La seconda giornata del Tempo delle donne| La diretta, Soleri: «Provare dolore fisico cronico è sfiancante, ho tentato anche il suicidio»

Seconda giornata a Milano il Tempo delle Donne 2022: quattro giorni di appuntamenti, dal 9 all’11 settembre in Triennale Milano e il 12 settembre in Università Statale.

– Una maratona di eventi, interviste, inchieste, masterclass, momenti musicali, e performance per capire come i cambiamenti di questi ultimi anni hanno impattato e stanno impattando su sostenibilità, equità, economia, politica, identità.

Molti degli eventi sono trasmessi live in streaming sul sito di Corriere.it.

Ore 15.08 – Imparare a farsi avanti
Un’ora di coaching per non avere paura di volere tutto con Laura Penitenti, partner and Executive Coach Cocrea Sa con la testimonianza di Raffaella Tavazza, Ceo Gruppo Locauto. «Il cervello sviluppa delle strategie, e attinge alle memorie emotive per potersi attivare. Il cervello usa le informazioni che ha per colmare il buco informativo – spiega Penitenti – Quando c’è un dettaglio che cattura, attinge alla strategia adeguata, decide se è una minaccia o no, ma le strategie sono motivate da emozioni che abbiamo vissuto. Spesso noi siamo in uno story telling interiore, stiamo sempre nello stesso film, spessissimo ci succedono le stesse cose, non abbiamo accesso alla realtà, la perdiamo. Oggi la scienza ci dice che la maggior parte delle informazioni in stato di stress vengono da dentro, non da fuori. Noi reagiamo a qualcosa che abbiamo già, e perdiamo gran parte di quello che succede. Ed è pazzesco pensare che queste strategie si sviluppano fino a sette anni. Quindi di fatto siamo nella nostra vita in viaggio su un’auto guidata da un bambino». Penitenti confida di essersi trovata di fronte, a 40 anni, a una sorta di svolta: «Sentivo come se non potessi fermarmi, nonostante fossi stanca. Avevo un bambino piccolo e tanti incarichi.

Laura Penitenti

Quella fatica mi metteva nella sensazione che stessi dimostrando il mio valore, e pensavo che la fatica non fosse un segnale negativo, ma positivo, perché ero alla ricerca di riconoscimento. Il mio modo per dimostrare il mio lavoro era infilarmi in situazioni sempre più sfidanti. La mia credenza sul mondo è che il mondo è sfidante e respingente, e quindi io dovevo accettare la sfida. Il cinismo è una strategia per non sentire il cuore». In un cervello sano, non drogato, le azioni sono coerenti con le emozioni e le emozioni coerenti con le azioni, ricorda. «Se prendiamo responsabilità di quello che pensiamo e facciamo un lavoro sulle credenze, quello che si apre è un altro paradigma, non più di battaglia, difesa, sopravvivenza, in cui mi riconnetto con chi sono e cosa voglio, non cosa vuole la mia strategia per dimostrare qualcosa». Diventa «difficile volere tutto perché siamo agganciati a qualche meccanismo»: «Quello che volevo io era un pericolo per me, non è mai stato chiaro veramente chiaro cosa volessi davvero. Rincorrendo quello che vorremmo essere ci perdiamo quello che siamo davvero. Io sono veramente disponibile, autonoma, una che si occupa degli altri, ma c’è uno spazio di differenza se vado a vendere qualcosa a qualcuno, cioè usarlo per i miei bisogni, o se davvero sono disponibile ad aiutare gli altri». Tornando al tema, «che impatto voglio avere nel mondo, sulla vita di coppia, sui figli? Perché voglio quel che voglio?».

Greta Privitera e Giorgia Soleri nel giardino della Triennale per l’evento: « Il diritto di chiamarsi: perché le etichette sono importanti»

Ore 14.45 – Soleri e la «signorina nessuno»
Si racconta senza pudore Giorgia Soleri, la fidanzata di Damiano dei Maneskin, influencer e scrittrice: «Soffro di diverse malattie invisibili- ha spiegato – a febbraio ho avuto un peggioramento, avevo un’infiammazione al nervo pudendo e allo sciatico, ero costretta a prendere diversi antinfiammatori molto forti, dormivo venti ore al giorno, mi è tornata la depressione, perché provare dolore cronico è sfiancante. Eppure stare a casa a prendere il caffè coi miei gatti e ascoltare le voci del bar di sotto mi dava energia, ringraziavo di poter essere ancora lì, visto che in passato ho tentato anche il suicidio». In uscita il suo libro «Signorina nessuno», ispirato a una sorta di personaggio immaginario: «È nato quattro anni fa, come il mio alter ego che poteva scrivere e dire quello che io non avevo il coraggio. Il libro parte da un momento molto doloroso che poi arriva ad una liberazione: quando l’ho finito ho capito che la signorina nessuno era andata altrove, da chi ne aveva bisogno».

Ore 12.45- Ornella Vanoni «senza fine»
Ornella Vanoni straordinaria sul palco del Tempo delle donne accenna «Senza fine» e incanta tutti. Anche con le sue battute: «L’intelligenza è un fatto globale- spiega la cantante – non è da uomini o da donne. Io non potrei mai fare politica ma le donne possono con la loro creatività innestarsi sulla traccia del maschile. Le donne devono avere più fantasia degli uomini altrimenti sono uguali a loro…Che poi, uomini…ormai sono tutti gay», ride.

La malattia mentale? «Se ne parla poco, se non ne sai uscire rimani lì tutta la vita. Il dolore è la depressione,anche io sono stata male. Io l’ho ereditato sicuramente da mio padre, che adoravo, ma lui era un depresso, e io non lo capivo, l’ho capito quando è capitato a me. Ricordo un’amica/nemica che mi diceva “fai così per farti notare”, ma io le replicavo che non sarei stata mai in casa a piangere per farmi notare. Quando stai così vuoi star solo».

Durante la pandemia, Vanoni all’inizio stava bene, organizzava le serate a distanza al telefono con le amiche, con cui stappava le bottiglie, «poi sono stata male, che male».

Il distacco da Strehler? «Io sono arrivata da lui come una ragazza ignorante come una cocuzza, anche se ero stata all’estero e sapevo 4 lingue. Quindi sono stata costruita da lui, vivevo di lui e del Piccolo. Adesso a teatro? Adoro la musica, altrimenti avrei continuato a recitare. Quest’inverno farò una tournée con Fresu, e 5 musiciste straordinarie, unirò la musica e le donne, mi piace molto l’idea».

L’amore? «A chi non amerai senza di me, ho dedicato anche una canzone: quando ti innamori arrivi diversa, con un’altra esperienza quando ti innamori».

Quest’estate avrebbe dovuto cantare a Noto, si è rifiutata: «Con 50 gradi? Muoio».
«Tutti gli uomini artisti hanno una donna vicino, le donne sono tutte sole. Io sono molto amica di Marrakesh, di Elodie, sono ragazze con cui parlo tantissimo. Marrakesh ha dei down tremendi, come tutti gli artisti. Chi è artista ha bisogno del pubblico, solo Mina riesce a farne a meno. Io posso essere moribonda, stanchissima, ma quando arrivo sul palco mi passa tutto. La meloni? L’ho vista dalla Gruber, è adrenalinica, la Gruber provava a interromperla e non riusciva. La sinistra? Mi fa proprio incaxxare». Ma «andrò a votare, tutti devono andare a votare».

La gravidanza? «Ti senti in due, quando muore una madre soffri di più, non si sta nella pancia di una persona per niente, la mamma è qualcosa di più. Mio figlio mi chiede sempre: ma perché ti preoccupi tanto di ciò che succede? tanto muori tra poco, scherza». Coi nipoti «ho un ottimo rapporto, soprattutto il maschio, molto affettuoso. I giovani però non fanno una vita da giovani a Milano, non è una città che offre molto. A Roma se non esci un giorno non succede niente, qui bisogna sempre correre. Sala lo saprà, mica devo dirglielo io».

«Le donne sono sempre state picchiate, ma in casa. Forse le donne rispondono in maniera aggressiva, ma quella degli uomini è una malattia mentale». Impatto? «Il primo pensiero è un crash, ma l’impatto è dare una critica a questa società, nel nostro Paese si parla poco dei giovani. I bambini andranno a scuola senza mascherine e con le finestre aperte. E poi a novembre? Che si fa? I bambini sono stati segnati molto dalla pandemia, vedo ragazze belle e giovani che non trovo un compagno giusto: non trovano persone con cui stare bene, per fare l’amore è pieno, ma per avere un compagno è complicato. Io frequento molto i ragazzi giovani, che mi dicono che sono un esempio, perché canto ancora».

Cani? «Ne ho avuti tantissimi, non sono mai stata senza, sono bellissimi. Appena uscita ho fatto le tournèe con due cocker, li portavo giù di corsa, ma non rinunciavo, era calore. Poi li lasciavo in camerino e l’ultima frase la conoscevano».

«Odio i soldi, mio padre mi ha messo l’ansia di perderli, non ho mai controllato un conto e mi hanno fregato tutti, non ho un buon rapporto col denaro. Anche perché io mi sono sempre goduta la vita, lavorando come ho sempre lavorato. Ho lavorato tutta la vita per diventare popolare: la vita è importante però, il lavoro fa parte della vita, solo quello impedisce di vedere altro. Io sono curiosa di vedere ogni cosa, parlo con tutti, e a volte dico a una persona: com’è vestita bene, o che bel profumo che ha. È così facile essere gentili. L’apparire è diventato più importante dell’essere». Il corpo? «Non ho più il corpo bellissimo di una volta, ma mi godo la vecchiaia. Allora non c’era la mania dell’immagine, non c’era Facebook, ora si mettono tutte così (e mima il lato B in vista).Elodie non aveva bisogno di mettersi in mostra. Far l’amore? Ma per favore…stai tranquilla. Drusilla? Fantastico».

Ore 11.10- Come nasce l’idea dell’impatto
Evento cruciale del Tempo delle donne nel Salone d’onore: Idee circolari per sostenibilità e salute è il panel condotto da Barbara Stefanelli con Claudia Parzani, partner Linkitaers, presidente Borsa Italiana e vicepresidente de Il Sole 24 Ore,Ilaria Capua, scienziata e scrittrice, e Giovanna Melandri, presidente Fondazione Maxxi, Human Foundation e Social Impact Agenda per l’Italia. Si parla di come è nata l’idea dell’impatto, ispiratrice dell’edizione di quest’anno. «Ho rischiato l’argastolo, accusata di essere una trafficante di virus», ricorda Capua. «Ora vorrei poter divorziare dai virus».

«L’addomesticazione del bovino è uno degli esempi che manifesta come l’uomo pima ha cominciato a usare risorse che la terra poteva offrire, ma poi ha iniziato a essere un invasore di questo sistema. La pandemia ci ha urlato in faccia che quello che succede dall’altra parte del mondo può diventare un problema nostro. E c’è dell’altro: la sofferenza del pianeta che è un pianeta che ha la febbre, la nostra generazione estrae risorse per se stessa anche prendendo a prestito le risorse dei giovani. Quindi è chiaro che questo sistema chiuso nel quale operiamo, ci rende dipendenti. Una cosa facile da fare?Non buttate i farmaci nell’immondizia. Ad esempio, gli antibiotici vanno a finire nell’ambiente e alterano il microbioma dell’ambiente. Questo per capire che qualsiasi cosa facciamo ha un impatto sul sistema, la salute mia dipende anche dalle persone che mi stanno vicine, dall’aria che respiriamo, dalla carne o dalla pesce che mangiamo, da come trattiamo gli oceani. La pandemia ci ha lasciato anche qualcosa di bello: cioè la consapevolezza aumentata su come comportarci, e dove voler arrivare nelle nostre vite per permettere a loro, alle nuove generazioni, di arrivare dove vogliono arrivare». Ci piace, conclude Capua, «chiamarci homo sapiens ma restiamo degli animali, e come tali siamo interamente dipendenti da aria, acqua, fuoco, terra . Dipendiamo dal sistema in cui operiamo, e se non riusciamo a riequilibrarlo, si arrabbia».

Ilaria Capua

Melandri spiega invece cosa è l’economia da impatto: «Già alla metà del secolo scorso, si parlava di economia del benessere: tutte le attività economiche producono esternalità. La base di ogni scelta imprenditoriale si fondava su due fattori, rischio e rendimento. Un imprenditore deve fare le sue scelte guardando questi due fattori. L’impact economy invece è a tre fattori, e cioè considera per qualunque scelta anche la misurazione dell’impatto che genera oppure no».

Ore 11.00- Majid Capovani: «Ecco perché sono genderqueen»
L’attivista Majid Capovani al Tempo delle donne: «Ho scelto di definirmi genderqueer perché la parola “queer” per me ha ujna valenza politica: in origine era un insulto verso le persone Lgbtqa+, un insulto che poi però la comunità ha rivendicato e fatto suo.

Ore 10 – Cathy La Torre: «Chi mi insulta in rete non avrebbe lo stesso coraggio faccia a faccia»
Cosa significa identità di genere, cosa significa fluidità e perché fa paura a molti? I testimoni raccontano. Elisabetta Ferrari presidente Associazione GenderLens: «Quando mio figlio mi ha detto di essere trans non ho dovuto elaborare un lutto, né la sua rinascita: era la stessa persona di sempre. C’era da fare un percorso, sì, ma l’abbiamo fatto insieme». Cathy La Torre, avvocata e attivista ha affrontato anche l’aspetto legale del tema. E parlando dei pregiudizi che circolano sui social, ha ribadito la necessità di denunciare chi discrimina, insulta e minaccia in rete altre persone per il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere. Ricordando anche la sua esperienza, attraverso i social, con gli odiatori seriali: «Sono sicura che mi insulta sui social non avrebbe il coraggio di dire le stesse cose davanti a me».

, 2022-09-10 13:39:00, Il racconto della seconda giornata del Tempo delle donne alla Triennale a Milano , Valentina Santarpia

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