Sci, il Mondiale fantasma di Cortina 1941: disputato e cancellato

di Flavio Vanetti

Organizzato da Italia e Germania, venne autorizzato dalla Federazione internazionale in tempo di guerra. Gli atleti come Zeno Colò e Celina Seghi hanno vinto medaglie poi cancellate: si è ritenuto che fosse propaganda per il nazi-fascismo. Un libro lo racconta

Questa è la storia di un Mondiale dimenticato, anzi cancellato. Trasformato in un fantasma, nonostante del fantasma non abbia avuto proprio o nulla: fu infatti una manifestazione ufficialmente indetta e celebrata, con tanto di pubblico, autorità e giornalisti. E con imprese, in qualche caso perfino eroiche, seguite da premiazioni, medaglie, cerimonie.

Avete mai sentito parlare del Mondiale «bianco« del 1941 a Cortina d’Ampezzo? Quasi sicuramente no, perché, semplicemente, non figura nelle carte: rimosso in quanto non solo era stato disputato in tempo di guerra, ma soprattutto perché si è ritenuto che sia stato la grancassa dell’ideologia nazi-fascista e una propaganda ad uso delle potenze dell’Asse. Max Vergani, capo ufficio stampa della Federazione italiana sport invernali, ha così deciso di riportare a galla le cronache e i protagonisti di quei giorni con un libro («Cortina41-Il Mondiale fantasma»; Edizioni inContropiede, 190 pagine, euro 18,50) che prima di tutto «vuole dare a Cesare quel che è di Cesare, ovvero il giusto riconoscimento a chi si è impegnato in quell’evento».

Quindi Cortina non ha solo ospitato il concorso Fis di sci nordico del 1927, il Mondiale di sci del 1932, i Giochi del 1956 e — aspettando i Giochi 2026 in sinergia con Milano l’ulteriore rassegna iridata dell’«alpino» del 2021. No, ci fu pure questo campionato a largo spettro, perché furono coinvolte più discipline. Si era all’inizio del 1941 (1-9 febbraio) e fra le Tofane e il Cristallo andarono in scena prove di sci alpino, di sci di fondo, di combinata nordica e di salto speciale, oltre alla storica gara per le pattuglie militari, antesignana del biathlon.

Come si era potuti arrivare a disputare un Mondiale in tempo di guerra? «Sicuramente — spiega Vergani — un ruolo lo ebbero le due potenze dell’Asse, Italia e Germania, nel blandire i vertici dello sport internazionale e in particolare della Federazione internazionale dello sci. Ma anche all’atteggiamento perlomeno ondivago di quest’ultima si può imputare parte dello “scandalo”, se così si può definire tutto il percorso che parte dalla decisione di pensare il Mondiale, autorizzarlo, organizzarlo, disputarlo, e, qualche anno dopo, cancellarlo dalla storia». Nella memoria comune non è rimasto quasi nulla di quella rassegna iridata e non ce ne sono grandi tracce neppure nei libri o nelle altre pubblicazioni legate all’argomento. Semplicemente, si fa cenno al fatto che il Mondiale ha avuto luogo ma non è valso a nulla, essendo poi stato annullato.

Interessava soprattutto agli atleti, ed è rimasto un cruccio per tutti coloro che in quell’occasione ebbero forse il momento di maggior gloria della carriera. Così si può dire per Alberto Marcellin, che vinse medaglie importanti e che solo qualche anno dopo dovette rinunciare per sempre a una carriera di grande spessore internazionale. Si può dire lo stesso per Vittorio Chierroni, che campione del mondo non lo diventerà mai più e che lasciò sulle nevi di Cortina i suoi giorni più belli, fermato poi da una guerra troppo lunga per non condizionarne la storia agonistica. «Ma non si può dire altrettanto – sottolinea Vergani – di Celina Seghi, mancata lo scorso luglio a 102 anni di età. Lei a livello di albi d’oro e della burocrazia ha perso il suo titolo iridato, ma per tutta la vita ha conservato il ricordo di essere riuscita a sconfiggere l’imbattibile tedesca Christl Cranz. Non a caso, Celina apre e chiude la storia che ho voluto raccontare».

Probabilmente, al di là delle infinite contraddizioni di questa vicenda, è stata corretta la decisione della Federazione internazionale di annullare un Mondiale che si svolse in tempo di guerra, senza la partecipazione delle nazioni non allineate al nazi-fascismo. Ma non bisogna nutrire dubbi sul valore di alcuni risultati che emersero da quelle gare, il cui esito sarebbe probabilmente stato lo stesso anche in presenza di inglesi, norvegesi e quant’altri. Per molti anni a seguire i campioni del 1941 non ebbero la possibilità di dimostrare sul campo il valore dei titoli conquistati a Cortina. Qualcuno ebbe la chance di vincere ancora, come successe a Zeno Colò, che riuscì a diventare campione olimpico e mondiale pur non essendo più giovane. Qualcuno, invece, sparì nel dimenticatoio. «Non ho avuto alcun dubbio – conclude l’autore – su quale fosse l’unica parte per cui valeva la pena di schierarsi nel raccontare il Mondiale fantasma: quella degli atleti. Le loro imprese sono ciò che vale e che rimane: mi auguro che questo libro riesca finalmente a riportare un po’ di luce su quelle storie e su quei protagonisti».

11 novembre 2022 (modifica il 11 novembre 2022 | 12:08)

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, 2022-11-11 11:17:00, Organizzato da Italia e Germania, venne autorizzato dalla Federazione internazionale in tempo di guerra. Gli atleti come Zeno Colò e Celina Seghi hanno vinto medaglie poi cancellate: si è ritenuto che fosse propaganda per il nazi-fascismo. Un libro lo racconta, Flavio Vanetti

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