«Stop al gas russo: senza il suo denaro fossile Putin si fermerà»

di Sara GandolfiL’ambientalista Makichyan: l’Europa sviluppi le fonti rinnovabili. Il regime di Mosca ha fatto un patto con la gente: non vi faremo mancare nulla, ma voi non protestate Arshak Makichyan, 27 anni, è diventato un volto noto del movimento per il clima quando, ispirato da Greta Thunberg, nel 2019 ha cominciato a «scioperare» da solo in piazza Pushkin a Mosca. L’Unesco lo definì il «lone picketer», il picchettatore solitario. In Russia per manifestare in due o più persone serve l’autorizzazione, Arshak l’ha chiesta invano più volte. E più volte è stato arrestato. Ora è fuggito a Berlino con la moglie, perché in patria correvano gravi rischi personali dopo aver denunciato la guerra in Ucraina. Il giorno dell’invasione dell’Ucraina si è sposato…. «Sì, era programmato da tempo. Avevamo deciso il matrimonio per una ragione politica: in Russia, se vieni arrestato, puoi incontrare il tuo partner solo se sei sposato. E visto che siamo entrambi attivisti ci aspettavamo che prima o poi saremmo finiti in prigione… Abbiamo cancellato il pranzo di nozze, io indossavo una camicia bianca con la scritta “Fuck the war” (f… la guerra) e subito dopo siamo andati a protestare in strada». È stato arrestato? «Per gli scioperi del clima sono finito in carcere dieci giorni. Per la protesta contro la guerra, ci hanno arrestato mentre uscivamo di casa, ancor prima di qualsiasi azione. Ci stavano aspettando, un arresto arbitrario. Abbiamo dovuto pagare una multa di 20.000 rubli (al cambia attuale circa 200 euro, ndr)». Cosa pensa della guerra? «È folle, è la guerra di Putin. Da otto anni la propaganda di regime sta facendo il lavaggio del cervello ai russi. Alcuni si sono davvero convinti che l’esercito stia combattendo i nazisti in Ucraina». Chi diffonderà la verità, se i dissidenti espatriano? «È vero, ma a un certo punto abbiamo realizzato che era impossibile continuare la nostra battaglia in Russia. Se protesti rischi fino a 15 anni di carcere. Hanno cominciato a perquisire le case dei miei amici, alcuni sono ai domiciliari o in carcere, in attesa di processo. Aspettavo l’arrivo della polizia da un giorno all’altro. Il clima era diventato insostenibile e alla fine abbiamo deciso che era meglio lasciare la Russia, in un Paese libero possiamo fare sentire meglio la nostra voce». Oggi si sente più un attivista climatico o politico? «Ero un attivista climatico tre anni fa. Poi, in concomitanza con la crisi del Covid, la situazione politica è peggiorata sempre di più. Era impossibile rimanere in silenzio. Il mio attivismo politico è iniziato quando hanno avvelenato Navalny e hanno cominciato a definire “agenti stranieri” i media indipendenti». Come mai i giovani russi, ormai abituati a vivere «all’occidentale», non hanno seguito il suo esempio? «Nelle grandi città si viveva bene, prima delle sanzioni. Mosca è una delle città più ricche del mondo e alla gente andava bene così. Se non ti impegni politicamente, se non rivendichi la libertà di parola, non hai grossi problemi. Putin e il suo regime hanno stretto una sorta di patto tacito con la popolazione, soprattutto nelle città: non vi facciamo mancare nulla, ma non protestate. I giovani hanno accettato questo scambio. Molti, però, hanno sfidato il regime negli ultimi anni, e molti sono stati arrestati. Altri hanno paura di protestare, perché rischi di essere espulso dalla scuola, dall’università, di non trovare più un lavoro. C’è una reale crisi dei diritti umani. È davvero molto pericoloso essere attivista in Russia». Lei non ha paura? «Quando ho iniziato a diventare famoso, anche all’estero, per il mio attivismo, ho compreso che stavo diventando pericoloso per la mia famiglia e per gli amici. Ma se non combattiamo per la libertà, non avremo futuro». Cosa possono fare oggi i giovani per esprimere il dissenso senza finire in galera? «Gli amici rimasti in Russia attaccano adesivi con scritte di protesta sui muri e sui pali nelle strade. E si deve diffondere la verità su questa guerra a più persone possibili». Le sanzioni dell’Europa sono sufficienti? «È necessario l’embargo sulle importazioni di gas e petrolio dalla Russia. L’economia russa è collassata, viene tenuta in vita soltanto dagli introiti dei combustibili fossili. E se la gente comune continua ad impoverirsi mentre il Cremlino accumula ricchezze grazie a questo export, la popolazione sarà sempre più dipendente dal regime. Mosca usa il “denaro fossile” per finanziare la guerra, per la propaganda e per reprimere il dissenso. L’Europa è responsabile di questo e deve trovare altre soluzioni, sviluppare al più presto le fonti rinnovabili, raggiungere l’autosufficienza energetica, smettere di foraggiare il Cremlino». Paesi come l’Italia, dipendenti dal gas russo, faticano a fermare le importazioni… «Lo so. Non è facile, ma è più difficile vivere in un Paese bombardato dai russi». L’era Putin finirà? «Certamente. Questa guerra è stata un errore per Putin, gli oligarchi erano contrari. I primi giorni ho pensato che sarebbe stato ucciso. Il regime potrà al massimo sopravvivere un anno o due». Immagina una Russia democratica? «Dovremo fare molti cambiamenti, cancellare leggi terribili introdotte negli ultimi dieci anni, discutere di quale futuro vogliamo. Non sarà facile costruire una nuova Russia, una Russia libera. Tre anni fa combattevo per un futuro pulito, oggi combatto per un futuro normale». 3 aprile 2022 (modifica il 3 aprile 2022 | 21:53) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-03 20:03:00, L’ambientalista Makichyan: l’Europa sviluppi le fonti rinnovabili. Il regime di Mosca ha fatto un patto con la gente: non vi faremo mancare nulla, ma voi non protestate, Sara Gandolfi

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