«Si contano a milioni»: le cavallette devastano (ancora) i campi della Sardegna

di Silvia Morosi

Gli agricoltori lanciano l’allarme: emergenza annunciata, stanno divorando i raccolti. L’entomologo Pantaleoni: «Un fenomeno ricorrente nell’isola. Molto dipende dai cambiamenti climatici, ma non bisogna sottovalutare l’uso del suolo da parte dell’uomo»

Un’emergenza, di proporzioni bibliche. Nelle ultime settimane i terreni agricoli dell’entroterra sardo, in particolare la Valle del Tirso — tra Ottana, Bolotana, Orotelli e Sarule — sono interessati da un’ invasione di cavallette, con gravi danni alle colture e ai pascoli. Un problema che affligge l’isola dagli anni ’30 e che dopo la Seconda guerra mondiale con l’introduzione di un particolare coleottero, il Mylabris variabilis, le cui larve predatrici divorano in particolare le uova di cavalletta, sembrava aver assunto dimensioni minori. «L’emergenza si è ripresentata negli ultimi anni, grazie ad alcune situazioni favorevoli come la siccità prolungata, che favorisce prima lo sviluppo delle larve, e il clima più mite e secco dell’inverno, con precipitazioni praticamente dimezzate. Ma non bisogna nemmeno dimenticare l’uso del suolo da parte dell’uomo, l’abbandono delle campagne, il pascolo intensivo e i terreni incolti sempre più numerosi, vero habitat naturale delle locuste», spiega al Corriere della Sera Roberto Antonio Pantaleoni, entomologo della facoltà di Agraria dell’Università di Sassari e del Cnr.

Inoltre le locuste, comunemente note come cavallette, essendo polifaghe (ossia cibandosi di piante diverse), colpiscono anche orti e giardini, determinando una vera e propria catastrofe biologica. «Questi insetti, che hanno l’abitudine di disperdersi, si spostano in gruppo, per chilometri», aggiunge Pantaleoni. «Per contrastare le orde neonate della cavalletta Dociostaurus maroccanus, detta grillastro crociato, non è più sufficiente quindi procedere alla sola aratura dei campi. Quello che manca è una conoscenza del territorio e del luogo dove, solitamente a luglio, vengono deposte le uova oltre che un monitoraggio dei neanidi (o neogusciati). Non è quindi sono una questione di trattamento, ma soprattutto di conoscenza del tema. Chi invoca l’uso dell’esercito si sbaglia: una famosa copertina della Domenica del Corriere del 2 giugno 1946 mostrava agricoltori intenti a combattere il problema con i lanciafiamme modificati , i pirofori, ma all’epoca eravamo di fronte a un problema di dimensioni diverse».

Mentre il governo valuta se dichiarare lo stato d’emergenza e nominare un commissario, in Sardegna si moltiplicano le proposte di soluzioni per evitare il disastro, come l’ipotesi d’istituire un’Unità di progetto, come quella che la Regione ha costituito contro la peste suina africana. Coldiretti Nuoro Ogliastra ha proposto un piano in più fasi che permetterebbe di prevenire e combattere l’invasione entro un anno, anche con la disponibilità dei propri soci ad arare per tempo i terreni dove le locuste depongono le uova. «Se non s’interviene subito anche con un’adeguata perimetrazione, da concludere entro settembre, le cavallette potrebbero dilagare su un territorio quasi doppio rispetto a quello in cui già si trovano a milioni», sottolinea Alessandro Serra, direttore della Federazione Coldiretti Nuoro-Oglistra. «Abbiamo denunciato questa piaga già dal 2019 quando gli ettari invasi dalle locuste erano 2 mila, mentre oggi — che è stato sottovalutato — siamo sui 30mila, con una proiezione di 60-70mila». Le condizioni climatiche — lo abbiamo ricordato — agevolano lo sviluppo anomalo dell’insetto, «alla vigilia di un’estate che arriva dopo un maggio classificato come il secondo più caldo di sempre. È necessario, quindi, intervenire al più presto, perché la prossima estate si possa parlare di altro».

Oltre all’uso di droni per mappare le aree colpite e all’aiuto di uccelli che mangiano questi insetti, «è necessario procedere dove possibile all’aratura, dato che le cavallette depongono le loro uova a 5-6 centimetri sotto il terreno. E, in quelle aree dove la morfologia non lo permette, intervenire con incendi controllati dal Corpo forestale e dalla Protezione civile per distruggere i covi delle locuste, o con trattamenti piretroidi», spiega Serra, chiarendo come sia anche «doveroso fare una corretta informazione alle aziende e valutare con quelle in biologico l’impiego di prodotti meno invasivi, cercando di evitare che tante siano costrette a chiudere per le troppe perdite subite. Contemporaneamente, occorre stanziare i ristori per l’annualità in corso». Ad oggi, conclude Serra, «ci risulta che gli interventi mirati stiano andando avanti troppo lentamente, e abbiano interessato solo 300 ettari, pari all’1% dell’intera superficie coinvolta». Con questi ritmi «ci vorranno almeno altri 2-3anni prima di debellare le cavallette, con conseguenti danni economici e anche di immagine per tutto il nostro territorio».

18 giugno 2022 (modifica il 18 giugno 2022 | 22:29)

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, 2022-06-18 20:32:00, Gli agricoltori lanciano l’allarme: emergenza annunciata, stanno divorando i raccolti. L’entomologo Pantaleoni: «Un fenomeno ricorrente nell’isola. Molto dipende dai cambiamenti climatici, ma non bisogna sottovalutare l’uso del suolo da parte dell’uomo», Silvia Morosi

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