«Stavo per nascere sul palco e a 6 anni già recitavo»

di Emilia Costantini

Il grande attore napoletano, figlio di Giulio e Concetta Barra, è all’Off/Off Theatre di Roma in «Buonasera a tutti», un viaggio nella sua vita di uomo e di artista

Stava per nascere sul palcoscenico del Teatro Valle. «I miei genitori stavano provando un nuovo spettacolo e a mamma si ruppero le acque — racconta Peppe Barra, figlio di Giulio e Concetta Barra —. Venne subito trasportata nella pensioncina dove erano ospitati. Ebbene sì: io, napoletano doc, ho avuto il privilegio di nascere proprio nella Capitale», ride l’attore, indimenticabile protagonista della Gatta Cenerentola.

«In quella favola, non mi limitavo a interpretare la Matrigna, impersonavo proprio la “cattiveria”: era una fatica, perché indossavo un costume che, tra velluti e merletti vari, pesava circa 40 chili e io non solo recitavo, ma cantavo e ballavo. Aveva proprio ragione Eduardo (De Filippo) quando affermava che, per fare teatro, ci vogliono tre cose: salute, salute, salute. E quando ci venne a vedere, mi disse: piacerebbe anche a me interpretare la Matrigna. E io gli risposi: voi, maestro, vestito da donna? Sarebbe talmente strano, che si rivolterebbe l’Italia!».

Discendente da una famiglia di teatranti, un destino segnato: «Ho cominciato a recitare a 6 anni, in una scuola di Napoli che oltretutto era frequentata dai rampolli dell’alta borghesia e nobiltà napoletana, mentre io ero il rampollo, povero, di una dinastia artistica. Mio padre era un fantasista, cioè un personaggio che in palcoscenico faceva un po’ di tutto: il presentatore, il giocoliere, il prestigiatore, il macchiettista… una sorta di jolly della situazione. Mamma era attrice e cantante».

E con lei si è esibito tante volte. «Era una goduria recitare con Concetta, un’icona popolare che mi ha insegnato tanto. Ma quanto era severa! Una sera, eravamo in coppia nel Duetto buffo di due gatti di Gioachino Rossini e miagolavamo a tutto spiano. Entravamo in scena da parti opposte, mamma inciampa, si regge in piedi per miracolo ma le esce dalla bocca un miagolio stranissimo. Io scoppio a ridere, non riuscivo a frenarmi, mentre lei mi strizzava pizzichi sulla schiena. Finalmente si chiude il sipario e mi allunga uno schiaffo urlando: sei un guitto! sei un guitto! Ci rimasi molto male».

Questa sera debutta all’Off/Off Theatre di Roma in «Buonasera a tutti» Un viaggio nella sua vita di uomo e di artista, più volte definito «le mille e una resurrezione dell’animo partenopeo». «Napoli è di per sé una città teatrale. I napoletani hanno nel dna il dono della comunicazione, perché nei secoli hanno dovuto confrontarsi con tante diverse dominazioni. Inoltre, possediamo nelle viscere l’energia vulcanica del Vesuvio: tuttora attivo, con le sue vibrazioni ci domina dall’alto, come San Gennaro».

2 novembre 2022 (modifica il 2 novembre 2022 | 20:13)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-11-02 19:30:00,

di Emilia Costantini

Il grande attore napoletano, figlio di Giulio e Concetta Barra, è all’Off/Off Theatre di Roma in «Buonasera a tutti», un viaggio nella sua vita di uomo e di artista

Stava per nascere sul palcoscenico del Teatro Valle. «I miei genitori stavano provando un nuovo spettacolo e a mamma si ruppero le acque — racconta Peppe Barra, figlio di Giulio e Concetta Barra —. Venne subito trasportata nella pensioncina dove erano ospitati. Ebbene sì: io, napoletano doc, ho avuto il privilegio di nascere proprio nella Capitale», ride l’attore, indimenticabile protagonista della Gatta Cenerentola.

«In quella favola, non mi limitavo a interpretare la Matrigna, impersonavo proprio la “cattiveria”: era una fatica, perché indossavo un costume che, tra velluti e merletti vari, pesava circa 40 chili e io non solo recitavo, ma cantavo e ballavo. Aveva proprio ragione Eduardo (De Filippo) quando affermava che, per fare teatro, ci vogliono tre cose: salute, salute, salute. E quando ci venne a vedere, mi disse: piacerebbe anche a me interpretare la Matrigna. E io gli risposi: voi, maestro, vestito da donna? Sarebbe talmente strano, che si rivolterebbe l’Italia!».

Discendente da una famiglia di teatranti, un destino segnato: «Ho cominciato a recitare a 6 anni, in una scuola di Napoli che oltretutto era frequentata dai rampolli dell’alta borghesia e nobiltà napoletana, mentre io ero il rampollo, povero, di una dinastia artistica. Mio padre era un fantasista, cioè un personaggio che in palcoscenico faceva un po’ di tutto: il presentatore, il giocoliere, il prestigiatore, il macchiettista… una sorta di jolly della situazione. Mamma era attrice e cantante».

E con lei si è esibito tante volte. «Era una goduria recitare con Concetta, un’icona popolare che mi ha insegnato tanto. Ma quanto era severa! Una sera, eravamo in coppia nel Duetto buffo di due gatti di Gioachino Rossini e miagolavamo a tutto spiano. Entravamo in scena da parti opposte, mamma inciampa, si regge in piedi per miracolo ma le esce dalla bocca un miagolio stranissimo. Io scoppio a ridere, non riuscivo a frenarmi, mentre lei mi strizzava pizzichi sulla schiena. Finalmente si chiude il sipario e mi allunga uno schiaffo urlando: sei un guitto! sei un guitto! Ci rimasi molto male».

Questa sera debutta all’Off/Off Theatre di Roma in «Buonasera a tutti» Un viaggio nella sua vita di uomo e di artista, più volte definito «le mille e una resurrezione dell’animo partenopeo». «Napoli è di per sé una città teatrale. I napoletani hanno nel dna il dono della comunicazione, perché nei secoli hanno dovuto confrontarsi con tante diverse dominazioni. Inoltre, possediamo nelle viscere l’energia vulcanica del Vesuvio: tuttora attivo, con le sue vibrazioni ci domina dall’alto, come San Gennaro».

2 novembre 2022 (modifica il 2 novembre 2022 | 20:13)

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