Sorpresa: a ottobre crescono i posti fissi, così le aziende scelgono le stabilizzazioni  Quanto ti pagano? Ecco lo stipendio giusto

L’analisi

di Dario Di Vico02 dic 2022

Sorpresa, crescono i posti fissi: le aziende scelgono le stabilizzazioni Quanto ti pagano? Lo stipendio giusto

Alzi la mano chi aveva previsto che il mercato del lavoro italiano avrebbe inanellato un record dietro l’altro nell’autunno-inverno dell’anno di grazia 2022. Come ormai accade sempre più spesso i flussi dell’economia reale finiscono per spiazzare gli analisti e mostrarci un’Italia dal basso che non collima con le slide previsive illustrate nei convegni. Non solo dunque non stiamo vivendo un tramonto del lavoro ma i posti fissi, i contratti a tempo indeterminato, sono arrivati ai massimi storici delle serie statistiche.

Se pensiamo a tutti i libri e gli articoli scritti sull’inarrestabile tendenza alla precarizzazione viene un po’ da sorridere, non perché il perimetro del lavoro povero non si sia allargato ma perché in un mercato così poco governato (come il nostro) qualsiasi reductio ad unum è sconsigliabile. Le variabili sono tante e la combinazione che si crea tra di loro è già difficile da decifrare ex post, figuriamoci ex ante.

In soldoni ieri l’Istat ci ha detto che ad ottobre il sistema ha prodotto ben 117 mila posti a tempo indeterminato in più che si aggiungono agli 82 mila già segnalati dai dati di settembre. Se proiettassimo questi numeri su dodici mesi supereremmo il mitico Milione di posti di lavoro, vecchia icona della politica italiana, ma anche solo guardando indietro il tendenziale (calcolato anno su anno) ne registra ben 502 mila di nuovi. Come si spiega questa tendenza che pure convive con tutte le discontinuità negative che affliggono le imprese e che conosciamo, dai rischi di recessione al riproporsi del fenomeno dell’inflazione a due cifre?

La tesi più accreditata tra gli addetti ai lavori è che le imprese stiano progressivamente stabilizzando i lavoratori che hanno precedentemente assunto con contratti a tempo e lo stanno facendo perché vogliono tenersi strette le competenze (nel frattempo maturate in azienda) e perché hanno paura che fuori, sul mercato, non si trovino più rimpiazzi. Come ben sappiamo il Covid ha generato una complessa riflessione sul senso del lavoro, sul valore del tempo libero e ha amplificato tendenze già conosciute di difficoltà nel reperimento di manodopera specializzata all’altezza delle trasformazioni digital-organizzative in corso nel sistema produttivo. Una conferma della tesi della stabilizzazione viene dall’esperienza delle agenzie del lavoro, la cosiddetta somministrazione, che ha raggiunto nella prima parte del 2022 i livelli più alti di attività portando in azienda quelli che ora vengono assunti sine die .

La metafora riassuntiva è, dunque, quella di una pipeline che vede affluire a monte competenze che vengono messe sotto contratto con una certa premura. Ma a valle si verifica un fenomeno opposto: i contratti a tempo determinato ora calano (a ottobre di 18 mila unità, a settembre di 20 mila) e, siccome sono diventati di fatto il primo step d’accesso alla cittadella del lavoro, questo dato genera più di qualche preoccupazione sui flussi a venire. Per farla breve i lavoratori che sono dentro la pipeline si muovono verso la stabilizzazione ma nel frattempo non vengono rimpiazzati perché le imprese vedono davanti a sé mesi difficili o comunque caratterizzati da troppe incertezze in materia di tendenze dei mercati, costi energetici, livelli di inflazione.

Se questa è l’interpretazione che va per la maggiore c’è il dubbio – e ad avanzarlo è stato Francesco Seghezzi di Adapt – che a condizionare i generosi numeri di cui sopra (i 117 mila posti fissi in più) possano essere i movimenti della cassa integrazione. Che non viene segnalata in crescita, come pure si era vaticinato, ma anzi sta calando riportando dentro le statistiche dei permanenti quelle migliaia di lavoratori over 50 maschi e femmine che, in ossequio alle regole Eurostat, erano parcheggiati tra gli inattivi.

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, 2022-12-02 16:22:00, A ottobre il sistema ha prodotto ben 117 mila posti a tempo indeterminato in più che si aggiungono agli 82 mila già segnalati dai dati di settembre, Dario Di Vico

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