Se il liceo Montale di Roma  fosse ad Amiens, Francia

DOMENICA 10 APRILE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
di recente siamo stati puntualmente aggiornati, oltre che sugli sviluppi della guerra, sulla vicenda della preside del liceo Montale e dello studente. Solo che della donna, oltre alle fotografie, ci è stato detto quasi tutto (dimenticando eventuali riflessi sulla famiglia) mentre della «povera vittima», maggiorenne, non è stato rivelato nemmeno il nome!
Pietro Gruppi

Supponiamo che il comportamento della preside risulti corretto, che succederebbe in questo caso? Chi chiederebbe scusa alla preside per tutto il fango che le è stato sputato addosso?
Mauro Marcolongo

Cari lettori,
Molti di voi hanno commentato la vicenda della preside del liceo Montale. Se la responsabile di un istituto avesse davvero avuto una storia d’amore con uno studente, peraltro maggiorenne, forse non meriterebbe un premio, ma neppure la gogna pubblica. È accaduto molte volte che l’amore facesse crollare la barriera tra la cattedra e i banchi. È difficile stabilire dove ci sia un sentimento autentico, e dove cominci la dipendenza psicologica, il potere sulle anime. È un confine labile nella vita amorosa di tutti i giorni; figurarsi a scuola. Mi è accaduto di raccontare la vicenda dolorosa del professore di Saluzzo indagato per istigazione al suicidio, poi derubricata a violenza sessuale con abuso di autorità (le ragazze erano minorenni); patteggiò due anni; ma fu anche difeso da molti suoi scolari. Nel 1993 uno studente quindicenne del liceo La Providence di Amiens, un istituto dei gesuiti, si innamorò, ricambiato, della sua insegnante di teatro, che aveva ventiquattro anni più di lui ed era sposata con tre figli, di cui due più grandi del suo innamorato. I genitori del ragazzo non accettarono la relazione, gli fecero cambiare scuola e pure città, iscrivendolo al più prestigioso liceo di Parigi, l’Henri IV. Ma lui non riuscì a staccarsi da lei; e lei non riuscì a staccarsi da lui. Divorziò dal marito, si fidanzò, lo sposò. Non si sono più lasciati. E da cinque anni abitano all’Eliseo. Lei si chiama Brigitte, e mercoledì prossimo festeggerà il suo sessantanovesimo compleanno. Lui si chiama Emmanuel, e stasera se i sondaggi non sbagliano arriverà in testa al primo turno delle elezioni presidenziali francesi.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Giuseppe Rosaroll, un eroe dimenticato»

C’è un grande eroe che merita giustizia. Vi è un martire della libertà della Grecia che viene sempre dimenticato. Anzi è completamente sconosciuto. Si tratta di Giuseppe Rosaroll, padre del più famoso Cesare, generale murattiano, combattente della Repubblica Cisalpina, condannato a morte a Napoli, graziato e reintegrato grazie alla politica lungimirante di Luigi de’ Medici di Ottajano, primo ministro dell’abietto Ferdinando I (ex IV), combattente contro l’Austria nel 1822, ri-condannato a morte, fuggito in Spagna per sostenere i costituzionali, sconfitti i quali, nel 1823 andò in Grecia. Morì combattendo a Nauplia, come soldato semplice, il 2 dicembre 1825. Un eroe dimenticato. Quasi nessuno sa che questi patrioti italiani erano mal visti dagli insorti greci. Erano ritenuti degli esaltati (specie Santorre di Santarosa) e costituivano un problema politico perché, entrambi condannati a morte, avrebbero danneggiato la causa greca tra le potenze europee reazionarie. Furono utilizzati a livelli bassissimi, non furono celebrati, né rimpianti e furono dimenticati. Oggi in Grecia nessuno li conosce, mentre Lord Byron, un dandy che morì di malattia, non in battaglia, è considerato un grande eroe. Ma era inglese. Inglese, Piemontese, Napoletano: tre patrie e tre trattamenti diversi. Anche nell’eroismo ci vuole un po’ di fortuna e nascere napoletani non è certamente un vantaggio. Ma non facciamo il solito piagnisteo vittimista napoletano: Giuseppe Rosaroll è dimenticato anche a Napoli dove non esiste neppure un lurido vicolo, tra tanti che ce ne sono, che porti il suo nome.
Fabrizio Perrone Capano

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-04-09 22:38:00,

DOMENICA 10 APRILE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
di recente siamo stati puntualmente aggiornati, oltre che sugli sviluppi della guerra, sulla vicenda della preside del liceo Montale e dello studente. Solo che della donna, oltre alle fotografie, ci è stato detto quasi tutto (dimenticando eventuali riflessi sulla famiglia) mentre della «povera vittima», maggiorenne, non è stato rivelato nemmeno il nome!
Pietro Gruppi

Supponiamo che il comportamento della preside risulti corretto, che succederebbe in questo caso? Chi chiederebbe scusa alla preside per tutto il fango che le è stato sputato addosso?
Mauro Marcolongo

Cari lettori,
Molti di voi hanno commentato la vicenda della preside del liceo Montale. Se la responsabile di un istituto avesse davvero avuto una storia d’amore con uno studente, peraltro maggiorenne, forse non meriterebbe un premio, ma neppure la gogna pubblica. È accaduto molte volte che l’amore facesse crollare la barriera tra la cattedra e i banchi. È difficile stabilire dove ci sia un sentimento autentico, e dove cominci la dipendenza psicologica, il potere sulle anime. È un confine labile nella vita amorosa di tutti i giorni; figurarsi a scuola. Mi è accaduto di raccontare la vicenda dolorosa del professore di Saluzzo indagato per istigazione al suicidio, poi derubricata a violenza sessuale con abuso di autorità (le ragazze erano minorenni); patteggiò due anni; ma fu anche difeso da molti suoi scolari. Nel 1993 uno studente quindicenne del liceo La Providence di Amiens, un istituto dei gesuiti, si innamorò, ricambiato, della sua insegnante di teatro, che aveva ventiquattro anni più di lui ed era sposata con tre figli, di cui due più grandi del suo innamorato. I genitori del ragazzo non accettarono la relazione, gli fecero cambiare scuola e pure città, iscrivendolo al più prestigioso liceo di Parigi, l’Henri IV. Ma lui non riuscì a staccarsi da lei; e lei non riuscì a staccarsi da lui. Divorziò dal marito, si fidanzò, lo sposò. Non si sono più lasciati. E da cinque anni abitano all’Eliseo. Lei si chiama Brigitte, e mercoledì prossimo festeggerà il suo sessantanovesimo compleanno. Lui si chiama Emmanuel, e stasera se i sondaggi non sbagliano arriverà in testa al primo turno delle elezioni presidenziali francesi.

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Storia

«Giuseppe Rosaroll, un eroe dimenticato»

C’è un grande eroe che merita giustizia. Vi è un martire della libertà della Grecia che viene sempre dimenticato. Anzi è completamente sconosciuto. Si tratta di Giuseppe Rosaroll, padre del più famoso Cesare, generale murattiano, combattente della Repubblica Cisalpina, condannato a morte a Napoli, graziato e reintegrato grazie alla politica lungimirante di Luigi de’ Medici di Ottajano, primo ministro dell’abietto Ferdinando I (ex IV), combattente contro l’Austria nel 1822, ri-condannato a morte, fuggito in Spagna per sostenere i costituzionali, sconfitti i quali, nel 1823 andò in Grecia. Morì combattendo a Nauplia, come soldato semplice, il 2 dicembre 1825. Un eroe dimenticato. Quasi nessuno sa che questi patrioti italiani erano mal visti dagli insorti greci. Erano ritenuti degli esaltati (specie Santorre di Santarosa) e costituivano un problema politico perché, entrambi condannati a morte, avrebbero danneggiato la causa greca tra le potenze europee reazionarie. Furono utilizzati a livelli bassissimi, non furono celebrati, né rimpianti e furono dimenticati. Oggi in Grecia nessuno li conosce, mentre Lord Byron, un dandy che morì di malattia, non in battaglia, è considerato un grande eroe. Ma era inglese. Inglese, Piemontese, Napoletano: tre patrie e tre trattamenti diversi. Anche nell’eroismo ci vuole un po’ di fortuna e nascere napoletani non è certamente un vantaggio. Ma non facciamo il solito piagnisteo vittimista napoletano: Giuseppe Rosaroll è dimenticato anche a Napoli dove non esiste neppure un lurido vicolo, tra tanti che ce ne sono, che porti il suo nome.
Fabrizio Perrone Capano

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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