, consulenti, famiglie – i corrispondenti file in formato “.xml” (generati dal programma di contabilità Argo Bilancio) inviati alla banca indicavano quale beneficiario il nominativo della Dsga, nonché l’addebito sul conto corrente postale a lei intestato.
La cifra da risarcire
L’ex Dsga, che ora ha 65 anni, dovrà ora risarcire l’ente pubblico, sia per il maltolto che per il disservizio: più di 93 mila euro il totale imposto dalla Corte dei Conti. A fine dell’anno scorso, la 65enne era già stata condannata dal Tribunale di Rovigo a 4 anni e mezzo per il reato di peculato.
La direttrice amministrativa della scuola (ruolo che ricopriva dal settembre 2017) avrebbe compiuto i misfatti 84 mila dall’ottobre 2018. La situazione era venuta a galla in particolare nel settembre 2020, quando si era insediato un nuovo direttore dei servizi generali amministrativi. Non quadravano, in particolare, le rimostranze dei fornitori, che lamentavano di non esser mai stati pagati a fronte delle distinte firmate e approvate.
L’indagine della Finanza aveva quindi stretto il cerchio attorno alla dipendente pubblica che, fino alle fine del 2020, era assistente amministrativa con funzioni di tesoriere e con delega ad operare sui conti dell’Istituto. Proprio questa posizione le permetteva di mettere in atto il meccanismo truffaldino.
Ecco l’accusa mossa dalla Procura erariale: “La dipendente approfittava scientemente, volontariamente e intenzionalmente della funzione svolta e del ruolo ricoperto per impossessarsi delle somme di denaro di cui aveva la disponibilità”. Lo aveva d’altra parte ammesso lei stessa, sia ai carabinieri che all’Ufficio scolastico regionale, che poi nell’agosto del 2021 aveva comunicato alla lavoratrice il licenziamento senza preavviso.
La giustificazione della donna
In entrambi i casi, la 65enne aveva giustificato il proprio operato in ragione della grave situazione economica che lei e la sua famiglia si erano trovati ad affrontare. La stessa donna si era resa disponibile a restituire la somma indebitamente percepita.
La Procura regionale aveva chiesto per l’ex Dsga una condanna al pagamento di 135.267,49 euro, somma degli 83.640,43 euro sottratti grazie ai bonifici “dirottati” e dei 51,267,06 euro come danno da disservizio all’Istituto scolastico (nel concreto, il 60% delle retribuzioni percepite dalla dipendente nel periodo oggetto di contestazione).
Il Collegio giudicante ha ridotto questa seconda voce, limitandola a 10 mila euro. Il danno da addebitare alla dipendente truffaldina è stato quindi valutato nella somma di 93.640,43 euro. La donna è stata condannata anche al pagamento delle spese legali.
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