Sala, Nardella, Pizzarotti: ecco i possibili «alleati» di Di Maio

di Cesare ZapperiI principali interlocutori del ministro degli Esteri sono alcuni sindaci di grandi città (c’è anche Brugnaro), più difficile il dialogo con Renzi e Calenda La domanda sorge subito spontanea: ora Luigi Di Maio con chi si alleerà? Quesito per nulla ozioso perché appare abbastanza evidente che il ministro degli Esteri non si è limitato a lasciare la «sua» creatura per un dissenso occasionale sulla linea politica portata avanti da Giuseppe Conte ma ha in testa un progetto politico per il futuro. Quale? E con chi? Un indizio lo ha fornito lui stesso nel breve discorso con cui ha annunciato l’addio al Movimento 5 Stelle. «Da oggi ci mettiamo in cammino assieme ad altri interlocutori che lavorano nei Comuni». Ecco, «gli interlocutori che lavorano nei Comuni» sono i sindaci. Quelli come Beppe Sala, primo cittadino di Milano, e Dario Nardella, alla guida di Firenze, che più di altri nei giorni scorsi hanno mostrato interesse e attenzione nei confronti delle mosse di Di Maio. Ma nell’orbita c’è anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che pure ha tentato di consolidare un progetto politico centrista senza grosso successo (il suo «Coraggio Italia» ha subito il distacco del governatore ligure Giovanni Toti e di alcuni parlamentari). Tutti i riflettori, comunque, sono puntati verso quell’area centrale dello schieramento politico italiano che variamente viene definita moderata, centrista, europeista, liberaldemocratica (o liberalsocialista). In questo senso, anche Carlo Calenda e Matteo Renzi potrebbero, sulla carta, entrare nel novero dei possibili interlocutori. Ma non sarà facile. Il leader di Azione, da sempre fiero avversario del M5S, ha già detto che non vuole avere niente a che fare con chi ha quella storia. Quanto al presidente di Italia viva, i suoi giudizi molto duri nei confronti dello stesso Di Maio e dei pentastellati non depongono a favore di un dialogo. Chi invece, malgrado un addio traumatico, potrebbe rientrare in gioco è l’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Anzi, con le sue scelte ha capito prima di Di Maio quale potrebbe essere l’evoluzione dalla protesta alla proposta. Il suo primo commento a caldo è possibilista. «Io e Sala con Di Maio? Ci sono dialoghi in corso con colleghi sindaci, ma è tutto prematuro — risponde all’AdnKronos — Davvero, al momento non c’è nulla. C’è un grande movimento in tutta quell’area ma è tutto prematuro. Io domenica finisco il mandato e sono impegnato a far vincere Michele Guerra. Dopodichè vedremo. La voglia di buttarsi in qualche nuovo progetto, non solo politico, c’è. Non escludo nulla». Ma Di Maio lo ha sentito? «No, non l’ho sentito. Mi fa piacere comunque che abbia citato i sindaci. Un tempo sul mio ruolo da sindaco ebbe altre parole. Di Maio ha maturato un’esperienza di governo ed è arrivato a posizioni in contrapposizione con il passato. Mi ricordo la raccolta di firme no euro, il pressing su di noi per raccogliere firme… fa piacere vedere che le cose cambiano. Certe cose io le dissi 6 anni, evidentemente non erano eresie». Disponibilità al confronto la offre anche il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti: «Di Maio interlocutore al centro? A mio modo di vedere per la via che ha preso certamente sì. Ora occorrerà vedere quali connotati. Ieri sulla politica estera che è molto importante per la collocazione di un partito, Di Maio ha preso delle posizioni molto nette e molto simili mi pare a quelle che hanno altri partiti in Parlamento compresi i nostri amici dei gruppi parlamentari. Dopodiché su Di Maio occorre ancora vedere bene cosa farà, nel senso che Di Maio del balcone dell’abolizione della povertà e dei navigator è qualcosa di molto significativamente diverso da adesso. Se Di Maio ha preso la strada della responsabilità della cultura di governo io ne sono particolarmente lieto perché va ad ingrossare quelle fila che da anni cerco di mettere insieme per dare un po’ di equilibrio alla politica italiana, ma questo ce lo diranno solamente i prossimi mesi». Così Toti a 24 Mattino su Radio 24. E chissà che su questa strada, anche se appare più fantapolitica che una possibilità vera, il ministro degli Esteri e la sua nuova creatura non possano incontrare il collega di governo Giancarlo Giorgetti e qualche altro leghista qualora anche sul Carroccio dovessero manifestarsi istinti scissionisti. E da valutare anche l’interesse che potrebbero avere esponenti di Forza Italia non allineate come le ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. 22 giugno 2022 (modifica il 22 giugno 2022 | 11:54) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-22 09:55:00, I principali interlocutori del ministro degli Esteri sono alcuni sindaci di grandi città (c’è anche Brugnaro), più difficile il dialogo con Renzi e Calenda, Cesare Zapperi

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