di Massimo FrancoL’ipotesi della trasferta a Mosca di Salvini incontra la freddezza del governo e contraddice la strategia dell’Italia e dell’Occidente Annunciare un viaggio a Mosca per promuovere la pace, come ha fatto ieri il capo della Lega Matteo Salvini, in teoria dovrebbe essere una buona mossa. Ma molto in teoria. In pratica è una fuga in avanti, e un possibile strappo con la strategia del governo di Mario Draghi e dello schieramento occidentale. L’annuncio viene dato nel giorno in cui il premier parla col presidente Volodymyr Zelensky e riafferma l’appoggio all’Ucraina; e dopo che lo stesso Draghi ha telefonato a Vladimir Putin, registrando l’impossibilità di qualunque tregua. Più che un sostegno alla diplomazia di Palazzo Chigi, dunque, l’iniziativa finisce per contraddirla. E promette di acuire i sospetti che dall’inizio dell’aggressione armata pesano sul capo leghista: avere abbracciato un pacifismo di principio che favorisce la strategia russa. Salvini già mette le mani avanti, additando «i ritornelli della sinistra» contro di lui. Ma a ribadire l’esigenza di parlare anche con Putin è il leader del M5S, Giuseppe Conte, in sintonia con il lessico leghista quando dice no alle armi a Kiev. Non si capisce a che titolo Salvini si muova. Fa parte della maggioranza. Ha i suoi ministri. E si è già scottato quando poco dopo l’invasione russa andò al confine tra Polonia e Ucraina invocando una tregua, ma ritrovandosi attaccato da chi ricordava la sua ammirazione per Putin. Nel dichiarare la disponibilità a essere «un piccolo strumento di pace», Salvini sembra non accorgersi della confusione che crea: tanto più che non ne ha ancora informato Draghi. Lo farà, fa sapere, quando il viaggio si concretizza. Ma la freddezza di Palazzo Chigi è palpabile. Anche perché lui e Conte invocano l’«escalation diplomatica», come se l’Europa non cercasse una mediazione da mesi. Il problema è che davanti ha trovato il muro russo. Come minimo, l’idea di un viaggio a Mosca solitario appare dunque surreale. Dire che la Lega vuole «far tornare le parti in conflitto al tavolo dei negoziati», suona velleitario. Prescinde dalla responsabilità di chi bombarda e occupa pezzi di Ucraina. E prefigura un cedimento di fatto all’annessione di una parte di quel Paese . Forse non ha torto chi vede in questo movimentismo l’indizio di un Salvini in difficoltà, superato nei sondaggi dalla destra d’opposizione ma atlantista di Giorgia Meloni. E, oltre che dalle Amministrative, il capo leghista è preoccupato dai cinque referendum sulla giustizia voluti con i radicali. L’ipotesi che non si raggiunga il quorum è prevalente. È indicativa una frase del ministro Giancarlo Giorgetti. Se la consultazione fallisce, non sarebbe «un fallimento per la Lega ma per il sistema Paese». Suona come un’autodifesa preventiva in vista di una sconfitta. 28 maggio 2022 (modifica il 28 maggio 2022 | 09:11) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-28 07:12:00, L’ipotesi della trasferta a Mosca di Salvini incontra la freddezza del governo e contraddice la strategia dell’Italia e dell’Occidente, Massimo Franco