Solo i ricchi possono scegliere tra scuola statale e paritaria, sistema classista. A Nord più pluralismo educativo rispetto al Sud, INTERVISTA ad Anna Monia Alfieri

Si terrà nella città di Bari il Convegno “La scuola, un cantiere sempre aperto sul futuro” promosso dall’Ufficio Scuola CISM e USMI Nazionale e dedicato al mondo dell’istruzione nel Mezzogiorno d’Italia. Il 26 maggio p.v., presso l’Auditorium della Legione Allievi della Guardia di Finanza del capoluogo pugliese, dirigenti, docenti, studenti e famiglie appartenenti alle realtà scolastiche del Sud del Paese vivranno una giornata di dialogo e confronto accendendo i riflettori su tematiche urgenti della scuola pubblica paritaria e statale quali: garanzia del pluralismo culturale, monitoraggio e politiche di recupero della dispersione scolastica, rilancio dell’offerta educativa nel Sud del Paese per costruire futuro sulla nostra terra, cura e promozione del corpo docente, qualità ed eccellenza del servizio educativo per tutti.

La co-essenzialità del servizio che la scuola pubblica statale rende insieme alla scuola pubblica paritaria

L’intervento del Ministro dell’Istruzione e del Merito Prof. Giuseppe Valditara punterà a ribadire la co-essenzialità del servizio che la scuola pubblica statale rende insieme alla scuola pubblica paritaria, garantendo l’incontro e la condivisione dei percorsi formativi ed educativi proposti dagli Istituti presenti sul territorio del Mezzogiorno d’Italia, in una sorta di patto educativo. Il prof. Valditara è, lo dimostra l’impegno di questo sul versante del rinnovamento della scuola, punto di riferimento per il rinnovamento meritocratico della scuola dei “talenti”.

Tutela e valorizzazione di ciascuna componente del mondo dell’istruzione,

La politica ha responsabilità di tutela e valorizzazione di ciascuna componente del mondo dell’istruzione, dai docenti agli studenti dalle famiglie al mondo delle imprese; sono queste le priorità rilevanti per una scuola efficiente e credibile, per una scuola che vuole costruire il futuro possibile di questa società, che vuole promuovere la crescita personale dei giovani e le loro legittime prospettive occupazionali, che vuole abilitare il rapporto tra qualità della crescita sociale e qualità della crescita culturale, sapendo che in questo percorso occorre recuperare l’alta funzione sociale del docente, garantendo formazione permanente e stipendi proporzionati.

Il convegno di Bari: l’organizzazione

Il convegno darà voce a padre Luigi Gaetani, presidente CISM Nazionale, a suor Anna Monia Alfieri, Referente Scuola dell’USMI Nazionale, e a Roberto Romito, presidente ANP Puglia, che offriranno, da prospettive diverse e complementari, la fotografia attuale del sistema scolastico italiano, mettendo a fuoco gli urgenti interventi di cooperazione e collaborazione necessari per una scuola priva di disuguaglianze territoriali, sociali ed economiche. I lavori si apriranno alle 9.00 per concludersi alle 13.00. Moderatore del convegno sarà il giornalista e conduttore di Zona Bianca e TG4, Dott. Giuseppe Brindisi. Per partecipare è necessario iscriversi al seguente link

https://forms.gle/jq4zMKcfJQYpYtxK6

A seguire l’intervista a Suor Anna Monia Alfieri Referente scuola USMI nazionale ed esperta di politiche scolastiche, cavaliere della Repubblica Italiana e Ambrogino d’Oro.

Professoressa Alfieri, il nostro sistema scolastico è classista? Il riferimento va naturalmente alla possibilità di scegliere tra sistema pubblico e paritario.

«Mi fa particolarmente soffrire l’idea che il nostro sia un sistema scolastico classista: solo i ricchi, infatti, possono scegliere fra una scuola pubblica statale e una scuola pubblica paritaria. In questo secondo settore dobbiamo distinguere due realtà diverse: le scuole paritarie le cui rette non superano il cosiddetto Costo Medio Studente e che hanno, in ambito economico, il solo obiettivo del pareggio del bilancio (pena la chiusura della scuola) e le scuole paritarie che hanno rette che superano i venti mila euro annui. Realtà, queste ultime, che potremmo dire di nicchia, anche élitarie, perché no. I ricchi potranno sempre scegliere anche le scuole elitarie, io parlo delle scuole con rette dai 2.500 euro ai 4.000 euro, le scuole dei poveri».

Lei, sovente, afferma che è necessario garantire ai genitori la possibilità di scegliere. Di scegliere cosa e tar che cosa?

«Dobbiamo, anche in Italia come da decenni avviene in tutta Europa, garantire ai genitori la possibilità di scegliere fra una scuola pubblica statale che gratuita non è, dal momento che costa dagli 8 ai 10mila euro di tasse dei cittadini, e una scuola pubblica paritaria senza che il genitore che la sceglie si trovi, come accade oggi, a dover pagare due volte: le tasse prima e la retta poi, una retta che si colloca tra i 2.500 e i 4 .000 euro nel desiderio di essere accessibile per le famiglie e quanto più economicamente sostenibile per i Gestori. Le Scuole paritarie, purtroppo, negli anni hanno dovuto chiudere dal momento che non sono riuscite a sostenere i costi di gestione: del resto lo Stato destina all’anno per allievo una somma pari a 500 euro e le rette sono ben inferiori al costo medio studente che, come da circolare ministeriale, si aggira attorno ai 7 mila euro. Chiaramente, moltissime scuole pubbliche paritarie dopo essersi indebitate per anni al solo fine di garantire il pluralismo educativo, sono state costrette a chiudere, non essendo più in grado di sostenere lo sforzo economico necessario, privando le periferie del Paese e il Sud di reali presidi di libertà. Le drammatiche conseguenze sono state quelle di un Paese Italia che si presenta in Europa con un sistema scolastico classista, regionalista (secondo i dati Ocse-Pisa Lombardia e Veneto arrivano ai primi posti, le regioni meridionali agli ultimi) e discriminatorio».

È davvero esistente un divario tra Nord e Sud del Paese, e in che senso?

«Il divario fra il Nord e il Sud è grave, considerato che nel Nord il pluralismo educativo raggiunge il 37% mentre al sud il 4%, un sud che è attanagliato dal dramma dei Neet e della dispersione scolastica, con picchi del 21% contro una media europea del 9%. Pertanto, le politiche scolastiche settentrionali che hanno favorito il pluralismo educativo dimostrano che, dove si spende meno ma si spende meglio, il sistema scolastico risulta di qualità, esattamente come il modello europeo. La scuola, dunque, tornerà ad essere un ascensore sociale e di qualità solo se saremo in grado di garantire il pluralismo educativo: il contrario sarebbe il monopolio educativo dello Stato, anticamera del regime. Quando presento il problema scuola in Italia, spesso mi sento dire in risposta: “Pazienza, i ricchi potranno scegliere la paritaria, i poveri si accontenteranno della statale”. Quale tristezza, quale insipienza, meglio: quale abisso di ignoranza».

Quando parla di scuola paritaria di cosa parla esattamente?

«Le scuole paritarie alle quali faccio riferimento non sono le scuole dei ricchi ma quelle per i poveri. Parliamo di persone fragili ed economicamente svantaggiate che hanno il diritto ad una scuola di qualità per emanciparsi. Parliamo di un Paese Italia che deve risalire la china e smarcarsi da una scuola classista e di scarsa qualità, offrendo ai nostri giovani la possibilità del successo educativo, primeggiando nelle classifiche Ocse- Pisa. Per questa ragione mi aspetto dal Governo e dalle opposizioni che con la Legge di Bilancio 2023, si possa dare alle famiglie che scelgono la scuola paritaria un aiuto che ne consenta la frequenza».

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