Siccità, il mare risale il Po per 30 chilometri: «L’acqua salata mai a questi livelli»

di Alfio Sciacca

L’Autorità di bacino: a rischio la fornitura idrica per 750.000 persone, Nonostante questo si continua a prelevare più del dovuto. Urge creare bacini artificiali lungo il fiume

Avanza inesorabilmente ed è già a 30,6 chilometri. Il cosiddetto «cuneo salino», in pratica quanto l’acqua del mare è risalita nel delta del Po, è uno dei sintomi più evidenti del livello di sofferenza del Grande fiume che, a sua volta, è diventato il simbolo dell’emergenza siccità nel nostro Paese. Questi livelli d’ingresso di acqua salmastra erano già stati toccati in passato, anche due anni fa. «La differenza è che prima avveniva a fine estate, ora invece siamo solo all’inizio: quando la stagione irrigua è appena iniziata e andiamo incontro a mesi interi senza precipitazioni», dice sconsolato Meuccio Berselli, segretario dell’Autorità di bacino del Po.

I prelievi eccessivi

Ieri Berselli ha presieduto la decima riunione dell’Osservatorio Permanente sugli utilizzi idrici lungo il fiume ed è stato l’ennesimo grido di allarme. Anche perché gli interventi concordati nelle precedenti sessioni per fronteggiare l’emergenza non sono stati rispettati. «I prelievi a fini irrigui non sono stati effettuati nella misura del 20% come stabilito, ma addirittura sono aumentati del 10%». Livelli che se fossero stati osservati avrebbero consentito alle precipitazioni degli ultimi due giorni di contrastare, almeno un poco, l’ingresso di acqua salmastra. «E in ogni caso — osserva Berselli — la pioggia e il leggero incremento di portata non risolvono il problema del pesantissimo deficit esistente ma, al massimo, ci fanno guadagnare appena una decina di giorni».

I livelli di acqua salmastra

Quello in atto è una sorta di tiro alla fune: minore è la portata d’acqua dolce più avanza quella salmastra che arriva dal mare. E, in assenza di piogge, per contrastare l’avanzata del cuneo salino non resta che limitare i consumi a fini agricoli. Berselli non se la sente di attaccare nessuno, ma richiama tutti a un maggior senso responsabilità per evitare conseguenze peggiori. «Se non sosteniamo una portata dignitosa nella parte finale del fiume — avverte — è a rischio la fornitura idrica in un’area tra Ferrara, Ravenna e Rovigo, in cui 750 mila persone la utilizzano per usi domestici attraverso il potabilizzatore. L’avanzata dell’acqua salmastra potrebbe poi bruciare intere coltivazioni, mentre noi rischiamo di essere pure sanzionati dall’Ue che ci chiede interventi di mitigazione del danno». E il peggio potrebbe non essere ancora arrivato: «Dieci giorni fa il cuneo salino era a 21 chilometri: in poco tempo è risalito di 10 chilometri. Visto che ci attendono ancora settimane di alte temperature e niente pioggia, temiamo che il record debba essere ritoccato».

«Creare bacini artificiali»

«Un tempesta perfetta» la definisce Franco Dalle Vacche, per 15 anni presidente del consorzio di bonifica Pianura di Ferrara e socio onorario dell’Anbi (Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari). «In passato con il caldo addirittura la portata del Po aumentava, grazie allo scioglimento dei ghiacciai. Ma quelli ormai ce li siamo giocati». Occorre così altro per evitare che «ogni anno si passi dalle piene alla siccità». E snocciola le tante proposte per creare «bacini artificiali lungo il fiume che, come nel resto d’Europa, ci permettano di avere delle riserve d’acqua per periodi come questo. È l’unica soluzione e la politica deve decidere». Berselli va oltre: «Servono anche micro invasi tra agricoltori, riutilizzo dell’acqua di depurazione, riduzione delle perdite nelle condotte, colture più idroresistenti e nuove tecniche di irrigazione».

29 giugno 2022 (modifica il 29 giugno 2022 | 23:10)

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