«Scala, il mio sogno con West Side Story»

di Giuseppina Manin

La cantante Usa sarà la protagonista del capolavoro di Bernstein, che Steven SPielberg ha riportato al cinema l’anno scorso. «Famiglia di immigrati, in scena ritrovo le mie origini»

Giovedì sera a Parigi ha cantato per la Festa della République. La voce di Nadine Sierra, che da poco ha incantato la Scala come Gilda nel nuovo «»Rigoletto ideato da Mario Martone e diretto da Michele Gamba, si è levata alta e trasparente sotto la Tour Eiffel, issando accanto al tricolore francese la bandiera verdiana del «Sempre libera» da «Traviata». Apertura di concerto travolgente, chiusura emozionante con «Tonight» da «West Side Story» , che Nadine ha duettato con Stanislas de Barbeyrac.

«Un brano che ogni volta mi commuove. Non riesco a cantarlo senza pensare alla mia famiglia, alla sua storia» racconta il soprano americano. Famiglia di immigrati, il padre originario di Porto Rico, una nonna portoghese, un’altra napoletana. «Un mélange di cui vado fiera. Il sangue portoricano che scorre nelle mie vene mi rende Maria, la protagonista del capolavoro di Bernstein, molto cara e vicina. So bene cosa voglia dire nascere con le stimmate di quell’etnia. Dai tempi dell’opera e del film di Robert Wise sono passati oltre 70 anni, ma non è passato il razzismo in America. Di battute stupide e crudeli sui latinos ne ho sentite troppe».

E allora, Maria è ormai iscritta nella sua vita e nella sua carriera. «Nel 2018 l’ho interpretata a Roma in versione semiscenica con Pappano sul podio. Il sogno sarebbe di portarla in scena in una vera produzione, in un grande teatro». Il dio del musical vede e provvede. Il successo di Nadine in «Rigoletto »ha convinto il sovrintendente Meyer a riacciuffarla con diverse proposte. La più tentatrice, una nuova edizione scaligera, 22 anni dopo quella importata da Broadway, di «West Side Story». Lei naturalmente nel ruolo di Maria. «Sarebbe fantastico. Quella storia di esclusione e integrazione è più che mai attuale. Spielberg l’ha ben capito, il suo nuovo film la riporta ai nostri tempi. E interessante sarebbe rileggere la figura di Maria, così innocente e coraggiosa, una piccola Gilda combattiva».

Come lei. «Ma anche come altre donne della mia famiglia, da mia madre alle mie nonne. A quella di Napoli devo l’amore per la buona tavola, a quella portoghese l’amore per l’opera. Nonna Susette aveva una voce bellissima. Voleva cantare, ma suo padre glielo impedì. Erano i tempi in cui una donna perbene doveva essere solo moglie e madre. Dovette rinunciare al suo sogno. Che però è passato a me. Quando mia madre, che aveva capito la sofferenza della sua, si rese conto che avevo ereditato la sua passione, mi incoraggiò a seguirla. Pazienza se a scuola i compagni mi prendevano in giro. Per loro l’opera era cosa da vecchi, per me era tutto. Ho studiato canto al Mannes College di New York, a 16 anni ho debuttato a Palm Beach. E poi è arrivata l’Italia. Gilda a Napoli, Gilda alla Scala nel 2018 con Leo Nucci, il più straordinario dei Rigoletti. Gilda adesso…».

E se Maria è all’orizzonte, nel frattempo ad attenderla ci sono «Lucia di Lammermoor» e «Traviata», nei cui panni tornerà a settembre al Metropolitan. Sempre libera, senza paura, Nadine prosegue sulla sua strada ben sapendo le insidie del mondo dell’opera, del suo maschilismo perdurante. «Il Me Too ha fatto emergere violenze e ricatti. È successo anche a me. Non mi sono fatta intimorire, bisogna dire no con fermezza. Subito, non vent’anni dopo». Soddisfazioni tante, un solo cruccio. «La solitudine. Questo lavoro ti porta lontano dalle persone care, dopo lo spettacolo ti ritrovi sola. Un compagno mi piacerebbe, ma gli uomini sono troppo deboli per condividere una vita complessa come la mia».

16 luglio 2022 (modifica il 16 luglio 2022 | 21:45)

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, 2022-07-16 19:47:00, La cantante Usa Nadine Sierra sarà la protagonista«Famiglia di immigrati, in scena ritrovo le mie origini», Giuseppina Manin

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