Scuola primaria: come affrontare l'inserimento nel modo giusto. I consigli della psicoanalista – Tuttoscuola,

L’impatto con l’inizio della scuola primaria può essere anche fonte di stress per i bambini che impiegano ben sei mesi, dal primo giorno di scuola, per abituarsi ai nuovi ritmi e ai nuovi insegnanti. A pochi giorni dal ritorno a scuola, anche tanti genitori sono in ansia per i loro piccoli, che lasciano la scuola dell’infanzia per fare l’ingresso in prima elementare. “All’inizio di un nuovo ciclo – spiega la psicoanalista Adelia Lucattini della Società Psicoanalitica Italiana – le reazioni d’ansia dei bambini sono normali e attese da genitori e insegnanti. Dal punto di vista dello sviluppo, l’ansia è espressione di un adattamento e utile per il bambino, poiché lo avvisa di un cambiamento che percepisce sotto forma di ‘minaccia’ psichica. È noto che i cambiamenti attivino resistenze psicologiche con una finalità difensiva dell’integrità interiore, emotiva e psichica. L’ansia da separazione durante lo sviluppo è il primo di una serie di segnali che la mente invia quando si trova davanti all’ignoto, vissuto come un potenziale pericolo. Nell’infanzia, l’apparire di cambiamenti e novità, l’inizio della scuola elementare è uno di questi, il primo percepito come importante anche dai bambini, si possono avere reazioni emotive importanti. Se non riconosciuta e gestita, l’ansia fisiologica, naturale, può trasformarsi in un disturbo d’ansia vero e proprio che può interferire con lo sviluppo armonico del bambino e quindi anche con le competenze scolastiche“. Ecco quindi come aiutare i più piccoli a fare il loro ingresso alla scuola primaria. 

Numerosi studi di psiconeuroendocrinologia, dimostrano – spiega Lucattini – che già durante la prima settimana a scuola, tutti i bambini hanno un aumento del cortisolo mattutino e pomeridiano rispetto ai livelli basali, e che il cortisolo resta elevato per 3-6 mesi per poi normalizzarsi. Il cortisolo è un ormone prodotto dal surrene e serve ad essere reattivi ed efficienti, poiché inibisce le funzioni corporee non indispensabili nel breve periodo, garantendo il massimo sostegno agli organi vitali (cervello, cuore, polmoni, fegato e reni), inoltre, sostiene anche il tono dell’umore. È anche definito l’’ormone dello stress’, perché la sua produzione aumenta in condizioni di stress psicologico e eccessivo affaticamento fisico. Al di là delle apparenze, i bambini  possono essere ansiosi molto prima di quanto ci si aspetterebbe. In questi casi, è necessario rassicurare e infondere fiducia nei bambini, è importante spiegare che la scuola elementare è bellissima! Impareranno tante cose nuove e avranno nuovi amici, continueranno a giocare e, se vogliono, potranno andare a trovare le insegnanti della scuola materna. Impareranno a leggere e scrivere. Non c’è davvero nessun rischio di restare indietro, tutti riescono ad imparare poiché è una cosa naturale e le maestre insegneranno loro come si fa”.

È stato dimostrato che l’esposizione ripetuta a esperienze stressanti (microtraumi cumulativi) negli anni precedenti ai primi anni di scuola,  può essere associata a maggiore ansia con ricadute negative sugli apprendimenti. Tra i più importanti, citiamo i problemi di salute del bambino o dei genitori dalla nascita ai 5 anni, le difficoltà familiari, sia affettive, che socio-economiche, gli elementi traumatici nella scuola materna, tra cui l’averla frequentata con poca assiduità (come durante gli anni della pandemia). Da tenere presenti anche i fattori personali, specifici di ogni bambino, il suo carattere e il suo livello di sviluppo emotivo alla soglia dei sei anni di età.

Una delle difficoltà principali è l’impatto con nuove regole educative, relazionali e sociali tipiche della scuola, – continua la psicoanalista -, che in famiglia non si hanno. La scuola per definizione ‘scolarizza’, educa e insegna cioè a vivere in un gruppo al di fuori del contesto familiare. La famiglia educa a valori e norme relazionali e interpersonali, con una forte valenza affettiva, intima e particolare. Naturalmente educa e trasmette valori che sono necessari non solo nella vita ma anche a scuola. I due sistemi educativi si integrano, completano e arricchiscono a vicenda. Quando c’è una carenza, da una delle due parti, famiglia o scuola, allora si manifestano e sorgono i problemi”, prosegue Adelia Lucattini.

Sarebbe utile, che i genitori prima dell’inizio della scuola, provenendo tra l’altro dalle vacanze estive,  inizino dal riorganizzare il tempo dei loro bambini, a regolare un po’ di più la loro vita, ad esempio, stabilendo orari fissi per i pasti e del momento di andare a dormire, limitando cartoni animati e giochi elettronici anche se adatti alla loro età. Una buona organizzazione, diminuisce efficacemente il trauma del primo impatto con la scuola”. 

Bambini più stressati però non vuol necessariamente dire meno sani: “Dopo tre-sei mesi, quasi tutti i bambini si adattano e appassionano alla nuova avventura, alla scuola ‘dei bambini grandi’, sono più sereni, si sentono capaci di esprimersi anche in nuovi modi, i disegni sono più complessi, scrivono i primi bigliettini ‘privati’ ai genitori, leggono da soli (sillabando) fiabe e racconti.  Anche il cortisolo torna a livelli normali”, conclude Adelia Lucattini, “questo stress temporaneo aiuta il bambino ad imparare come affrontare meglio le situazioni nuove o di emergenza, vivendo questo momento con le insegnanti e condividendolo con i genitori. Bisogna preoccuparsi solo se trascorsi sei mesi, i bambini rimangono ansiosi, preoccupati o sviluppano una fobia scolastica, perché segnalano un disagio più profondo. Da non trascurare anche la possibilità che il disagio possa essere causato da qualcosa che accade a scuola e che il bambino sente di non riuscire a gestire, in questo caso è indispensabile parlare col bambino da soli e poi con le insegnanti separatamente, valutando l’opportunità di un incontro tutti insieme. Qualunque siano le difficoltà, sono sempre superabili, l’importante è affrontarle il prima possibile in famiglia e a scuola, e avvalersi del counseling psicoanalitico solo in situazioni critiche e prolungate”.

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