«Smiths, non ci sarà mai la reunion»

di Barbara Visentin

L’ex chitarrista della band di culto degli anni’80 esce con un nuovo disco «Fever Dreams Pts 1-4»: «Voglio comunicare la speranza»

Impossibile pensare agli Smiths senza la chitarra di Johnny Marr. Ma Johnny Marr, invece, senza gli Smiths di cose ne ha fatte in abbondanza, tra altre band, decine di collaborazioni (ha lavorato anche a «No Time to Die», brano dall’ultimo James Bond con cui Billie Eilish è in corsa agli Oscar) e alcuni riusciti album solisti. Il nuovo lavoro in solitaria si chiama «Fever Dreams Pts 1-4», un disco doppio, testimonianza della sua energia instancabile.

A 58 anni il chitarrista e cantautore di Manchester si affaccia su Zoom con giubbino jeans, maglietta bianca e casco British di capelli neri, e spiega di avere riflettuto sull’umanità: «A volte la vita è confusionaria e sembra di essere in un sogno febbrile. Mi immagino chi di notte è sveglio tra mille preoccupazioni, penso all’alienazione e all’isolamento, e di questo parlo in tante strofe delle canzoni. Ma nel ritornello, poi, dico che andrà tutto bene perché di base voglio comunicare speranza. Sappiamo essere molto auto-distruttivi, basta vedere la politica, ma sappiamo essere anche gentili, idealisti e uniti».

Questa sua visione in fondo rincuorante delle persone non si applica purtroppo al suo rapporto con Morrissey, bizzoso frontman degli Smiths, con cui ha rotto i rapporti dopo quattro album e un quinquennio di canzoni meravigliose, andato dal 1982 al 1987. Nel tempo Morrissey non gliele ha mandate a dire, finché a gennaio, ultima delle tante, gli ha scritto una lettera sul suo sito invitandolo a non nominarlo più nelle interviste e accusandolo di usare il suo nome per fare «clickbait».

Marr, in verità, non lo nomina mai, ma a domanda, non si sottrae a esprimere tutta la sua amarezza: «È stata una sorpresa leggere quelle parole, non so perché accadano queste cose, dovete chiederlo a lui. A dire il vero non sapevo neanche come reagire, l’ho trovato abbastanza ridicolo. Io amo gli Smiths». Verrebbe da dire che tutti amano gli Smiths, ma «no, non tutti», dice Marr riferendosi all’ex sodale. E se i fan, da sempre, chiedono una reunion, lui ride, ma è perentorio: «Sono pazzi. No, non succederà. È passato troppo tempo».

Sono 40 anni tondi dalla nascita della band: «La prima cosa che ho fatto, quando abbiamo raggiunto il successo, è stata comprare una casa e invitare tutti gli amici a trasferirsi lì. Ogni giorno era una festa». Un periodo sfrenato, come da copione del rock: «Avere un sacco di droghe, indossare gli occhiali da sole anche di sera, tutte quelle cose le ho fatte in quegli anni, quando ero molto giovane. Mi sono schiantato con una Bmw, ho visto un paio di persone morire, la band si è sciolta e siamo finiti in tribunale. Poi ho detto basta».

Marr non tocca alcol da 20 anni, è vegano e ha corso maratone: «Trovo più moderno avere una vita sana. Non volevo diventare il cliché del vecchio rocker». Alcuni successi degli Smiths fanno ancora parte dei suoi live (verrà in Italia il 12 giugno, all’I-Days Festival di Milano): «Quel che facevamo andava oltre le mode. Ma sarei matto a pensare “oh, fra 40 anni questo pezzo sarà ancora famoso”».

19 marzo 2022 (modifica il 19 marzo 2022 | 07:24)

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, 2022-03-19 07:02:00, Johnny Marr, nuovo disco da solista: addio a quella stagione di eccessi rock tra droga e alcol, Barbara Visentin

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