Corea, la strage di Halloween: Seul piange 154 ragazzi tra silenzio e fiori. «Ma la polizia dov’era?»

di Paola Pollo

Le vittime della calca alla festa di Halloween a Seul, in Corea, sono oltre 150. Erano tutti giovanissimi: il Paese sarà in lutto per 7 giorni. Scattano le accuse: «Nessuna misura di sicurezza»

DALLA NOSTRA INVIATA
SEUL — Venti metri, cioè venti passi. Se solo fossero riusciti a farli si sarebbero salvati. Perché prima e dopo quel tratto gli altri ce l’hanno fatta. E invece è li che è successo: in un piccolo tratto di una minuscola stradina di 45 metri. Lì sono morti la scorsa notte 154 ragazzi, la maggior parte ventenni, 97 donne e 57 uomini, quasi tutti coreani, soffocati e schiacciati in una calca assurda mentre stavano festeggiando Halloween. Resteranno nell’immaginario di questo popolo così sicuro di sé i flash sfuocati che vanno in loop sulle tv nazionali di decine di braccia che si muovono frenetiche su corpi immobili: i soccorritori hanno provato a rianimarli, fermandosi solo quando qualcuno allungava loro, per coprire quello scempio, i teli blu in segno di resa alla morte. Le ambulanze sono accorse a decine anche se è già polemica per i soccorsi accusati di essere arrivati tardi, come la polizia, che secondo alcuni avrebbe dovuto esserci prima a impedire la ressa. Ma il ministro dell’Interno, Lee Sang-min, difende i suoi: «Era un evento spontaneo, non programmato e delle dimensione cui eravamo abituati prima della pandemia», spiega sottolineando che parte degli agenti erano impiegati in diverse proteste altrove.

Alla luce del sole tutto sembra ancor più beffardo. Quella trappola assurda così vicina alla salvezza e le parrucche e i nasi finti e i cappelli e le stelle filanti ora chiusi nei sacchi trasparenti della spazzatura, accatastati vicino agli alberi. C’è un silenzio surreale per un luogo che è la movida di Seul: street food, sexy shop, negozi di sneaker e di fake. All’alba c’è chi comincia a portare i fiori e li deposita accanto all’uscita della metro, fermata Itaewon, quella che sabato per ore ha sputato fuori ragazzi e ragazze. Sono crisantemi per lo più, e qualche rosa. Un giovane lascia due bicchierini. Un altro del vino, poi dell’acqua, del rum e un paio di birre. Casomai i ragazzi che non ci sono più avessero sete o voglia di bere in un viaggio così ingiusto.

Come sabato notte quando la tragedia si stava consumando e dalle finestre la gente gettava dell’acqua per rinfrescare chi sotto stava cercando di respirare. Ma in nessun modo è stato possibile spegnere quell’inferno. Porta un fiore e piange July, il cappotto perfetto e la cartella rossa del lavoro, non ha un filo di trucco, strano per una coreana, qui le ragazze non escono mai senza make-up. Non questa volta. Troppe lacrime da lasciar scorrere. «Ero qui l’altra notte ma ho avuto paura e me ne sono andata prima». Il kebabbaro, Albedo cucina turca, di fronte alla stradina maledetta conferma: «Sembravano tutti impazziti. Ma già dalla sera prima. Scatenati. Era la prima volta senza restrizioni dopo due anni e mezzo. Avevano una voglia e una energia contagiosa». Raccontano di cavalli al guinzaglio, gente in trampoli, parrucche colorate, abbigliamenti esagerati: ma nessuno si è stupito. I ragazzi coreani sono famosi in tutto il mondo per la loro eccentricità in fatto di moda e musica.

Ieri la zona è rimasta chiusa. Recintata da decine di poliziotti e dai nastri gialli con la scientifica al lavoro per trovare tracce di una spiegazione e dell’esatto momento in cui tutto è degenerato. Regge l’ipotesi che qualcosa abbia convinto tutti a correre verso la stessa direzione. Forse la notizia di un personaggio famoso seduto a uno dei locali sulla strada. E può essere perché i giovani coreani sono fan al limite dell’isteria: segnalare la presenza di una delle Black Pink o dei Bts significa scatenare migliaia di adolescenti. Le immagini che scorrono sui social sono spietate: anche quando gli agenti e i soccorsi arrivano non riescono neppure a prendere i ragazzini per le mani e a tirarli su tanto sono stretti gli uni agli altri. Si vedono i più alti che arrivavano all’aria sopra e i più piccoli e minuti che soccombono.

«La polizia è arrivata tardi. I soccorsi sono arrivati tardi», urla ancora più forte un giovane dai capelli bianchi candidi. Poi c’è una ragazza, in disparte. Con gli occhi sbarrati verso la stradina. Ha due codini e porta ancora le ciabatte di Halloween, con due piccole zucche disegnate. Non parla inglese, un’amica la consola: «Ha in testa le urla di chi chiedeva aiuto». Davanti ai fiori sul marciapiede, un predicatore alza la voce contro tutti ma sopratutto contro la festa di Halloween: «Non è una festa di Gesù e non è la nostra». La beffa delle beffe: la difficoltà dei primi soccorsi e poi dei riconoscimenti è stata anche questa, la festa. Tutti erano travestiti e truccati.

Oggi avrebbe dovuto essere l’ultimo giorno di questa follia. E invece sarà una settimana di lutto nazionale, lo ha deciso il presidente della Repubblica, Yoon Suk-yeol, che è stato fra i primi ad andare di persona nella stradina maledetta. Il governo ha anche ricevuto i manager di Gucci e insieme hanno deciso di annullare lo show che era in programma domani al Gyeongbokgung Palace, con più di 800 persone, in segno di rispetto. Giusto.

30 ottobre 2022 (modifica il 30 ottobre 2022 | 22:19)

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, 2022-10-30 22:38:00, Le vittime della calca alla festa di Halloween a Seul, in Corea, sono oltre 150. Erano tutti giovanissimi: il Paese sarà in lutto per 7 giorni. Scattano le accuse: «Nessuna misura di sicurezza», Paola Pollo

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