«Da questo pomeriggio non voglio cerimonie di amarcord e di distacco, anche perché balla, salta e canta io continuerò a rimanere il fondatore , che opera per realizzare le fondamenta di un edificio. Il nostro edificio è tutt’altro che terminato. Ma le fondamenta sono salde, frutto del lavoro collettivo. E hanno la piena capacità di sopportare il peso del lavoro che faremo». Con queste parole, anche scherzose, Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, dopo 32 anni lascia la presidenza a livello internazionale dell’associazione nata in Italia nel 1986. A succedergli sarà il vicepresidente ugandese Edward Mukiibi. La notizia è stata data questa mattina durante l’VIII congresso internazionale dell’associazione, che si concluderà domani nella sede dell’Università di Science Gastronomiche di Bra (Cuneo). Davanti a una corposa platea, composta anche da una cinquantina di delegati al congresso in rappresentanza degli attivisti Slow Food presenti in 160 nazioni, Petrini ha detto che «è giusto dare un cambio generazionale al vertice», per spiegare la sua scelta.
Il successore
Edward Mukiini, 36 anni, originario dell’Uganda, è un agronomo con una laurea triennale in Agricoltura e gestione del territorio conseguita al Makerere University di Kampala (Uganda) e un Master in Gastronomia all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Italia). È un educatore nel campo dell’alimentazione e dell’agricoltura ed è impegnato nella diffusione e promozione di progetti sociali in questi ambiti. Il lavoro di Mukiibi, volto a promuovere un sistema alimentare sostenibile, equo e giusto, ha ottenuto diversi prestigiosi riconoscimenti: tra questi, il premio per la sostenibilità Ray Charles Black hand in the pot della Dillard University di New Orleans e una onorificenza da parte del Consiglio comunale della città di Detroit, negli Stati Uniti. Inoltre è stato incluso nella categoria Educatori della classifica 50 Next Awards dalla rivista Forbes, che ha individuato gli under 35 anni che stanno plasmando il futuro della gastronomia. «È il momento giusto per ricostruire, rafforzare e rinnovare – ha detto il neo presidente questa mattina -. Anche le più piccole azioni messe in campo dalle nostre comunità sono portatrici di una speranza concreta e generano un impatto positivo sulle nostre vite, perché siamo una famiglia globale: ciò che riguarda uno di noi riguarda tutti, indipendentemente dalle differenze geografiche, sociali e culturali. Come Slow Food, è importante essere coscienti del fatto che una piccola azione intrapresa a livello locale può avere un impatto enorme altrove – sottolinea Edward Mukiibi -. Vorrei esortare ciascuno di noi a lavorare con lo stesso spirito di resilienza dimostrato durante la pandemia, con lo stesso senso di appartenenza e solidarietà, al fine di coinvolgere sempre più persone nelle nostre attività. Lo scopo rimane lo stesso:
dar vita a un sistema alimentare che garantisca cibo buono, pulito e giusto a tutti. È questo il nostro ruolo comune, abbracciamolo con convinzione».
Il nuovo board: rappresentata anche la comunità indigena
Oggi i delegati si riuniranno per votare anche il nuovo board (ma è solo una formalità, i nomi sono già decisi), che per la prima volta accoglie un rappresentante delle comunità indigene. Al nuovo gruppo Petrini ha consigliato di «non avere paura di essere visionari , forti dell intelligenza affettiva: anche se sbaglierete ci sarà modo di riparare. Io — ha continuato — ho fatto tanti errori, che sono serviti a ritarare obiettivi e rafforzare idee, stemperati anche dal clima di amicizia e solidarietà». L’importante, per il presidente, è avere delle fondamenta basate su« austera anarchia e intelligenza affettiva». « Grazie di cuore a tutti — ha concluso —. Io continuerò a essere dentro questo processo. Ma non lo farò di certo come quei padri che dicono “ormai comanda mio figlio e poi mio figlio non comanda un cavolo”».
16 luglio 2022 (modifica il 16 luglio 2022 | 21:33)
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, 2022-07-16 19:33:00, Cambio al vertice internazionale dell’associazione. Al fondatore, dopo 32 anni, succede il suo numero due. La decisione — «perché è necessario un cambio generazionale» —, è stata annunciata oggi durante l’VIII congresso internazionale all’Università di Scienze Gastronomiche, Benedetta Moro