Un software (e presto una app) per capire il significato del pianto dei neonati

di Magherita De Bac

Lo studio su 20 piccoli: l’intelligenza artificiale interpreta i vagiti. Aiuter genitori e medici nelle scelte pi immediate. Si scoperto che i piccoli si lamentano nella lingua materna imparata nel gre mbo

I neonati parlano attraverso il pianto, in pi lingue, a seconda di dove sono nati. E noi, siamo cos sicuri di capirli? La mamma s, quattro volte su dieci sa intuire che c’ qualcosa di diverso, di strano prima che il medico confermi con una diagnosi strumentale. Ora si sta lavorando per arrivare ad una applicazione, possibilmente gratuita, che permetter di tradurre i gorgheggi lamentosi. Non solo dei beb patologici, da ricoverare in ospedale, ma anche di quelli in perfetta salute. Che magari vogliono esprimere un normale bisogno fisiologico, un pannolino asciutto, un po’ di fresco, coccole, carezze sul pancino dolente.

Il team di ricercatori e la creazione del database

Un team di medici e ricercatori del Centro Nina per la formazione neonatale, Universit di Pisa (diretto da Armando Cuttaro col supporto dell’ingegner Serena Bardelli), assieme all’istituto di Scienza e tecnologie dell’informazione del Cnr, coordinato dal fisico Gianpaolo Coro, ha realizzato un sistema di intelligenza artificiale che spalanca le porte al dialogo col bambino. In un database stato salvato il pianto di 20 bimbi di mamme italiane, seguiti in terapia intensiva e nel nido. La macchina intelligente ha lavorato in autonomia, captando la loro voce e isolandola dagli altri rumori ambientali (i respiratori in funzione, il parlottare degli operatori sanitari) quindi allo stato puro. Quando viene registrato un concerto dal vivo, per realizzare un CD la cabina di regia esegue un lavoro di selezione della musica. L’algoritmo da noi creato fa lo stesso, spiega Cuttaro. L’originalit del nostro progetto che qualunque ospedale pu dotarsi di questo sistema open science, cio accessibile a tutti anche dal punto di vista economico, ne descrive il valore il primario Coro.

Un traduttore dei segnali volontari

Il sistema parte da un ragionamento. Considerare il pianto come un segnale volontario e non accidentale del neonato che vuole dire la sua. un concetto per nulla scontato. Si tende a credere, specie il mondo medico maschile, che le espressioni vocali degli infanti siano casuali. Lo scopo, dice Cuttaro, felice della prospettiva, realizzare un traduttore automatico da trasferire su una app. Aiuterebbe anche a placare le ansie delle mamme che interpretano il pianto solo con l’intuito e riferiscono la sensazione al pediatra. Se a questo aggiungiamo un traduttore terzo, riusciremmo a gestire con grande precocit tanti casi.

Si piange nella lingua materna

La voce dei primi mesi di vita come uno scrigno pieno di tesori. I neonati parlano la propria lingua, il pianto italiano diverso dal francese e dall’inglese per intonazione, ritmo e durata. Gi nell’ultimo trimestre di gestazione il nascituro apprende ascoltando la mamma. Il secondo passo, annuncia Cuttaro, sar raccogliere i gemiti londinesi. I risultati del centro Nina sono stati appena pubblicati sull’autorevole rivista scientifica Neural computing & application. Gli algoritmi di intelligenza artificiale assistono i pediatri moderni nella diagnosi precoce di patologie segnalando le anomalie del pianto. La maggior parte riguardano sordit, asfissia, ipotiroidismo, infezioni, insufficienza respiratoria.

La creazione di banche dati

Il problema che questi sistemi non riescono a coprire l’ampia variabilit del pianto. La costruzione di un database infatti complessa e dispendiosa in termini di tempo richiesti al personale e di investimenti. Ecco perch non esistono oggi banche di dati condivisi tra centri di paesi diversi. Solo gli ospedali con ampia disponibilit economica possono permettersene una, limitata.

5 febbraio 2023 (modifica il 5 febbraio 2023 | 21:55)

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