Solo l8% degli studenti italiani è disposto a fare un lavoro manuale, in Svezia il 40%. Si immaginano come Cannavacciuolo o gli influencer

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Il Ministro Valditara si è espresso più volte a favore di un intervento sull’orientamento degli studenti, a partire dalle famiglie. D’altra parte, è noto il ruolo fondamentale dell’orientamento nell’affrontare consapevolmente le scelte per il futuro.

“La questione dell’orientamento è centrale: siamo un Paese che ha un grandissimo skill mismatch, cioè abbiamo un disallineamento tra i percorsi di istruzione e l’offerta di lavoro” ha affermato Marco Bentivogli, coordinatore nazionale Base Italia, intervenuto durante la diretta di Orizzonte Scuola sulla didattica innovativa (qui il video completo). “Questo è un problema per i ragazzi e le ragazze ed è diventato un grandissimo problema per le imprese. Non solo le professionalità medio-alte, del lavoro “scelto”, ma anche per le professionalità più basse non esiste una formazione professionale. Da tempo penso che dovrebbe essere un investimento fondamentale”.

Cita i dati del Boston Consulting Group relativi al calcolo dei punti percentuali di PIL legati allo skill mismatch e uno studio svedese sull’idea di lavoro degli studenti della scuola secondaria.

“Senza andare così lontano – spiega Bentivogli – il problema è che la percezione del lavoro possibile, in relazione ai desideri e alle aspirazioni dei ragazzi e delle ragazze, parte da molto indietro. C’era un’indagine sugli studenti delle scuole medie e superiori, in Svezia, su quanto avrebbero immaginato di fare un lavoro che abbia anche la manualità: il 40% dei ragazzi e ragazze hanno risposto “sì, immaginiamo di poter fare un lavoro anche manuale”. Il plus del mercato del lavoro che ha anche manualità è il 42% in Svezia. La stessa indagine, fatta qualche anno fa anche in Italia, l‘8% dice che farà un lavoro in cui si usano anche le mani, il plus del mercato del lavoro è il 48%.

Individua, infine, le responsabilità di una tale percezione del mondo del lavoro, identificandola con una narrazione, legata alla televisione e ai social media, che definisce macchiettistica. Un periodo tutti cuochi, poi tutti influencer, c’è stato un periodo in cui tutti erano giornalisti. Tutti si aspettano di diventare Cannavacciuolo, Cracco, ma nelle classifiche dell’ISPESL il lavoro di cucina è considerato uno dei lavori usuranti, quasi come la siderurgia. Bisognerebbe smettere di raccontare il lavoro in modo così sensazionalistico e modaiolo. In fondo alla classifica abbiamo l’operaio e il contadino, quando il lavoro operaio è quello che ha avuto il cambiamento più grande e il lavoro contadino, a parte le vicende che riguardano i braccianti, è sottoposto a gigantesca innovazione”.

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