La questione valutazione a scuola è sempre molto presente nel dibattito scolastico. Nel frattempo aumentano le sperimentazioni nel nostro Paese. Ma non tutti credono sia una buona idea.
La dimensione di ansia e burnout di cui soffrono molti studenti è fenomeno che si è accentuato dopo gli anni della pandemia e anche oggi, nella giornata mondiale degli insegnanti, si è proposta una riflessione sul tema.
Come dicevamo, è già iniziata da anni una sperimentazione in alcuni licei a Roma, Milano e in Emilia Romagna ed ha trovato il gradimento degli alunni e delle loro famiglie, si legge su Ansa.
In due classi di un liceo di Milano, per esempio, invece della classica valutazione, agli studenti vengono forniti degli appunti su punti di forza e debolezze della loro prova e consigli per migliorare.
In alcune scuole in Emilia Romagna, da Piacenza a Bologna, invece, è partita la scuola «no stop», ovvero non ci sono valutazioni se non alla fine dell’anno scolastico, a giugno. A quel punto i docenti hanno avuto tutto l’anno per osservare gli studenti e decidere se hanno raggiunto maturità e apprendimenti tali da poter passare alla classe successiva o no.
Anche il liceo scientifico Morgagni, a Monteverde, a Roma, ormai da 8 anni porta avanti una sperimentazione innovativa: interrogazioni senza voti, pochi compiti a casa, tanto lavoro in gruppo e autovalutazione. “Siamo stati la prima classe in assoluto“, racconta Sofia, 20 anni. “Ora all’università mi sta servendo tantissimo: soprattutto il fatto di aver imparato a lavorare in gruppo. E credo mi servirà ancora di più in futuro“.
“Secondo noi con questo metodo ragazzi e ragazze sono molto più sereni“, spiega un professore dell’Istituto.
Ma la sperimentazione della scuola senza voti o altre forme similari, non trova d’accordo tutti. Ae esempio i presidi dell’ANP: “Penso che siano una idea delicata e scivolosa“, commenta Cristina Costarelli preside del Newton di Roma e numero uno ANP del Lazio: “è giusto porre l’attenzione alla valutazione formativa del voto, per il miglioramento dell’allievo non da un punto di vista di premialità ma ritengo al tempo stesso che dare il voto solo alla fine dell’anno scolastico non sia una strada da portare avanti. Si potrebbe invece pensare di accompagnare il voto numerico ad una descrizione che faccia comprendere cosa c’è dietro quel voto, facendo capire così che il voto non è premiante né punitivo ma ha valore formativo. Togliere il voto durante il percorso scolastico e darlo alla fine non credo invece sia una strada da perseguire dal momento che il nostro ordinamento scolastico prevede i voti“.
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