di Monica Scozzafava, inviata a Napoli
Spalletti nella notte trionfale del 5-1 alla Juventus felice: Il Napoli deve attaccare, speculare non nel nostro Dna. Allegri: Ogni loro tiro poteva essere un gol
Gi la maschera, lo scudetto un tema vero . Forte e chiaro. Il Napoli viaggia sulle ali del gioco e del grande entusiasmo e stavolta Luciano Spalletti non deve subire alcuna morale dall’amico Allegri (ma solo un conoscente, precisa Max prima di subire l’imbarcata al Maradona) e prende i complimenti (vittoria meritatissima, ogni tiro loro poteva essere gol. Noi siamo arrivati scarichi, ha detto il tecnico bianconero dopo la frittata in salsa partenopea).
Lucio porta a casa la soddisfazione che non soltanto quella dei tre punti per quanto pesanti: la serata pi bella? La squadra ha giocato una buona partita. Una cornice di pubblico importantissima. Abbiamo giocato e meritato. Se facciamo quello che nelle nostre qualit faremo sempre grosse partite. Sale in cattedra e gonfia il petto: la sua una lezione di gioco. Data anche con signorilit (Io non sono ai livelli di Max, lui ha vinto, io non ancora nel battibecco a distanza di ventiquattr’ore prima). Nessuna umilt, n atteggiamento difensivistico: Lucio voleva uscire da quel guscio di bello che non balla a cose fatte, ha cercato la supremazia sul campo contro una nobile mai troppo decaduta.
Luciano cammina spedito e a testa alta, gliel’ha incartata la partita, ha risposto al toscano che con troppa sufficienza, alla vigilia, lo aveva definito buffo. Lo ha costretto a venire fuori, a snaturarsi, a provare a giocare, non ad aspettare. Del resto con l’attacco atomico dei partenopei, Allegri non ci avrebbe fatto una bellissima figura a sistemare l’autobus davanti alla porta. Max all’angolo, il buffo Spalletti ha interrotto l’imbattibilit della Juventus che durava da otto partite vinte senza subire gol. In mezz’ora la coppia di ferro Danilo-Bremer ne aveva gi presi due da Osimhen e Kvara.
I gol diventano cinque ed una dimostrazione di forza, una spallata decisiva ad un campionato che finora Lucio vive con una sola macchia, la sconfitta a Milano contro l’Inter. Ma che adesso lo autorizza in via (quasi) definitiva a puntare al suo primo scudetto italiano. Ha sgrezzato definitivamente Osimhen (siamo stati bravi, abbiamo buone chance di vincere lo scudetto), centravanti di talento ma arrivato con qualche lacuna tattica; non ha mai lasciato solo Kvara, il georgiano che nei primi tre mesi della stagione ha incantato il calcio italiano e poi si spento. Spalletti non lo ha mai escluso, lo ha incoraggiato, lo ha criticato quando tutti lo esaltavano e poi lo ha difeso quando diventato bersaglio di critiche. Questo il merito del toscano di campagna: parla alla squadra tutta, non si affida alle prodezze del singolo, ha costruito un gruppo dove la legge uguale per tutti.
Dove tutti devono saper dare il loro personale contributo. Lucio, nel centro sportivo di Castel Volturno dove ha deciso di stabilire residenza temporanea, cura i dettagli, affila ogni volta le armi che possiede. E contro la Juventus non ha avuto paura di vincere con il gioco. Questione di genetica. S, giocare nel nostro dna, chiude cos la notte perfetta.
13 gennaio 2023 (modifica il 13 gennaio 2023 | 23:54)
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