di Antonella Baccaro
Non usa la parola «guerra» ma «operazione speciale» e lavora per una tv del ministero della Difesa di Mosca. I fari della Vigilanza Rai, che ha chiesto l’intervento del Copasir
«Le spie siete voi». Nadana Fridrikhson, la giornalista russa apparsa in molti programmi tv in Italia, accusata di propaganda filoputiniana, risponde così quando le si chiede se è una spia «venuta dal freddo». Non si capacita dell’attenzione rivoltale dai media, ma soprattutto dal Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, al quale è stato chiesto di valutare se sia lecito invitare organi della propaganda russa in Rai), e pensa che, se fosse stata americana o ucraina, non sarebbe finita sotto indagine. Non usa il termine «guerra», quando si parla di Ucraina, ma «operazione speciale militare». Ma chi è Nadana Fridrikhson? E perché i suoi interventi sono così controversi?
La prima cosa da dire è che Fridrikhson attualmente lavora per il canale televisivo Zvedza, un’emittente pubblica di proprietà del Ministero della difesa della Federazione Russa. Una sorta di house organ dal quale sarebbe assurdo pretendere obiettività. Del resto il suo ruolo ufficiale non è mai stato nascosto nei vari programmi tv in cui è stata ospite: da Quarto grado a CartaBianca, da Otto e mezzo a L’aria che tira.
Nadana Fridrikhson, che nella bio pubblicata dall’emittente Zvedza viene definita «presentatrice televisiva e radiofonica, giornalista», è nata a Mosca nel 1987. Nel 2011 si è laureata presso la Facoltà di Storia dell’Università statale di Mosca. Dal 2012 al 2013 è stata direttrice dell’Istituto di Demografia, Migrazione e Sviluppo Regionale. Dallo stesso periodo ha iniziato a scrivere articoli per pubblicazioni online. Dal 2013 ha cominciato a apparire in programmi televisivi e radiofonici come esperta-ospite. Ha scritto per testate come Vzglyad, pubblicata da un istituto di sociologia strettamente legato al Cremlino, Gazeta.Ru, passata di mano da oligarca a oligarca, Sputnik, agenzia di stampa e radio russa governativa. É autrice del documentario Golunov. La rivoluzione che non è mai avvenuta, storia di un giornalista, attivo in inchieste contro la corruzione, prima arrestato con false prove e poi rilasciato e riabilitato. Su Radio Komsomolskaya Pravda, anch’essa filogovernativa, ha condotto il quotidiano Evening Sofa e il settimanale Friday Again. Sempre nella bio si precisa che «Fridrikhson è vicina ai valori europei», senza dare ulteriori spiegazioni. E ancora: «La cosa principale per lei è la libertà dell’individuo». Poi, quella che sembra la sua citazione preferita, di Vladimir Majakovskij: «Sono sicuro che se le stelle sono accese, qualcuno ne ha bisogno». Nel 2016 è diventata sparring partner di Nikolai Petrov nel nuovo talk show Process su Zvedza, una sorta di Forum. Da settembre 2018 è conduttrice del programma Open Air, che si occupa di attualità e ospita giornalisti che spiegano come nascono i loro servizi e smascherano le false notizie.
È titolare di un profilo Instagram con 38.800 followers in cui pubblica scatti di vita privata, come quelli del suo viaggio in Italia tra Pompei, Sorrento, Napoli, Anzio e Roma. Tra i 773 profili seguiti, ci sono anche quelli di alcuni marchi di alta moda. Ma soprattutto Fridrikhson espone materiale proveniente dai suoi reportage in Ucraina, da embedded, ma prima ancora in Siria. Di recente ha pubblicato un suo commento sui media italiani e il loro «metodo», alludendo al fatto che siano visibilmente al servizio della propaganda filoamericana.
29 aprile 2022 (modifica il 29 aprile 2022 | 16:34)
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