Scontro nucleare o cessate il fuoco: i due scenari della guerra (e perché il primo si sta rafforzando)

di Gianluca Mercuri

Sconfiggere Putin definitivamente a costo di rischiare la catastrofe, o evitare in ogni modo la catastrofe, a costo di un accordo sporco? Il dilemma di leader e strateghi occidentali si fa sempre pi stringente. E la linea oltranzista si rafforza

C’ chi vuole andare dritto: sconfiggere Putin in modo definitivo , a costo di rischiare il conflitto nucleare. E c’ chi invece vuole rallentare in curva: evitare lo scontro nucleare, a costo di rischiare di non sconfiggere in modo definitivo Putin.

In sintesi, con molti distinguo e numerose sottovarianti possibili o prevedibili, sono questi i due filoni che si scontreranno nelle prossime settimane e mesi. Con l’ormai prossimo anniversario della guerra — e una recrudescenza del conflitto data da tutti per certa in primavera, se non gi in corrispondenza della prossima data simbolo — sentiremo esperti, analisti, leader e sottoleader occidentali confrontarsi su questi due scenari. Tutto, come sempre, partir in America e l si concluder. L si discuter il da farsi sulle grandi riviste di geopolitica e nelle stanze del potere, l si decider se non escludere pi a priori l’Armageddon con la Russia, o se continuare ad alzare il telefono cento volte al giorno per evitarlo.

La pressione di Putin su Biden

Putin che sta per mettere l’Occidente di fronte alla necessit di una scelta. Il leader russo sta organizzando una nuova armata di mezzo milione di uomini e una nuova invasione. disposto a pagare qualsiasi prezzo e a sopportare qualsiasi peso, in una tragica parafrasi delle celebri parole kennedyane, per ottenere un risultato che sia quanto pi lontano possibile da una sconfitta. Come spiega Thomas Friedman sul New York Times, Putin sta praticamente dicendo a Biden: non posso permettermi di perdere questa guerra, e dunque far di tutto per assicurarmi una fetta di Ucraina che possa giustificare le mie perdite. E tu, Joe? E i tuoi amici europei? Siete pronti a pagare qualsiasi prezzo e a sopportare qualsiasi peso per sostenere il vostro “ordine liberale”?.

Qualsiasi prezzo vuol dire affrontare il rischio di un coinvolgimento diretto nel conflitto, e quindi di un’escalation nucleare. Al contrario, per scongiurare quel rischio, serve fermare a un certo punto la guerra. Serve cio un accordo sporco, non perfetto in termini di valori e forse nemmeno di interessi, dal punto di vista dell’Occidente. Una fetta d’Ucraina che possa placare Putin. Sempre che davvero si plachi.

I due studiosi simbolo

molto complicato scegliere due sole personalit che riassumano scenari cos distanti e dalle conseguenze cos decisive. Per i due analisti in questione si prestano. Vediamo chi sono.

  • Robert Kagan Storico, 65 anni, consigliere di presidenti sia repubblicani sia democratici, uno degli esponenti pi noti della dottrina neocon, da neoconservative. Si tratta della scuola di pensiero che predica la missione globale dell’America e la necessit di difenderla e realizzarla con la forza ogni volta che i suoi interessi e valori fondamentali — suoi e dell’ordine mondiale che ha costruito — siano minacciati da una potenza rivale. Con un po’ di semplicismo, ma non troppo, lo si pu considerare un audace mix tra principi moralisti e internazionalisti tipicamente di sinistra e politica imperiale e volont egemonica pi tipiche della destra. Kagan fu uno dei pi convinti sostenitori dell’invasione dell’Iraq.
  • Richard Haass Ex diplomatico, 71 anni, tra gli artefici del processo di pace nordirlandese. Per decenni funzionario chiave in varie amministrazioni repubblicane, da Reagan ai due Bush. Ha opinioni meno nette e meno prevedibili di quelle di Kagan, pi tendenti al pragmatismo e meno alla rigidit dei principi . Ai tempi dell’Iraq, per esempio, lavorava al Dipartimento di Stato e si disse contrario al 60% all’invasione. Pi di recente, invece, stato durissimo con la scelta dell’amministrazione Biden di ritirarsi dall’Afghanistan.
Scenario numero 1: vittoria totale su Putin

quello perseguito in Occidente dai Paesi che diffidano storicamente della Russia e che in questa guerra vedono l’occasione per ridimensionarla in modo definitivo se non disintegrarla : i baltici, la Polonia, ovviamente l’Ucraina e anche la Gran Bretagna, in particolare quando la guidava Boris Johnson. Al loro oltranzismo Kagan d l’impianto ideologico che fa da base a ogni svolta storica. Il suo pensiero ben riassunto in un recente saggio su Foreign Affairs (A Free World, If You Can Keep It) e in un colloquio con Thomas Friedman.

  • Il discorso di Roosevelt Ci sono momenti negli affari degli uomini in cui essi devono prepararsi a difendere non solo le loro case, ma i principi della fede e dell’umanit su cui si fondano le loro chiese, i loro governi e la loro stessa civilt. Per Kagan, questi concetti espressi nel 1939 dal 32 presidente Usa hanno ispirato tutte le scelte fondamentali dell’America nel ‘900, dalle guerre mondiali alla Guerra Fredda. Gli americani, spiega, non hanno agito per autodifesa immediata, ma per difendere il mondo liberale dalle sfide di governi autoritari militaristi, proprio come stanno facendo oggi in Ucraina.
  • La (non) distinzione tra interessi e valori I teorici delle relazioni internazionali, argomenta Kagan, ci hanno insegnato a considerare gli “interessi” e i “valori” come distinti, con l’idea che per tutte le nazioni gli interessi — cio le preoccupazioni materiali come la sicurezza e il benessere economico — abbiano necessariamente la precedenza sui valori. Ma non cos che si comportano le nazioni. La stessa Russia putiniana — incline a dissanguarsi per soddisfare le tradizionali ambizioni di grande potenza russa, che hanno pi a che fare con l’onore e l’identit che con la sicurezza — conferma questa commistione. Per l’America vale lo stesso: interessi e valori, ovviamente opposti a quelli putiniani, non possono essere distinti nella loro difesa, esattamente come avvenne contro le grandi autocrazie del ’900. Quando Roosevelt pronunci quelle parole l’America sembrava ancora lontana dal pericolo, ma quel grande leader sapeva che era illusorio pensare di tenersi fuori dalla guerra mentre Germania e Giappone programmavano di divorare Europa e Asia. Come ora Putin vuol fare con l’Ucraina.
  • Ha senso rischiare un conflitto nucleare? Quello di Kagan — come di tutti i sostenitori della linea oltranzista — un s implicito . Si basa su un assunto: nessun accordo con Putin pu funzionare. Qualsiasi negoziato che lasci le forze russe sul territorio ucraino sar solo una tregua temporanea prima del prossimo tentativo di Putin. Il capo del Cremlino, l’analisi dello studioso, sta per militarizzare completamente la societ russa, proprio come fece Stalin durante la Seconda guerra mondiale. intenzionato a fare il passo pi lungo della gamba e conta sul fatto che gli Stati Uniti e l’Occidente si stanchino di fronte alla prospettiva di un lungo conflitto, come hanno gi indicato gli isolazionisti di destra e di sinistra. Se vinceranno gli isolazionisti, la tesi, Putin prender ora una fetta di Ucraina e prima o poi le prossime. Ergo: l’unico modo per fermarlo una sua sconfitta totale, costi quel che costi.
Scenario numero 2: congelamento della guerra

quello cui di fatto punta chi, in Occidente, parte dalla necessit di evitare l’allargamento del conflitto e il rischio nucleare. Perch considera qualsiasi altra ipotesi evidentemente migliore, e non necessariamente coincidente con un appeasement, con un cedimento all’invasore.

  • La stabilit nucleare In un saggio pubblicato su Foreign Affairs in aprile, Richard Haass ha fissato il paradigma opposto a quello di Kagan, il cui assunto che l’Occidente debba evitare la catastrofe nucleare , e da questa esigenza desumere il resto: Gli obiettivi occidentali saranno inevitabilmente influenzati da ci che accade sul terreno, ma ci che accade sul terreno non dovrebbe determinare quegli obiettivi; invece, gli obiettivi politici dovrebbero influenzare ci che si cerca sul terreno. Per essere chiari, gli ucraini hanno tutto il diritto di definire i loro obiettivi di guerra. Ma lo stesso vale per gli Stati Uniti e l’Europa. Sebbene gli interessi occidentali si sovrappongano a quelli dell’Ucraina, essi sono pi ampi, compresa la stabilit nucleare con la Russia . Per questo il diplomatico esortava fin da allora gli occidentali a definire con gli ucraini gli obiettivi territoriali e politici del conflitto.
  • L’obiettivo plausibile Fin dalle prime settimane di guerra, Haass arrivato a definire con la massima precisione possibile un’idea di successo occidentale e ucraino compatibile con la stabilit nucleare, cio con la non esplosione della terza guerra mondiale: Il successo per ora potrebbe consistere in una cessazione delle ostilit, con la Russia che non possiede pi territorio di quello che deteneva prima dell’invasione e che continua ad astenersi dall’uso di armi di distruzione di massa . Col tempo, l’Occidente potrebbe impiegare un mix di sanzioni e diplomazia nel tentativo di ottenere il completo ritiro militare russo dall’Ucraina. Un tale successo sarebbe tutt’altro che perfetto, ma preferibile alle alternative.
  • La lezione della Guerra fredda L’insegnamento di quel lungo confronto vinto senza sparare un colpo evitare di minacciare in modo irreparabile — leggi: terza guerra mondiale — gli interessi vitali dei russi, contenere il loro espansionismo e puntare a un’erosione graduale — non repentina — della loro potenza , a un loro declino negli anni, proprio per ridurre al minimo il rischio di scontro nucleare e raccogliere nel tempo il frutto della propria superiorit tecnologica, economica e morale. Si tratterebbe di dare a Putin la possibilit di spacciare per vittoria una sconfitta sostanziale, per poi trarre beneficio dal suo prevedibile logoramento bio-politico, dall’autocombustione di un regime che — come ogni regime russo nella storia — non sopravvivrebbe a una sconfitta sostanziale. Da qui l’opportunit di una soluzione sudcoreana — un altro lascito della Guerra fredda —, ovvero un congelamento della situazione che non porti a una pace formale e definitiva ma la rimandi all’inevitabile crollo russo.
Punti forti e contraddizioni

Ognuno dei due scenari, e ognuno degli impianti etici, politici e ideologici che li sorreggono, ha i suoi punti forti e le sue contraddizioni. Che in realt coincidono.

L’intransigenza del primo scenario ha una dirompenza morale che evapora di fronte alla freddezza con cui contempla il rischio nucleare.

La prudenza del secondo scenario ha un’evidenza pragmatica che si sbriciola di fronte alla possibilit che sia Putin a volere la vittoria totale, a sfidare l’Occidente alla coerenza di cui non pu fare a meno, non certo in una pagina di storia cos fondamentale.

Alla fine, sar l’America a decidere. L’America che, come ha spiegato pi volte Lucio Caracciolo, non vuole un crollo totale della Russia — perch ha visto quali conseguenze abbia avuto quello repentino dell’Urss — e preferisce logorarla con una guerra indiretta, che la indebolisca ma la preservi come entit politica e statuale. Per ora, l’opinione pubblica americana sembra favorevole a proseguire su questa strada. La scommessa di Putin rendere quella strada troppo costosa, fino a cambiare gli umori dell’Occidente. E a scalfire la sua perseveranza.

Questo articolo stato pubblicato per la prima volta su Rassegna Stampa, una delle newsletter che il Corriere riserva ai suoi abbonati. Per riceverla – ci sono 30 giorni in prova gratuita – basta cliccare su Il Punto, di cui Rassegna Stampa uno degli appuntamenti: lo si pu fare qui.

7 febbraio 2023 (modifica il 7 febbraio 2023 | 13:56)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version