(LaPresse) All’alba del 24 febbraio scorso l’esercito di Mosca sferra l’attacco all’Ucraina e su ordine di Vladimir Putin dà inizio all’invasione del Paese. L’operazione militare speciale annunciata dal Presidente russo in tv si rivela subito come un attacco totale e su vasta scala. La capitale Kiev è sotto tiro, diversi razzi colpiscono un centro commerciale e grattacieli. Le forze russe bombardano l’antica città di Chernihiv, distrutto un ponte fondamentale per evacuazioni e soccorsi. Mariupol, città portuale strategica sul Mar d’Azov, diventa simbolo della distruzione della guerra.
Il presidente dell’Ucraina Zelensky definisce “inumano” quello che accade a Mariupol. Il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres descrive la situazione come un “inferno vivente”. Oltre 3,5 milioni di persone sono fuggite dall’Ucraina, le loro sono storie da incubo di morte, distruzione e dolore. Secondo gli Stati Uniti la Russia ha commesso crimini di guerra, “attacchi indiscriminati che mirano deliberatamente ai civili”. La NATO ha stimato che da 7.000 a 15.000 soldati russi sono stati uccisi dall’inizio della guerra. La Russia ha rilasciato poche informazioni. La cifra più recente delle perdite militari dell’Ucraina è venuta da Zelensky il 12 marzo: sono circa 1.300 le persone uccise in azione. La scorsa settimana la Turchia ha ospitato un vertice dei ministri degli esteri russo Lavrov e ucraino Kuleba. Sarebbe possibile una bozza di accordo su alcuni punti: dichiarazione di neutralità di Kiev, smilitarizzazione dell’Ucraina e revoca delle restrizioni sull’utilizzo della lingua russa in Ucraina.
, 2022-03-24 18:47:00, Il bilancio del conflitto da quando è cominciata l’invasione,