Scuola ed empatia. Cosa fare? Il ruolo dei pedagogisti, degli insegnanti e degli educatori

Ma non sempre l’incoraggiamento è la via che apre la pista alla soluzione die problemi. Anche con questo tipo di incoraggiamento, infatti, alcuni elementi, sui quali, a seguire, ci soffermiamo, possono ostacolare la capacità di notare gli altri, il provare empatia e il consequenziale agire in base a quell’empatia provata, avvertita dentro, fatta nostra. Queste barriere, per esempio, includono il sentirsi diversi o l’avvertirsi distanti (talvolta, troppo) da un’altra persona. Includono, per la verità, anche e talvolta il sentirsi sopraffatti o il sentirsi troppo angosciati dalla preoccupazione per un’altra persona. Questi elementi l’ultimo, in particolare, può rendere difficile passare dalla preoccupazione all’agire.

Il ruolo dei pedagogisti, degli insegnanti e degli educatori

Per aiutare a prevenire e superare queste e altre barriere, i pedagogisti, gli insegnanti e gli educatori possono aiutare gli studenti a:

  • Notare e rifiutare gli stereotipi
  • Avere rispetto anche per le differenze di valore
  • Allargare la cerchia di preoccupazioni
  • Ascoltare attentamente coetanei e adulti
  • Gestire sentimenti difficili come tristezza, delusione, incapacità a trovare una soluzione, rabbia e frustrazione
  • Affrontare le situazioni sociali in modo etico e, principalmente, in maniera equa.

Cinque passaggi fondamentali per le scuole

Scuola ed empatia. Cosa fare? Quali meccanismi deve modellare il docente nella sua quotidiana azione educativa e formativa nelle classi? C’è un vademecum da adottare? Proviamo a stilizzare una prospettiva adeguata di intervento.

Modellare l’empatia e innamorarsi dell’ascolto

Una prima riflessione riguarda i docenti e va fatta proprio avendo in mente ciò che caratterizza, prioritariamente, il suo impegno. Quando sei insoddisfatto dal rapporto con gli studenti o, peggio ancora, mostri una crescente, talvolta, incontrollabile, delusione, sarebbe utile fermarsi, riflettere, fare un respiro profondo e provare ad analizzare e vedere la situazione palesatasi dalla prospettiva degli studenti (con le loro altalenanti emozioni e la molteplicità delle loro prospettive) prima di rispondere. Quando uno studente è preoccupato, mostra segnali di turbamento, sarebbe utile riflettere sui suoi sentimenti o sulla logica del suo modo di fare prima di reindirizzare il comportamento.

I segnali non verbali degli studenti

Bisogna essere assolutamente consapevole dei segnali non verbali degli studenti e sarebbe utile (diremmo) indispensabile seguili. Facciamo pure un esempio: se uno studente è accasciato sulla sedia e sembra introverso o, addirittura, arrabbiato, sarebbe il caso di dire qualcosa. Cosa dire e in che modo dirlo? Si potrebbe, ad esempio, affermare semplicemente “Ho notato che oggi sei più silenzioso del solito. C’è qualcosa che ti dà fastidio?” Ciò è molto più produttivo, utile, educativo e pedagogicamente importante che avventurarsi in un inutile e riduttivo rimprovero immediato. A che servirebbe, poi? A nulla, naturalmente. .

Il contributo degli studenti

Sarebbe, proprio in questo caso, chiedere, con i modi e la capacità che ha un insegnante, il contributo degli studenti quando questo risulterebbe appropriato e fattibile (ad esempio, quando si stabiliscono le regole della classe o si generano idee per progetti di gruppo) e ascoltare, con pazienza, davvero utile, quanto hanno da riferire. Trova opportunità è necessaria e utile per incorporare il loro feedback e rispondere, adeguatamente e compiutamente, alle loro esigenze.

Insegnare cos’è l’empatia e perché è importante

Abbiamo riferito sulla necessità di modellare. Adesso sarebbe utile spiegare, con assoluta chiarezza, che empatia vuol dire comprendere e prendersi cura, con rispetto e senza compromissioni personali, dei sentimenti di un’altra persona e agire, di conseguenza, per aiutarla. Sarebbe utile, a partire da questa considerazione, spiegare come migliora la classe e la comunità scolastica se tutti adottassero questa modalità relazionale. A tal riguardo, è necessario sottolineare l’importanza di provare empatia per le persone al di là degli amici immediati, compresi quelli che sono diversi o che sono troppo spesso invisibili. Quella è la vera dimensione empatica nella quale si dimostra, compiutamente, si è compreso appieno il meccanismo. L’insegnante deve sempre e comunque fornire esempi sul come agire in base all’empatia, sul come aiutare, sulla modalità attraverso la quale mostrare gentilezza o anche semplicemente una sufficiente (potremmo dire, adeguata) capacità di ascolto.

Esercitarsi a prendere e vivere le prospettive di un altro

Come docenti è utile rendersi attivi per creare quelle necessarie opportunità per esercitarsi ad assumere e, talvolta, vivere la prospettiva di un altro e immaginare, in tale maniera, quale sia la dimensione del pensiero degli altri. Ad esempio, giocare a sciarade o ad altri giochi di ruolo è di grande vitalità empatica. Sarebbe utile leggere e discutere di libri e usare vignette, da proporre agli alunni, in stile “cosa faresti” o quali scelte saresti disposto a compiere in una ben definita situazione studio.

Le barriere dell’empatia

Come docente sarebbe utile, in un assetto cooperativo del gruppo classe, nominare quelle che sono le barriere dell’empatia: come ad esempio gli stereotipi, lo o gli stress o le paure per delle conseguenze sociali determinabili in conseguenza di scelte attuate per aiutare un pari che gode di una impopolarità. Condividere, come docente, delle strategie specifiche per superarli, è di grande utilità. Ad esempio, incoraggia gli studenti a offrire privatamente parole gentili e di supporto a uno studente vittima di bullismo. Anche questa sarebbe e, di fatto, è un esercizio di “prospettiva altrui”.

Promuovere le abilità emotive e sociali

Promuovere, come educatore o docente, in qualsivoglia grado dell’istruzione, le abilità emotive e sociali, e tra queste quelle necessarie per affrontare la rabbia e la frustrazione e quella utile per vincere e risolvere i conflitti. Sarebbe utile e necessario utilizzare un programma di apprendimento sociale ed emotivo basato sull’evidenza e insegnare routine specifiche per calmare e risolvere le controversie. Utilizzare consigli e consulenza di orientamento per sviluppare abilità sociali ed etiche, in special modo in questo momento storico nel quale risulta sempre più utile e necessario un impegno in questa direzione.

Necessario riflettere su chi c’è dentro e fuori la loro cerchia

A questo punto è indispensabile essere assolutamente chiaro sulla circostanza che come docente, come attore di una comunità, ci si aspetta che gli studenti si prendano cura l’uno dell’altro e dell’intera comunità scolastica. Non è solo utile inserirlo, meglio, declinarlo nella dichiarazione d’intenti o su un poster: è utile e necessario parlane, modellalo sul contesto classe, lodalo come metodo di convivenza e d’aiuto e attirare l’attenzione civica e di convivenza degli studenti su di esso. Sarebbe utile fare (meglio, realizzare) un esercizio con gli studenti per aiutare ciascuno di essi a riflettere su chi c’è dentro e fuori la loro cerchia (spesso troppo ristretta e, tali altre volte, troppo esclusiva). È utile discutere sulle modalità, sul perché e sul come è possibile espandere la cerchia di coloro a cui tengono (possiamo utilizzare, anche noi docenti, questa strategia relazionale, credo che, in alcuni contesti scolastici e sociali non sia solo utile ma in certi casi, addirittura, indispensabile).

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