di Gaia Piccardi
Ha rivoluzionato costume e società come nessuna giocatrice mai prima, ma soprattutto ha insegnato alle ragazze con la racchetta venute dopo di lei ad osare, nel gioco e nella vita
The last dance, l’ultimo ballo, l’ha riconsegnata alla vita spossata, scarmigliata, disperata ma — in fondo — felice. Cosa farai domani, le hanno chiesto. «Karaoke tutto il giorno» ha risposto Serena Williams al minuto uno della pensione: ventitrè anni fa, proprio a New York (nulla per caso), cominciava un viaggio straordinario che in valigia le ha lasciato 23 titoli Slam in singolare (ci è voluto tempo per rassegnarsi al fatto che non sarà primato), 14 in doppio, due in doppio misto, quattro medaglie d’oro olimpiche (regina a Londra 2012 umiliando la nemesi bionda Maria Sharapova), la prima posizione nel ranking sia da sola che in coppia, 73 coppe in bacheca, 94.918.571 dollari guadagnati in soli premi, più tutto il resto.
Senza Althea Gibson, la prima vincitrice di colore di un Major, non sarebbe esistita Serena ma senza la sorella maggiore Venus non sarebbe esistita lei, la miglior tennista di sempre («Tu sei la mia fonte d’ispirazione» è il ringraziamento plateale in mondovisione), e senza Serena non sarebbe esistita un’intera generazione di giocatrici che nella sua scia hanno imparato a osare. Con la Williams sono crollati i tabù. Dopo Serena non è stato più vietato pretendere la parità di guadagno e trattamento, vestirsi in modo eccentrico in campo, fare il pugno in faccia all’avversaria alla maniera dei maschi, urlare, piangere, parlare di temi politici, di eguaglianza, di giuste cause, di mental health (vero Naomi Osaka?).
Depositati sul campo dell’immane centrale dello Us Open (record assoluto di presenze: 23.859 spettatori) l’ultima stilla di sudore e l’ultimo brillantino sfuggito alla chioma ribelle, battuta da una rivale di classe — l’australiana Aljia Tomljanovic, ex fidanzata di Matteo Berrettini — capace di tirare fuori dalla racchetta il tennis della vita nel momento giusto (prima sfida con la Williams della carriera e un successo in tre set che rimarrà negli annali), Serena ha dedicato il giusto tributo a Venus e a papà Richard (il vero visionario della famiglia, l’uomo che senza aver mai giocato a tennis quarant’anni fa decise che le figlie sarebbero diventare campionesse) e poi ha guardato avanti, di fronte a sé nel box dei giocatori, dove era accomodato il suo futuro.
Il marito Alexis Ohanian con cui intende allargare la famiglia e la piccola Olympia, 5 anni appena compiuti, la ragione per cui ha deciso di dire basta. «Stavamo andando a rinnovare il passaporto per un viaggio in Europa — ha raccontato Serena a «Vogue Usa», la rivista diretta dall’amica Anna Wintour che per prima ha strillato sulla cover il ritiro della divina —, Olympia era in auto e giocava con una app interattiva. Cosa vuoi fare da grande, le ha chiesto la app: la sorella maggiore, ha risposto». Non c’è dubbio che Serena Williams sia The Goat (greatest of all time), benché una tennista di un’altra epoca, Margaret Court Smith, resti la vincitrice del maggior numero di Slam (24). Serena ha rivoluzionato tennis, costume e società come nessuna mai prima, dall’iperspazio dei social piovono su New York e sull’ultima recita della diva i commenti di tutto l’arco costituzionale della vita pubblica americana. Da Michelle Obama («Come siamo stati fortunati a vedere una ragazza di Compton diventare la più grande atleta di sempre») a LeBron James («Wow! Hai plasmato intere generazioni di donne e continuerai a faro»), da Lewis Hamilton a Tiger Woods, da Alex Morgan a Zendaya, l’idolo cinematografico pop di milioni di teenager, presente in tribuna in un ideale passaggio di consegne tra totem al centro del villaggio. Nella nuova vita appena iniziata Serena continuerà a vivere in Florida, farà la mamma e l’imprenditrice (Serena Ventures è la società d’investimenti attiva in start up innovative, energie rinnovabili, nobili iniziative), continuerà a battersi per le cause in cui crede e ogni tanto butterà un occhio distratto al mondo che ha preso a cazzotti fino a cambiarne i connotati. È irriconoscibile, il tennis senza Serena.
3 settembre 2022 (modifica il 3 settembre 2022 | 23:11)
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, 2022-09-03 21:11:00, Ha rivoluzionato costume e società come nessuna giocatrice mai prima, ma soprattutto ha insegnato alle ragazze con la racchetta venute dopo di lei ad osare, nel gioco e nella vita, Gaia Piccardi