Scuola, i lunghi effetti del Covid Alla maturità preparato solo il 50%

di Gianna Fregonara, Orsola Riva

Dati Invalsi, preoccupano anche le elementari. Il ministro Valditara lancia il piano per il Sud

Ancora gli effetti del Covid, ma sarebbe pi corretto dire della scelta di tenere le scuole chiuse per quasi due anni a causa dell’emergenza sanitaria: soltanto uno studente su due arriva alla maturit con un livello di preparazione almeno sufficiente in italiano e matematica. Al Nord sono un po’ di pi (tre su cinque, non di che spellarsi le mani), ma al Sud un autentico disastro: tre giovani adulti — tre elettori — su cinque non raggiungono nemmeno la linea di galleggiamento in italiano, due su tre sono scarsi o molto scarsi in matematica. Ragazzi che dopo 13 anni di studio non sempre capiscono il senso di quello che leggono.

Sono i risultati della rilevazione Invalsi del 2023 presentati ieri alla Camera: rispetto al 2019 siamo ancora molto indietro, ma le chiusure hanno solo esasperato i limiti di un sistema che non funzionava gi prima, visto che gi allora met degli studenti campani, calabresi e siciliani arrivava alla maturit con l’insufficienza in italiano o in matematica.

Non possiamo pi accettare che l’Italia sia divisa in due. Abbiamo il dovere morale di ricomporre in unit il sistema scolastico del nostro Paese, ha commentato a caldo il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara Come? Il ministro ha annunciato un’Agenda Sud in dieci punti che prevede interventi mirati nelle scuole individuate come pi a rischio dall’Invalsi. Si parte con 240 istituti (120 elementari, 60 medie e 60 superiori) dove sar previsto il tempo pieno con un investimento importante nelle mense e nelle attivit sportive e dove verranno mandati 4 o 5 docenti opportunamente formati. Si tratta di una sperimentazione limitata, che soltanto in Calabria coinvolge il dieci per cento delle scuole (al Sud sono pi di tremila), ma l’auspicio che possa servire da modello per interventi pi strutturali.

L’unico dato positivo riguarda la dispersione implicita, cio quegli alunni che ottengono il diploma ma come se avessero lasciato la scuola a 16 anni. Rispetto all’anno scorso sono scesi di un punto percentuale, dal 9,7 all’8,7 per cento. Certo ancora non siamo tornati ai livelli del 2019 quando erano il 7,5 per cento ma la tendenza appare costante. Chi sono questi studenti fragili in tutte le materie? In maggioranza maschi, ripetenti (a dimostrazione che bocciare non serve se arrivano a fine percorso senza aver recuperato il ritardo), immigrati (soprattutto di prima generazione) e pi in generale ragazzi che provengono da famiglie svantaggiate. Quasi uno su quattro iscritto a un istituto professionale. Sul versante opposto la percentuale di alunni eccellenti continua a scendere, anche nelle regioni virtuose: in Lombardia era il 30 per cento, sono il 20.

Il dato invece pi allarmante perch pi inatteso un altro: anche le elementari, che finora sono sempre state il fiore all’occhiello della scuola italiana, indietreggiano. Come ha osservato anche il direttore dell’Invalsi Roberto Ricci i bimbi arrivati in quinta quest’anno sono quelli che frequentavano la seconda quando a marzo del 2020 scattato il primo lockdown. Mentre sul risultato dei pi piccoli potrebbe aver inciso il fatto che durante l’emergenza molti genitori preferissero non mandarli all’asilo per evitare rischi.

In controtendenza l’inglese che, elementari escluse, in netto miglioramento anche rispetto ai dati pre Covid. Ma i risultati complessivi sono ancora deludenti: nella lettura solo il 54 per cento dei maturandi raggiunge il livello B2, nell’ascolto il 41 per cento.

13 luglio 2023 (modifica il 13 luglio 2023 | 11:43)

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