Sanzioni Russia, Draghi: «Un successo completo che non penalizza l’Italia. Candidare Kiev per la Ue? Solo noi siamo a favore»

di Marco Galluzzo La spinta del presidente del Consiglio per la difesa comune: oggi abbiamo tantissimi eserciti e attrezzature militari, ci vorrà tempo per arrivare a un reale coordinamento DAL NOSTRO INVIATOBRUXELLES – Non era scontato e Draghi lo sottolinea. Lunedì i leader hanno fatto le ore piccole ma «l’embargo sul petrolio è stato un successo completo e l’Italia non esce assolutamente penalizzata, anche per noi l’obbligo scatta entro fine anno». In sintesi: «È stato un vertice un po’ lungo ma siamo abbastanza soddisfatti dai risultati, e i punti chiave su cui siamo tutti d’accordo sono che Putin non può vincere questa guerra e che la pace la può decidere solo Kiev». È la sintesi che il premier sceglie al termine del summit. Doveva essere interlocutorio e invece all’Unione è riuscito uno scatto di reni, e Draghi aggiunge due concetti chiave: il complesso delle sanzioni fin qui varato «durerà per molto molto tempo e avrà l’impatto massimo sull’economia russa da questa estate in poi». Certo, il gas resta ancora fuori dal perimetro e il premier riconosce che continuare a comprare energia russa finanzia direttamente la guerra: «Ma in tanti c’è la consapevolezza dell’impossibilità di fare altrimenti, è una situazione frustrante, che mette in grande imbarazzo, che andrà risolta». L’Italia incassa un passo avanti su un tetto al prezzo del gas russo, almeno nel caso di fiammate. C’è il disco verde da tutti e 27 gli Stati, compresa la Germania e l’Olanda: «È stato dato mandato alla Commissione di studiarne la fattibilità, si prenderà del tempo per attuare il meccanismo. Ma l’atteggiamento della Commissione finora è stato abbastanza favorevole su questa ipotesi». I temi affrontati sono tanti e Draghi li passa in rassegna. La crisi alimentare è ormai un dossier che «viene gestito dalle Nazioni Unite, certo anche noi possiamo dare un contributo con la nostra Marina militare, ma questo comporta che da parte russa ci sia il permesso per queste navi di arrivare. Poi c’è la questione più complicata ed è la garanzia che gli ucraini chiedono: che una volta sminati questi porti, non ci siano attacchi russi. Quindi è uno sforzo diplomatico, militare, logistico molto difficile». Un corollario: «Se perdiamo la guerra sulla sicurezza alimentare perdiamo un pezzo di Africa che al momento non è schierato con l’Occidente». A differenza di altri Stati l’Italia rimarca poi una posizione specifica sull’adesione dell’Ucraina alla Ue: «Lo status di candidato trova l’obiezione di quasi tutti i grandi Stati dell’Ue. Esclusa l’Italia. Ma bisogna immaginare un percorso rapido verso questo status. E la Commissione presenterà un rapporto a fine mese». Su questo punto, così come sulla difesa comune, i passi da fare sono ancora tanti. Con altrettanta schiettezza Draghi elenca i gap di una reale integrazione degli eserciti europei. Primo: «La Ue importa il 60% dei suoi armamenti». Secondo: «L’indirizzo della scelta delle armi, di cosa e dove comprare, è nazionale ed è una prerogativa gelosamente custodita dai generali. Quindi bisogna che i generali facciano un sforzo per parlarsi di più». L’esempio pratico va nel dettaglio: «Oggi abbiamo tantissimi eserciti, tantissimi schemi militari, che però non sono interoperabili. Quindi elicotteri di un tipo che non vanno bene per i piloti di un altro Paese. Attrezzature militari che non sono scambiabili». Insomma «ci vorrà tempo per un reale coordinamento». Draghi commenta anche i dati appena usciti dell’inflazione, invita a considerare che quella italiana, se si escludono le voci energia e cibo, «è attorno al 2%». Anche su questo punto, in Italia, «sindacati, imprese e governo devono lavorare insieme». Infine una domanda sul suo futuro: qui sono indiscrezioni, Draghi come futuro leader della Nato, del Consiglio della Ue, della Commissione. Lui, come altre volte, sorride: «No, no, no». E prima di lasciare la sala una piccola gag con il suo responsabile per la stampa estera, Ferdinando Giugliano: in una risposta il premier ha scambiato la parola gas con petrolio. Giugliano ha provato ad avvertirlo: «Ecco perché mi facevi delle facce…». 1 giugno 2022 (modifica il 1 giugno 2022 | 06:39) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-01 04:39:00, La spinta del presidente del Consiglio per la difesa comune: oggi abbiamo tantissimi eserciti e attrezzature militari, ci vorrà tempo per arrivare a un reale coordinamento, Marco Galluzzo

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