Salvini: «L’ho detto a Draghi: non è vero che noi vogliamo farlo cadere»

di Marco CremonesiIl leader della Lega dopo l’incontro a Palazzo Chigi: ma il governo è deludente su alcuni temi, come gli sbarchi «Oggi Draghi ci ha detto: “Alcuni giornali scrivono che io sarei stanco, ma non è vero”. Io gli ho risposto: “Presidente, alcuni giornali scrivono che noi vogliamo far cadere il governo. Ma non è vero”». Matteo Salvini, dopo l’incontro del centrodestra con il presidente del Consiglio sembra assolutamente fiducioso sul fatto che il governo non inciamperà sulla delega fiscale, la riforma tributaria in gestazione: «Non voglio far cadere il governo, anche se su alcuni temi è deludente e mi riferisco per esempio agli sbarchi. E pensare che io ho trascorso giornate intere in tribunale per averne tenuti fuori un centinaio…». Quale è, secondo lei, la novità di giornata? «La novità importante è che c’è la disponibilità del governo a cambiare il testo. Se ci fossimo seduti e ci avessero detto di prendere atto che il testo è immodificabile, sarebbe stato molto diverso. E invece, insieme a tutto il centrodestra di governo, abbiamo ascoltato parole diverse. Ci lavoreremo a Pasqua e a Pasquetta, ma contiamo di portare l’esecutivo su posizioni condivise di equilibrio». Draghi non aveva già detto che non sarebbero state aumentate le tasse? «C’era il rischio, che è stato riconosciuto, che con il cosiddetto “sistema duale” potesse aumentare la tassazione sugli affitti o sui titoli di Stato, più in generale sul risparmio. Noi pensiamo, e sulla carta dicono di pensarlo tutti, che la pressione fiscale non possa aumentare. Letta ci ha detto che facciamo solo propaganda, ma è stato smentito dal governo stesso: ci è stato confermato che abbiamo sollevato preoccupazioni fondate». E sul catasto? Draghi sembra molto determinato alla riforma, anche come fatto di equità… «Tutti siamo d’accordo sulla necessità di far emergere il sommerso del mercato immobiliare, che è stimato tra il milione e il milione e mezzo di casi. Ma abbiamo chiarito che un conto è far emergere il sommerso, un altro l’applicare i valori di mercato agli estimi catastali che farebbero scattare gli aumenti. Ho anche segnalato un tema che mi sta particolarmente a cuore, la rottamazione delle cartelle esattoriali». E il premier che cosa le ha detto? «Mi è sembrato interessato». Ed è fiducioso? «Io l’ho detto a Draghi e anche al ministro Franco: se fossi il responsabile delle Finanze, sarei felice di poter contare sul bel gruzzolo che deriva dalla pace fiscale. Poi, la si chiami come si vuole… ma lo stesso Ernesto Ruffini, il direttore dell’Agenzia delle entrate, ha detto che non sa più dove mettere le cartelle esattoriali. Dopo una pandemia e con una guerra in corso, direi che non possiamo rimandare. Una bella pace fiscale e abbiamo due finanziarie già coperte». Una parte della maggioranza non è d’accordo… «So che il Pd non è favorevole, ma se non lo fa questo governo sarà una priorità del prossimo. L’80% delle cartelle ha un importo inferiore a 10mila euro. Sono tutte risorse che possono essere impiegate per creare lavoro. Ho letto che l’Italia è il secondo paese al mondo con la più grande paura di perdere il lavoro. L’obiettivo è allontanare questa paura». Di riforma della Giustizia avete parlato? E’ una mina sulla strada del governo? «La riforma Cartabia non risolve i problemi della Giustizia, ma è un passo avanti in attesa che gli italiani si esprimano con il referendum di giugno. Il partito dei magistrati di sinistra è del tutto minoritario, ma è sovradimensionato nel Parlamento e nei ministeri. La riforma così come è scritta oggi è figlia di questa mediazione. Noi, cercheremo di migliorarla il più possibile, evitando di creare guai al governo». Dei referendum non parlate poi molto… «I primi 5 titoli dei tg sono sulla guerra, il sesto e sul Covid, il settimo sulle bollette. Parlare di separazione delle carriere dei magistrati è difficile: per questo preferisco parlare di casa, di risparmi e magari flat tax. Ma io spero di arrivare a maggio con il covid archiviato e la guerra ferma”. A giugno ci sono anche le Amministrative. Ma con Fratelli d’Italia continuate a non parlare. Non è un po’ strano? «Guardi, anche le elezioni in Francia hanno fatto vedere che nel centrodestra ci sono tre posizioni diverse: Berlusconi per Macron, Meloni per Zemmour e noi per Le Pen. Detto questo, è altrettanto vero che sui quasi mille comuni che andranno al voto in giugno, quelli su cui ancora non c’è l’accordo non arrivano a dieci. Detto questo, io penso che il centrodestra sarà unito ed è nostro dovere lavorare perché ciò avvenga. E ovviamente, Fratelli d’Italia deve essere della partita». Come è nato il rinnovato rapporto con Silvio Berlusconi? «Abbiamo cominciato a vederci, a frequentarci anche fuori dall’ambito di lavoro. La stima è sempre stata grandissima, ma la frequentazione – stadio, pizzeria, giornate libere – ha suscitato anche l’affetto. E’ una persona fuori dall’ordinario davvero». Abbiamo accennato alla guerra. Non sarebbe il momento di dire “Forza Europa”, vista l’entità della minaccia? «Guardi, ogni giorno ci sono dimostrazioni del fatto che i paesi guardino al proprio interesse particolare: i tedeschi hanno appena detto che non possono fare a meno del gas russo. Noi abbiamo fatto una scelta chiara per l’occidente, per l’Alleanza atlantica e per la pacifica coesistenza tra i popoli. Ho trovato surreale la polemica contro il Papa, reo di aver invitato sotto alla stessa croce una famiglia ucraina e una famiglia russa». Lei però è accusato di essere ambiguo rispetto al conflitto… «E infatti sono seccato, tutti hanno avuto rapporti di lavoro e magari amicizia con un’ampia gamma di leader e paesi, non sempre solidamente democratici. Io sostengo che bisogna fare tutto il possibile per fermare la guerra. In Europa qualche segnale positivo esiste, ma altrove qualcuno alza i toni. Nei confronti dell’Ucraina c’è un’aggressione, non si discute ed è un fatto di una gravità assoluta. Il che non significa che dobbiamo dichiarare guerra al popolo russo. Ma comunque, abbiamo un’altra occasione per mettere alla prova certi partiti». Di cosa parla? «La settimana prossima chiederemo di mettere ai voti la nostra mozione sul ritorno al nucleare. Vedremo cosa ne dicono coloro che non vogliono più il gas russo. Siamo l’unico paese del G20 a non avere centrali nucleari, Boris Johnson ha appena annunciato 9 nuovi impianti, Macron ha detto che ci investirà 50 miliardi e altre ne stanno aprendo in tutta Europa. Mi dicono che daranno risultati tra dieci anni? Se non partiamo non arriveranno mai». Lei ha appena aperto un nuovo fronte, la legge di iniziativa popolare sulla maternità surrogata. Che cosa l’ha spinta? «Dalla sinistra ci divide anche il tema della vita. L’utero in affitto è una pratica barbara e dal sapore addirittura nazista. E’ indecente il corpo della donna che diventa un box per produrre un bambino da comprare per qualche migliaio di euro». 14 aprile 2022 (modifica il 14 aprile 2022 | 07:10) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-14 05:11:00, Il leader della Lega dopo l’incontro a Palazzo Chigi: ma il governo è deludente su alcuni temi, come gli sbarchi, Marco Cremonesi

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