Il sistema scolastico, in particolare la scuola media, rappresenta un segmento cruciale ma problematico nel percorso formativo degli studenti. Questa fase, descritta come una “parentesi triennale grigia” nel viaggio educativo, rivela sfide significative che richiedono attenzione immediata.
Sul Corriere della Sera c’è spazio per la lettera di un docente, ormai in pensione, che racconta la propria carriera alla scuola media.
La qualità e la quantità dell’istruzione nelle scuole medie italiane hanno mostrato un declino costante. Le lacune nell’apprendimento degli studenti che emergono durante questo periodo spesso si trascinano fino al diploma superiore. Solo una minoranza di studenti, ben preparati dalle scuole elementari, riesce a prosperare in questo ambiente.
Per il docente in pensione, un aspetto cruciale di questa problematica è la qualità degli insegnanti. Molti insegnanti, a causa di un sistema che non prevede avanzamenti di carriera o incentivi per aggiornamenti professionali, si affidano a conoscenze acquisite decenni prima, senza integrare innovazioni didattiche o pedagogiche. Alcuni, per necessità economiche, sono costretti a svolgere più lavori, riducendo la loro disponibilità ed energia per l’insegnamento.
Le tecniche didattiche utilizzate nelle scuole medie sono spesso obsolete. Gli studenti sono trattati come recipienti passivi, da riempire con nozioni arcaiche, senza stimolare un’apprendimento attivo o critico. Questo approccio superato alle interrogazioni e all’insegnamento, spiega il lettore, non solo è inefficace ma anche demotivante per gli studenti.
I dati Invalsi
I dati delle prove Invalsi da anni segnalano un trend negativo di competenze da parte degli alunni di scuola secondaria di primo grado. Nel 2023, pur arrestandosi il calo, si sono mantenuti valori bassi, specialmente al Sud: a livello nazionale, gli studenti che raggiungono risultati almeno adeguati sono il 62% in Italiano, 56% in Matematica, 80% in Inglese-reading e 62% in Inglese-listening. Rispetto ai dati precedenti, si riscontra un lieve miglioramento.
Nonostante ciò, i divari territoriali restano ampi, in particolare nel Mezzogiorno. Regioni come Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna mostrano una percentuale più alta di studenti con risultati molto bassi.
Per la scuola media, le prove INVALSI 2023 confermano dunque la persistenza di forti disuguaglianze di opportunità d’apprendimento nelle regioni del Mezzogiorno, sia per quanto riguarda la capacità delle scuole di attenuare l’effetto delle differenze socio-economico-culturali, sia in termini di differenze tra scuole e, soprattutto, tra classi.
Più bocciati al primo anno di scuola superiore. Colpa della scuola media?
A sostegno di tali dati arrivano anche altri numeri che potrebbero indicare uno stato di salute non ottimale della scuola media attuale, ovvero il rapporto Save The Childreen, che evidenzia come nel corso dell’anno scolastico 2021-2022, infatti, la percentuale di bocciature più elevata si è registrata proprio tra gli studenti del primo anno scolastico delle superiori (8,1%, circa 40mila studenti). Mentre per gli anni di frequenza successivi si è osservata una riduzione nella percentuale di respinti fra l’a.s. 2020-2021 e l’a.s. 2021-2022, la quota di bocciature per chi ha frequentato il primo anno delle scuole secondarie di II grado è cresciuta di un punto percentuale. Per molti, dunque, il numero elevato di bocciati alla prima classe delle superiori è da imputare proprio alla scuola media: non solo per un modo diverso di studiare, ma proprio a causa di standard di apprendimento e metodologici in grado di aiutare veramente i ragazzi all’ingresso della secondaria di primo grado.
La parola agli esperti
Personaggi del calibro di Umberto Galimberti, non usano giri di parole per giudicare lo stato della scuola media di oggi: l’esperto, in uno dei suoi interventi, ha puntato il dito contro un sistema educativo che sembra inadeguato e incapace di rispondere alle necessità formative dei giovani. Secondo Galimberti, scuole e famiglie rappresentano un bacino di fallimenti personali che si traducono in professioni, con effetti deleteri sugli stessi giovani.
Nello specifico, secondo Galimberti, la scuola media è stata oggetto di critiche particolarmente dure. “La scuola media è la parte più disastrata del sistema educativo in Italia”, ha affermato il filosofo, insistendo sul fatto che solo il 10% dei professori di questo ordine di scuola sono effettivamente competenti.
Secondo il pedagogista Mario Maviglia, “lo spezzettamento del curriculo in tante discipline e la conseguente presenza di tanti docenti che si susseguono nella medesima classe, non appaiono in grado di dare risposte adeguate ad un periodo particolarmente turbolento e ricco di cambiamenti come quella della preadolescenza“.
“Laddove di dovrebbe essere unitarietà e visione d’insieme delle azioni – prosegue il pedagogista – viene proposto uno spezzatino di discipline e interventi“.
Per tale motivo, senza “una riforma dei cicli scolastici appare difficile ridare vitalità e significato alla scuola secondaria di primo grado, condannata a rimanere a tempo indefinito, l’anello debole del nostro sistema scolastico“, conclude l’esperto.
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